(08.10.2016)
Non si può dire che al Ministero non
si siano impegnati. Né che l’obiettivo sia stato mancato. Né che le indicazioni
abbiano lacune e oscurità.
Personalmente era quello che mi aspettavo.
Va però con onestà premesso che io sono un
fan dichiarato di questo Ministero.
Per capirci.
E pertanto l’intero documento sulle
Linee Guida per la valutazione dei DS non può non essermi
piaciuto molto; ovviamente, non tutto
allo stesso modo. È umano.
Ma procediamo per punti.
Che l’Amministrazione Centrale
dichiari che “La
metodologia adottata per la valutazione dei DS intende inserirsi
in modo leggero all'interno del
lavoro svolto quotidianamente”, non è proprio
usuale. Come pure affermare
“che il
procedimento di valutazione deve puntare a “ individuare un
insieme ben definito e non
eccessivamente numeroso di elementi da
considerare,
rilevare e quantificare”.
Quando mai, nelle cronache ministeriali!
Bisogna togliersi tanto di cappello. Anche perché – come vedremo chiaramente nel
prosieguo - non di semplici dichiarazioni si tratta. I riferimenti e le
procedure previste, come pure gli strumenti e i materiali a supporto,
evidenziano compiutamente un’attenzione
che ve la raccomando.
C’è n’è di ogni specie e di ogni misura. Quasi un
prendere per mano e condurli – i DS -
al “pieno raggiungimento” degli obiettivi previsti nel Documento personalizzato
di autovalutazione .
E troviamo così: il riferimento
iniziale e quello finale, quello
a livello nazionale e quello
regionale, quello
generale e quello
particolare, quelli
per la valutazione e quelli per la
documentazione, quelli comuni e quelli speciali, le aree di riferimento e
riferimenti alle aree ….. Insomma un
bouquet ben assortito. Se ne contano
più di una dozzina – di riferimenti, dico - e tutti fondamentali.
Qualcuno può anche pensare che con questa selva di riferimenti ci si perde.
Può darsi. Ma son fatti suoi.
Praticamente tutto. Tanto che uno dice: “Aboliamo
tutto il resto e finiamola qui. Disposti a rinunciare anche alla RdR ( ovvero la
Retribuzione di risultato); basta che
ci lasciate tranquilli con i nostri problemi. Che, di loro, ne sono già tanti”.
Ma al MIUR sembra non siano d’accordo. Temono l’anarchia. E a ragione.
Comunque sul Portfolio non finisce
qui. Troppo facile. Si prevede ancora - e opportunamente - una “parte
pubblica” (curricolo, azioni di miglioramento)
e una “riservata”
in cui il Dirigente trova – già belli e confezionati - [magico!] non solo
strumenti per l'autovalutazione,
ma anche “per l'analisi
e lo
sviluppo
della
propria professionalità.”!
Si avverte insomma un voler star dietro al DS, quasi un pensare al posto suo –
da parte del MIUR - che sa di cura quasi materna. Commovente! Pensateci:
schede e griglie, mappe e modelli precompilati,
moduli e noduli, e ovviamente tabelle e protocolli,
tutti on line, e su siti
diversi, per non creare confusione;
tutti a portata di mano, tutti a disposizione, per non fargli perdere tempo – al
DS - e dare leggerezza alle procedure e alla mente. Chi mai tanto? Grazie
Giannini!
Uno potrebbe obiettare a questo punto: “invece di tutto
questo armamentario: un po’ di formazione, no?”.
In verità, percorsi formativi sulla valutazione-autovalutazione, anche come
fattore di crescita professionale, sono, tra l’altro, addirittura previsti dalla
Direttiva (art. 11). Ma, con una
qualche ragione, al MIUR hanno pensato che proposte di formazione specifica (la
valutazione come campo di ricerca che richiede affinamento continuo, bla bla) -
e soprattutto in presenza - fossero
una perdita di tempo e un appesantimento del lavoro per i DS. (Comunque un
riferimento, da rintracciare col lanternino, c’è. Ad evitar polemiche) Se ne
parla ovviamente nelle Linee Guida
Comunque è indubbio che questa scelta è più che giusta, se pensate come si pensa
al MIUR.
Nel capitolo degli strumenti può
essere collocato anche “l’appuntamento”.
Non siamo , ovviamente, nelle
praterie dell’eros, né negli anfratti scuri di un
thriller – se apprezzate -. Nel
documento, l’appuntamento è invece
una opportunità – prerogativa, ma
non dell’intero Nucleo esterno di valutazione, bensì del solo
Coordinatore. Tanto è importante.
È
lui soltanto – il Coordinatore - che
“potrà concordare l’appuntamento e collegarsi direttamente con il
Dirigente, utilizzando gli strumenti di comunicazione ritenuti più idonei”.
