(17.10.2014)
Organico
funzionale. Riflessioni e proposte
di Pasquale D'Avolio
L’eliminazione delle supplenze annuali e del precariato nella Scuola costituisce
uno dei punti qualificanti del Documento sulla “Buona scuola” e a tale questione
è dedicata tutta la prima parte del Documento ministeriale (i primi 3 punti).
La strada per
arrivarci è indubbiamente quella dell’organico funzionale, vale a dire
l’assegnazione alle scuole o reti di scuole di un organico che vada oltre la
corrispondenza tra docenti e cattedre di insegnamento.
[i]Non
si tratta solo di immettere nei ruoli tutti gli aspiranti delle GAE e una quota
di vincitori di concorso (150.000 a settembre 2015), ma di garantire che non ci
siano più, o siano ridotte al minimo, assunzioni temporanee da parte delle
scuole all’inizio dell’anno o nei periodi di assenza del titolare, sulla base di
graduatorie di Istituto, con una procedura defatigante per i Presidi e con
l’alternarsi magari di più docenti nel corso dell’anno. E’ come l’uovo di
Colombo, si direbbe, e la proposta di un “organico funzionale” rientra infatti
tra le rivendicazioni delle OOSS da molti anni
Lodevole
intento, ma tra il dire e il fare …….
Forse non tutti
ricordano quanto prevedeva il ddl del febbraio 2012 (Governo Monti) che tante
speranze aveva suscitato[ii]
Richiamo le
tre grosse novità del Decreto: l’organico dell’autonomia (o funzionale), le reti
territoriali con l’organico di rete, e, last but not least, la stabilità
triennale degli organici: una vera rivoluzione!
Cosa ne è stato del ddl del 2012 e perché non è stato applicato? Un primo
motivo sta nella premessa ai punti surriportati che aveva come presupposto che
il tutto doveva rientrare “ nei limiti previsti dall’articolo 64 del
decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge
6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni e integrazioni”. In
sostanza il primo scoglio sono le risorse occorrenti, risorse che il Documento
sulla Buona scuola individua in questo modo: i 150.000 da assumere stabilmente
in effetti sono già oggi in servizio e non ci sarebbe un aggravio nel bilancio
del MIUR (almeno nei primi anni); inoltre bisognerebbe conteggiare le minori
spese per le supplenze temporanee che corrispondono annualmente a 300/350
milioni di Euro l’anno (Documento pag. 35) .
Dando per risolto il problema finanziario (ma sarà così?), il vero problema si
presenta successivamente nella gestione di questo organico potenziato e qui le
osservazioni di Mario Pirani (“Repubblica” 15 settembre 2014) sono certamente
pertinenti. Provo ad elencarle così come lui le presenta, cercando di prevedere
le possibili soluzioni.
a) Parto dalla sua
obiezione di fondo: un impegno alla cieca delle risorse (docenti) “per un
generico e difficilmente attuabile, ampliamento dell’offerta formativa ripropone
il tema di una scuola fatta più per gli insegnanti che per gli studenti”
Certamente l’enfasi posta sulla assunzione di 150.000 docenti, che diventa
l’obiettivo di fondo del Documento, rischia di mettere in secondo piano quello
che il Documento stesso sottolinea, forse non in maniera adeguata, e cioè che
con l’organico funzionale si intende raggiungere un risultato importante dal
lato della “buona scuola”, vale a dire la continuità didattica.
Le supplenze da
eliminare, su questo siamo tutti d’accordo, sono quelle che durano anni, che
portano l’insegnante a migrare tra una scuola e l’altra senza riuscire davvero a
lasciare un vero imprinting, come si richiede a un docente vero! Il Documento
giustamente insiste sul valore della “continuità didattica”, che viene a mancare
quando più di 1/4 dei docenti soggiornano nel limbo delle graduatorie,
provvisorie o permanenti. E così ci sono scuole dove, come è successo a chi
scrive, ogni anno vedono rinnovato l’intero Collegio Docenti. Nel libro “La
fabbrica degli ignoranti” del 2008, Giovanni Floris (quello già di Ballarò) citò
la Scuola Media di Paularo (UD), di cui sono stato Dirigente per qualche anno,
come detentrice del record mondiale del turn-over dei docenti: il 100%, a parte
la docente di religione.
