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LA BUONA SCUOLA OGGI: Documenti e interventi su  "Piano Renzi" (settembre 2014)

(08.10.2016)

"Io dissento” (a proposito delle Linee Guida per la valutazione dei DS)
di Aristarco Ammazzacaffè

 

Non si può dire che al Ministero non si siano impegnati. Né che l’obiettivo sia stato mancato. Né che le indicazioni abbiano lacune e oscurità.
Personalmente era quello che mi aspettavo.
Va però con onestà premesso che io sono un fan dichiarato di questo Ministero. Per capirci.
E pertanto  l’intero documento sulle Linee Guida per la valutazione dei DS non può non essermi  piaciuto molto; ovviamente, non tutto allo stesso modo. È umano.
Ma procediamo per punti.

 In primo luogo, lo stile e l’approccio.

Che l’Amministrazione Centrale dichiari che   La metodologia adottata per la valutazione dei DS intende inserirsi in modo leggero all'interno del lavoro svolto quotidianamente”, non è proprio usuale. Come pure affermareche il procedimento di valutazione deve puntare a “ individuare un insieme ben definito e non eccessivamente numeroso di elementi da considerare, rilevare e quantificare”. Quando mai, nelle cronache ministeriali! Bisogna togliersi tanto di cappello. Anche perché – come vedremo chiaramente nel prosieguo - non di semplici dichiarazioni si tratta. I riferimenti e le procedure previste, come pure gli strumenti e i materiali a supporto, evidenziano compiutamente un’attenzione che ve la raccomando.

 Consideriamo, ad esempio, “i riferimenti” (ciò di cui tener conto in ogni caso), offerti al DS, e quindi ai valutatori, per meglio orientarli verso una valutazione top.

C’è n’è di ogni specie e di ogni misura. Quasi un prendere per mano e condurli – i DS - al “pieno raggiungimento” degli obiettivi previsti nel Documento personalizzato di autovalutazione . 
E troviamo così: il riferimento iniziale e quello finale, quello a livello nazionale e quello regionale, quello generale e quello particolare, quelli per la valutazione e quelli per la documentazione, quelli comuni e quelli speciali, le aree di riferimento e  riferimenti alle aree ….. Insomma un bouquet ben assortito. Se ne contano più di una dozzina – di riferimenti, dico - e tutti fondamentali.
Qualcuno può anche pensare che con questa selva di riferimenti ci si perde.  Può darsi. Ma son fatti suoi.

 Molto interessante - e addirittura sfizioso - è poi il capitolo degli strumenti. Tra i quali spicca il Portfolio (da compilare in progress, si raccomanda), definito “lo strumento di riferimento per l'autovalutazione e, al tempo stesso, lo strumento di supporto e accompagnamento”; nonché “ punto di partenza e di sintesi di tutto il procedimento di valutazione del Dirigente”.
Praticamente tutto.
Tanto che uno dice: “Aboliamo tutto il resto e finiamola qui. Disposti a rinunciare anche alla RdR ( ovvero la Retribuzione di risultato); basta che ci lasciate tranquilli con i nostri problemi. Che, di loro, ne sono già tanti”.
Ma al MIUR sembra non siano d’accordo. Temono l’anarchia. E a ragione.

Comunque sul Portfolio non finisce qui. Troppo facile. Si prevede ancora - e opportunamente - una “parte pubblica” (curricolo, azioni di miglioramento) e una “riservata in cui il Dirigente trova – già belli e confezionati - [magico!] non solo strumenti per l'autovalutazione, ma anche “per l'analisi e lo sviluppo della propria professionalità.”!
Si avverte insomma un voler star dietro al DS, quasi un pensare al posto suo – da parte del MIUR - che sa di cura quasi materna. Commovente! Pensateci:  schede e griglie, mappe e modelli precompilati,  moduli e noduli, e ovviamente tabelle e protocolli,  tutti on line, e su siti diversi, per non creare confusione;  tutti a portata di mano, tutti a disposizione, per non fargli perdere tempo – al DS - e dare leggerezza alle procedure e alla mente. Chi mai tanto? Grazie Giannini!

Uno potrebbe obiettare a questo punto: “invece di tutto questo armamentario: un po’ di formazione, no?”.
In verità, percorsi formativi sulla valutazione-autovalutazione, anche come fattore di crescita professionale, sono, tra l’altro, addirittura previsti dalla Direttiva (art. 11).  Ma, con una qualche ragione, al MIUR hanno pensato che proposte di formazione specifica (la valutazione come campo di ricerca che richiede affinamento continuo, bla bla) - e soprattutto in presenza - fossero una perdita di tempo e un appesantimento del lavoro per i DS. (Comunque un riferimento, da rintracciare col lanternino, c’è. Ad evitar polemiche) Se ne parla ovviamente nelle Linee Guida
Comunque è indubbio che questa scelta è più che giusta, se pensate come si pensa al MIUR.

