L’obiettivo “vero” del Gruppo
di Firenze e della lettera dei 600
ovvero la petizione ad orologeria
Cinzia Mion
Ho
intenzione anch’io di intervenire in merito al “Gruppo di
Firenze” che ha promosso la tristemente famosa petizione “Contro il
declino dell’italiano a scuola-Lettera aperta di 600 docenti universitari” su
cui sono intervenute molte persone competenti, linguisti, docenti , associazioni
professionali, ex-sottosegretari: tutti altamente legittimati a dire la loro in
una specie di contro-petizione che ha messo insieme delle stimolanti e quanto
mai adeguate nonché raffinate
argomentazioni al fine di
depotenziare il velenoso documento.
Non
voglio entrare nel merito dell’esistenza o meno del declino in questione, che
merita delle riflessioni approfondite nelle sedi opportune,
da parte delle varie professionalità
coinvolte.
Voglio
fermamente smascherare l’obiettivo del gruppo che molto furbescamente ha trovato
una strategia alternativa, fra l’altro con un tempismo non dico sospetto ma
chiarissimo, per sfoderare la propria manfrina in favore della bocciatura e
della valutazione numerica. Naturalmente la valutazione invocata in modo
tagliente dal gruppo doveva essere severa e la troviamo
in un altro recente documento (27 giugno 2016) dove si legge, fra le
altre chicche: “quella che funziona come
incentivo a far meglio e quindi va difesa nell’interesse degli allievi è la
semplice possibilità di bocciare”. A questa uscita a suo tempo ho rimbeccato
con un testo dal titolo “Chissà perché…”ricordato ultimamente da Franco
Lorenzoni in un suo garbato e bellissimo articolo come sempre.
Parlo di
tempismo perché è in ballo l’emanazione del risultato della delega sulla
valutazione (su cui è già comparsa una “bozza”di decreto ), particolarmente
criticata da chi nella scuola del primo ciclo ci lavora , studia, fa formazione,
si sporca sempre le mani , cercando
di realizzare una scuola che coniughi sempre il miglioramento della sua qualità
con l’inclusione.
Trovo
pertanto immorale mettersi a pontificare su di un ordine di scuola di cui,
fra l’altro, si dimostra di non conoscere la serietà e la dedizione.
Ridicole
appaiono le proposte delle verifiche sul dettato. Altre proposte appaiono
scontate e di sicuro non sono
ignorate dai docenti del primo ciclo come per esempio la comprensione del testo
scritto. Altre poi appaiono velleitarie come quella di suggerire la
partecipazione di docenti di medie e superiori rispettivamente alla verifica in
uscita dalla primaria e all’esame di terza media (sic).
Ve lo
immaginate il lavoro di “pulizia etnico-scolastica” nei confronti dei soggetti
deboli al fine di garantirsi la scrematura delle classi nel transito all’ordine
di scuola successivo? (il proprio)
Cari
docenti del gruppo di Firenze, qualcuno vi ha mai ri-orientato nel passaggio
dalla scuola elitaria a quella di massa?
Quello
che mi duole è che nel lamento del declino dell’italiano a scuola hanno
abboccato anche docenti “ingenui”
che hanno inteso mettere a fuoco la problematica in questione, oltre ai
responsabili della formazione universitaria dei docenti ed ad altri marpioni
furbastri che con la loro firma hanno creduto di prendere le distanze
dalla questione , come se l’Università potesse chiamarsi fuori(!)
Il
professor P.Boscolo che ha speso, fra l’altro, alcune delle sue riflessioni
accademiche e laboratoriali intorno alla
competenza della “scrittura”, sottolinea come nel processo dello scrivere molta
energia cognitiva viene spesa nella
progettazione che serve a porre gli obiettivi della produzione scritta e a
stabilire un piano per raggiungerli.
Beh, il
gruppo di Firenze ha rivestito la propria progettazione
implicita di un bel vestito di
denuncia accorata che ha tentato di nascondere gli obiettivi veri. Non è stato
sufficiente perché nella comprensione del
testo noi, formatori di docenti in servizio,
invitiamo sempre a coglierne il
senso profondo, che spesso va oltre il semplice significato.