(20.09.2014)
Buona
scuola: non basta il maquillage!
di Maurizio Tiriticco
Caro Giancarlo [Cerini, ndr]
Come sai, non sono intervenuto sulla Buona Scuola e ne comprenderai anche le ragioni. Così rispondo alle tue argomentazioni
Da sempre insisto
sul fatto che le operazioni di maquillage sono indubbiamente interessanti
e per certi versi significative. Ma sono in grado di incidere sulle strutture
portanti del nostro SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE? Non sono io a
chiamarlo così! E' una scelta che abbiamo compiuto fin dalla legge 30, quella
varata da Berlinguer, e che la Moratti si affrettò ad abrogare! Comunque,
anch'essa volle intervenire a livello di sistema! Però ebbe il torto di
combinare quei pasticci dei quali in parte ancora soffriamo le conseguenze…
nonostante gli aggiustamenti del cacciavite di Fioroni. E poi non sono io ad
aver formulato l'espressione "agire localmente, ma pensare globalmente"! Il
fatto è che in una società complessa non possiamo parlare delle Buona scuola,
come non potremmo parlare della Buona industria o del Buon commercio o della
Buona politica estera!
Se la Buona scuola vuole essere un documento che vuole sollecitare riflessioni e
interventi, va benissimo. Mah!!!! Un "mah" grosso così! Vogliamo alimentare un
diffuso chiacchiericcio? Una montagna di interventi e di riflessioni, che
saranno tutte interessanti, indubbiamente, e che su questo o su quel tema
potrebbero veramente contribuire ad aiutare i nostri anonimi autori del
documento di base. Ma la montagna sarà tale da incidere veramente, positivamente
e con grande lungimiranza sul SISTEMA? Dal documento dei nostri anonimi
estensori non emerge nulla dei nodi cruciali della nostra scuola! Sembra che
tutto vada bene, e che basti qualche ritocco qua e là perché tutto funzioni
meglio. E le sollecitazioni non investono le questioni di fondo! Mah!!! Se la
mia automobile va in panne, non la porto al lavaggio, ma all’officina, e magari
all’officina autorizzata!
Entro nel merito di qualche nodo importante. Vogliamo fare uscire i nostri
ragazzi a 18 anni di età? Benissimo, ma... basta tagliare un anno al secondo
ciclo? Non ci ho mai creduto e l'ho scritto! E qualcuno più autorevole di me ha
bacchettato le sperimentazioni che sono in atto! In effetti, non si può
bignamizzare un percorso di istruzione! Siamo seri! Uscire a 18 anni significa
ripensare l'intero percorso del nostro alunno, fin dalla primissima infanzia!
Ma qui si oppongono tutti gli strenui difensori dello status quo! Quando mai tu,
Giancarlo, vorresti ripensare alla scuola dell'infanzia? E' un gioiello di
famiglia!!! Anch'io lo reputo un gioiello, ma i tempi cambiano. Ti ricordi la
vignetta di Frato? Due bambini che parlano saccentemente di un jet, ma che poi
lamentano di dover tornare in aula a infilare perline! Oggi non parlano di jet,
ma fanno! Smanettano tablet molto meglio di noi! Anche se emergono con forza
certi livelli di disagio e di inquietudine ignoti fino a qualche tempo fa. E
dobbiamo anche pensare che gli Orientamenti, quelli che tutto il mondo ci
invidia, sono del ’91! In effetti tutte le successive riscritture sono state dei
semplici maquillage! Ma sarebbe proprio una violenza pensare un po’ più
diversamente su ciò che accade nella testa e nel cuore di una bambino di 4 o 5
anni?
E ancora! Perché si continua ad insistere su un primo ciclo di istruzione che si
conclude a 14 anni di età, quando in effetti dovrebbe terminare a 16, con la
conclusione di un obbligo che abbiamo elevato nel 2007 perché i tempi cambiamo
e, con essi, conoscenze, abilità e competenze? Sai meglio di me che la
certificazione dell’obbligo NON ESISTE! E’ una pura e semplice operazione
cartacea! Con il grande pasticcio di dove collegare la certificazione delle
competenze pluridisciplinari ai voti disciplinari! Ma che ci azzecca? Poco o
nulla, però ci azzecca… e per decreto! E poi esiste un esame di terza media che
formalmente non vale un acca, e che invece è diventato più pesante di un esame
di laurea!!! Con cinque – e a volte di più – prove scritte! E con un
certificazione finale, diversa da scuola a scuola – perché le scuole sono tenute
ad inventare sia competenze che criteri di certificazione – che vale un secondo
acca. E che, tra l’altro, nessuno sa che dovrebbe corrispondere al livello 1
dell’EQF! Ma… che cos’è l’EQF???