Nel capitolo degli strumenti può essere collocato anche “l’appuntamento. Non siamo , ovviamente, nelle praterie dell’eros, né negli anfratti scuri di un thriller – se apprezzate -. Nel documento, l’appuntamento è invece una opportunità – prerogativa, ma  non dell’intero Nucleo esterno di valutazione, bensì del solo Coordinatore. Tanto è importante.  È lui soltanto – il Coordinatore - che  “potrà concordare l’appuntamento e collegarsi direttamente con il Dirigente, utilizzando gli strumenti di comunicazione ritenuti più idonei”. Come? E di seguito la lista: “telefono, web conference, chiamate internet, etc)”(sic!) .
Capite ora perché siamo messi così?
Ma non è mica finita. Il testo così continua per il piacere del lettore: “Una volta concluso  l'appuntamento, il Coordinatore e il Dirigente potranno confermare l'avvenuta comunicazione e aggiungere i propri commenti all'interno della piattaforma. L'oggetto della comunicazione, la data e gli eventuali commenti vengono registrati e rientrano direttamente nel Portfolio del Dirigente nella sezione riservata alla valutazione”. Questo è quanto, sempre alla lettera.

L’interrogativo a questo punto potrebbe essere:  - Ci si può rifiutare? -. “Accettare questi strani appuntamenti” (parafrasando una canzone di Mina), non potrebbero rivelarsi “una pazzia”?
Stiamo attenti. Con gli appuntamenti uno dovrebbe andarci piano. Si sono calcolati i rischi? Andarci da soli? Anche se il genere è diverso? E dove? Meglio a scuola o all’USR? O al bar della parrocchia? Sarebbe opportuno un bel protocollo. Comunque non al cinema. Sconsigliato.

Ovviamente di particolare interesse,  il capitolo sulla RdR, ovvero la Retribuzione di Risultato di cui sopra. Si prevedono, come si sapeva già da un po’, 3 livelli, a seconda del grado di raggiungimento degli obiettivi del Documento di autovalutazione: "pieno raggiungimento", "avanzato raggiungimento", "buon raggiungimento”. (C’è anche un livello 0: "mancato raggiungimento degli obiettivi”; in questi casi però, niente  RdR).

Come funziona? I DS del terzo livello (pieno raggiungimento) prendono in più, rispetto a  quelli del secondo, una somma che va dal 10 al 30% della RdR di base; mentre è solo del 5% la maggiorazione del secondo livello rispetto al primo.
Qui però ci vedo un piccolo neo. Per carità! Si può decidere quello che si vuole. Però mi sembra che una qualche ragione per lamentarsi, quelli dell’”avanzato raggiungimento” (secondo livello), ce la possano avere.  E sentirsi discriminati. Tra l’altro, non si è neanche pensato al rischio, sempre dietro l’angolo, che tale scelta possa essere ritenuta - da qualche TAR -
addirittura antidemocratica e anticostituzionale. Voi lo escludereste?

Escludereste il caso  di un avanzato che si risenta perché ha preso solo il 5% in più del collega valutato  buono e si domandi intristito “ma dov’è la giustizia? Io, avanzato, solo il 5% in più del buono, mentre quelli del pieno raggiungimento possono prendere addirittura il 30% in più rispetto a me?   Non ci sto”.
Col rischio di un altro rischio: che si precipiti così nel terreno melmoso dell’antipolitica. Che già oggi è quello che è.

È questo che vogliamo?
Ma noi abbiamo piena fiducia nei Direttori regionali. Sono tutti dei nostri.

 Epilogo.

Domenica sera mi sono visto con alcuni colleghi per giocare a carte. A un certo punto il discorso è caduto sulle Linee guida di cui si parla qui. Capita, a volte. Nessuno ancora l’aveva letto. Ne presi il testo e ne lessi i passi più significativi. Anche questo capita.
No, ci voleva una lettura più approfondita: così tutti.

L’apocalittico del gruppo invece se ne uscì sentenzioso con la famosa frase “He, sì! Facimme ammuina”[1]. Alludendo, evidentemente. E da par suo. Con sorriso partenopeo.

E io, quasi subito (lì per lì non capii: mi capita spesso): “Ovviamente, da fan MIUR convinto, io dissento. Con energia”.
“Certo!”, intervennero tranquilli gli altri due.
E si riprese a giocare e a bere la seconda bottiglia di Bombino  Bianco della Capitanata.


[1] “Si fa solo trambusto e confusione, creando disturbo”. Come è noto, l’espressione  “trae origine da un fatto realmente accaduto dopo la nascita della Regia Marina italiana. Un ufficiale napoletano, passato ai piemontesi già durante l'invasione del Regno delle Due Sicilie, sorpreso a dormire a bordo insieme all'equipaggio, fu messo agli arresti da un ammiraglio piemontese per indisciplina a bordo. Scontata la pena, l'ufficiale fu rimesso al comando della sua nave dove pensò bene di istruire il proprio equipaggio a "fare ammuina" (cioè il maggior rumore e confusione possibile) ogni volta che si fosse presentato un ufficiale superiore, per essere avvertito e contemporaneamente di dimostrare l'operosità dell'equipaggio” (Wikipedia)

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