Come? E di seguito la lista: “telefono,
web conference,
chiamate internet,
etc)”(sic!) .
Capite ora perché siamo messi così?
Ma non è mica finita. Il testo così continua per il
piacere del lettore: “Una
volta concluso l'appuntamento,
il Coordinatore e il Dirigente potranno confermare l'avvenuta comunicazione e
aggiungere i propri commenti all'interno
della piattaforma. L'oggetto
della comunicazione,
la data e gli eventuali commenti vengono registrati e rientrano direttamente nel
Portfolio del Dirigente nella sezione riservata alla valutazione”. Questo è
quanto, sempre alla lettera.
L’interrogativo a questo punto potrebbe essere:
- Ci si può rifiutare? -. “Accettare questi strani appuntamenti”
(parafrasando una canzone di Mina), non potrebbero rivelarsi “una pazzia”?
Stiamo attenti. Con gli appuntamenti uno dovrebbe
andarci piano. Si sono calcolati i rischi? Andarci da soli? Anche se il
genere è diverso? E dove? Meglio a
scuola o all’USR? O al bar della parrocchia? Sarebbe opportuno un bel
protocollo. Comunque non al cinema. Sconsigliato.
Ovviamente di particolare interesse,
il capitolo sulla RdR, ovvero
la Retribuzione di Risultato di cui sopra. Si prevedono, come si sapeva già da
un po’, 3 livelli, a seconda del grado di raggiungimento degli obiettivi del
Documento di autovalutazione:
"pieno
raggiungimento",
"avanzato
raggiungimento",
"buon
raggiungimento”. (C’è
anche un livello 0:
"mancato
raggiungimento
degli obiettivi”;
in
questi casi però, niente RdR).
Come funziona? I DS del terzo livello
(pieno
raggiungimento) prendono in più,
rispetto a quelli del secondo, una
somma che va dal 10 al 30% della
RdR di base;
mentre è solo del 5% la maggiorazione del secondo livello rispetto al primo.
Qui però ci vedo un piccolo neo. Per carità! Si può decidere quello che si
vuole. Però mi sembra che una qualche ragione per lamentarsi, quelli
dell’”avanzato raggiungimento” (secondo livello), ce la possano avere.
E sentirsi discriminati. Tra l’altro, non si è neanche pensato al
rischio, sempre dietro l’angolo, che tale scelta possa essere ritenuta - da
qualche TAR - addirittura antidemocratica e
anticostituzionale. Voi lo escludereste?
Escludereste il caso di
un avanzato che si risenta perché ha
preso solo il 5% in più del collega valutato
buono e si domandi intristito
“ma dov’è la giustizia? Io, avanzato,
solo il 5% in più del buono, mentre
quelli del pieno raggiungimento possono prendere addirittura il 30% in più
rispetto a me? Non ci sto”.
Col rischio di un altro rischio: che si precipiti così nel terreno melmoso
dell’antipolitica. Che già oggi è quello che è.
È questo che vogliamo?
Ma noi abbiamo piena fiducia nei Direttori regionali. Sono tutti dei nostri.
Domenica sera mi sono visto con alcuni colleghi per giocare
a carte. A un certo punto il discorso è caduto sulle
Linee guida di cui si parla qui.
Capita, a volte. Nessuno ancora l’aveva letto. Ne presi il testo e ne lessi i
passi più significativi. Anche questo capita.
No, ci voleva una lettura più approfondita: così tutti.
L’apocalittico del gruppo invece se
ne uscì sentenzioso con la famosa frase “He, sì! Facimme ammuina”[1].
Alludendo, evidentemente. E da par suo. Con sorriso partenopeo.
E io, quasi subito (lì per lì non
capii: mi capita spesso): “Ovviamente, da fan MIUR convinto, io dissento. Con
energia”.
“Certo!”, intervennero tranquilli gli altri due.
E si riprese a giocare e a bere la seconda bottiglia di
Bombino
Bianco della Capitanata.
[1] “Si fa solo trambusto e confusione, creando disturbo”. Come è noto, l’espressione “trae origine da un fatto realmente accaduto dopo la nascita della Regia Marina italiana. Un ufficiale napoletano, passato ai piemontesi già durante l'invasione del Regno delle Due Sicilie, sorpreso a dormire a bordo insieme all'equipaggio, fu messo agli arresti da un ammiraglio piemontese per indisciplina a bordo. Scontata la pena, l'ufficiale fu rimesso al comando della sua nave dove pensò bene di istruire il proprio equipaggio a "fare ammuina" (cioè il maggior rumore e confusione possibile) ogni volta che si fosse presentato un ufficiale superiore, per essere avvertito e contemporaneamente di dimostrare l'operosità dell'equipaggio” (Wikipedia)