E ancora! Sai meglio di me che i tre percorsi biennali del secondo ciclo di
istruzione vietano di fatto che gli insegnanti si sentano obbligati a insegnare
considerando le competenze di fine obbligo. Ciascun insegnante pensa in termini
di quinquennio, non in termini di biennio. Ma la colpa non è degli insegnanti,
ma di un Miur che ha innalzato l’obbligo senza intervenire nel merito degli
ordinamenti. Per cui l’equivalenza formativa dei percorsi – così si esprime il
dm istitutivo dell’obbligo decennale – è un puro e semplice flatus vocis!
E sai anche che nessuno del Miur si è preso la briga di dire alle scuole che le
competenze finali della terza media corrispondono al primo livello dell’EQF,
quelle di fine obbligo al secondo, quelle dell’esame di Stato finale al quarto.
E che sarebbe il caso, se si ragiona e si insegna in termini di competenze,
constatare quali convergenze vi siano tra quelle nazionali da noi adottate e
quelle indicate dall’EQF, che valgono per tutti i cittadini dei 28 Stati membri.
E l’EQF è importante perché, come sai, dovrebbe facilitare la circolazione in
tutti i Paesi membri sia dei titoli di studio che dei lavoratori che ne sono in
possesso.
Voglio anche ricordarti che quelle competenze di cittadinanza che l’Unione
europea ci ha indicato (e ad elaborare questa “indicazione” ha contribuito anche
il nostro Paese) e che i nostri cittadini tutti dovrebbero acquisire a
conclusione degli studi obbligatori, il nostro bravo Miur le ha completamente
ignorate nel modello di certificazione che le scuole adottano. Ciò coincide con
la colata a picco di quella disciplina che si chiama Cittadinanza e
Costituzione, che doveva dare nuova vita a quell’Educazione civica che le nostre
scuole hanno sempre ignorato. Allora non lamentiamoci se i nostri giovani non
solo sono sempre più inquieti e ignoranti… le Università si lamentano, e come!!!
Ma,solo i giovani? E come la mettiamo con le competenze alfabetiche dei nostri
cittadini tutti? I dati Ocse-Pisa ci penalizzano sempre più.
E che dire del fatto che il nostro secondo ciclo non è affatto unitario? Perché
i licei sono “ordinati” da Indicazioni nazionali, a volte assi vaghe, e gli
istituti tecnici e professionali da Linee guida, tutte incentrate invece sul
dolmen delle conoscenze, delle abilità e delle competenze? Quando mai
abbatteremo quel solco che ancora divide “per legge” gli studi umanistici, fatti
per i figli di papà, e quelli tecnico-professionali destinati agli sfigati?
Siamo ancora una società classista? Certo! Ed è la nostra scuola che
contribuisce a riprodurla! Altro che SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE
(generalista) e FORMAZIONE (finalizzata al lavoro)! La nostra scuola secondaria
è classista! Ma secondo altri è pur sempre una… Buona scuola!!!!
Questi problemi di fondo chi scrive la Buona scuola non li vede, non li conosce,
non li vuole vedere, non li vuole conoscere! Altrimenti scriverebbe la Cattiva
scuola, entrerebbe nel merito e, invece di sollecitare interventi altrettanto
buonisti, invece di scrivere tonnellate di pagine, stenderebbe due paginette di
INTERVENTI REALI E COSTRUTTIVI! Ma non è così e non sarà così!
Dal basso non si costruisce nulla se dall’alto non ci sono idee chiare su come
dev’essere costruito l’edificio! Dal basso si costruiscono solo rivoluzioni,
quando in alto di difendono solo interessi precostituiti. Ma, fortunatamente,
questo non è il nostro caso. La nuvola di Fuksas non è affatto aerea! E’ bella
solida e, come sai, sarà il polo congressuale più grande d’Europa. Ma la nostra
scuola, se Buona, non sarà mai la più grande d’Europa! Ma una scuola europea!
Semplicemente dovrebbe essere una scuola che formi CITTADINI, PERSONE e
LAVORATORI. In effetti lo abbiamo anche scritto! Le istituzioni scolastiche
devono garantire interventi di EDUCAZIONE, FORMAZIONE e ISTRUZIONE per garantire
a tutti il SUCCESSO FORMATIVO (dpr 275/99, att. 1). A quando però?
Scrivo queste cose perché sono stanco – siamo tutti stanchi – di continuare a
girarci i pollici, quando invece, dovremmo dare di gomito! Comunque, speriamo di
cavarcela!