Superamento del precariato e della discontinuità didattica sono obiettivi
essenziali e collegati tra di loro; se avessi steso il documento, avrei
insistito più sul secondo aspetto rispetto al primo, fugando ogni accusa di
battage elettorale. Ma tant’è! L’importante è sottolineare come il precariato
nuoccia, oltre che ai docenti, soprattutto ai discenti. Su questo forse anche
Pirani converrebbe!
b) Altra obiezione di Pirani altrettanto condivisibile: nel documento
governativo, egli dice, “si parla molto del sullodato ampliamento, ma senza
tenere il minimo conto dell’assenza delle strutture indispensabili anche per il
funzionamento normale”.
Non occorre citare esempi di mal funzionamento della macchina amministrativa
centrale e periferica del MIUR: le nomine in ritardo sull’inizio dell’anno
scolastico, i contenziosi infiniti con ricorsi al TAR che si concludono di
solito con la condanna del Ministero, i concorsi infiniti ecc. Verrebbe da dire,
parafrasando D’Alema: a noi basta una “scuola normale”; ma se non si riforma
l’apparato, se non si semplificano davvero le procedure, se non si riforma dal
profondo la macchina amministrativa (almeno 3 riforme del MIUR negli ultimi
dieci anni con esiti deludenti) non se ne esce.
c)
Da qui discendono una
serie di interrogativi sempre di Pirani:“Nelle
5 o 6 ore aggiuntive al mattino, cosa dovranno fare gli insegnanti aggiuntivi?
Quali materie approfondire? Si dovranno aprire le scuole il pomeriggio? Ma i
nostri innovatori sono a conoscenza che nelle scuole secondarie superiori non ci
sono mense? E che gli orari delle scuole sono concordate con i servizi di
trasporto?”
Quanto alla possibilità dei docenti neo assunti di insegnare materie “affini” a
quelle in cui sono abilitati, Pirani lo considera una delle debolezze della
scuola italiana per non parlare del fatto messo in luce da qualcuno
recentemente: una buona parte degli iscritti nelle GAE (si parla del 20-30%) non
insegna da anni e chissà se è interessata o comunque “qualificata” a insegnare.
Occorrerebbe un filtro, ma la cosa è molto improbabile.
Domande legittime e sensate, alle quali se ne potrebbero aggiungere altre: come
e dove verranno assegnati i nuovi docenti dal punto di vista geografico e come
imporre la mobilità?
Le
risposte a tali domande non le si può trovare certamente nella legge, ma è
necessario cominciare a dipanare alcune questioni.
1) L'assegnazione dei contingenti “aggiuntivi” alle singole Regioni ha
bisogno di criteri che potranno essere indicati dalla Conferenza Stato-Regioni e
sappiamo quanto l’operazione è complicata. La maggioranza di personale precario
è concentrata al Nord, mentre gli organici sono pressoché “saturi” nelle Regioni
meridionali. Stesso discorso per il “tempo pieno” che sarebbe necessario
espandere al Sud, ma qui ci sono ostacoli di natura logistica,visti i modesti
investimenti dei Comuni nel Sud nelle mense e nei trasporti. Per non parlare
delle scuole di montagna, notoriamente sprovviste di personale a t. i. (vedi
sopra). Si riuscirà a coprire quelle sedi disagiate dove non c’è grande
richiesta da parte dei docenti? E come? Inoltre, si terrà conto dei tassi di
dispersione, visto che un possibile utilizzo del personale assunto dovrà
occuparsi proprio di combattere la dispersione? Aggiungerei, ma qui il problema
è molto complicato, che anche i tassi di assenteismo nelle varie realtà
scolastiche sono diversi e quindi il problema della copertura delle assenze
temporanee non si presenta allo stesso modo. Sono alcune delle questioni che ci
si troverà ad affrontare in tempi molto ristretti: tra gennaio e aprile, quando
vengono assegnati gli organici si riuscirà a dipanare tutte queste difficoltà?
Conoscendo i lavori della suddetta Conferenza e la inevitabile querelle tra le
Regioni, ho molti dubbi e probabilmente occorrerà procrastinare tutte le
operazioni conseguenti con rischi per l’inizio effettivo del prossimo anno
scolastico.
2) L’assegnazione degli organici alle singole scuole o alle reti
all’interno delle Regioni è un compito che spetta agli USR e anche qui sappiamo
che i tempi sono estremamente problematici con defatiganti riunioni con le OOS,
le Province (che ancora esistono) i Comuni e le Scuole. La prima domanda è: la
scuola avrà l'organico funzionale e poi deciderà cosa fare oppure il
procedimento dovrà essere al contrario? Prima si verificano i bisogni delle
scuole e poi la richiesta di insegnanti? E come arrivare eventualmente alla
definizione dei “bisogni”? Occorreranno dei criteri per evitare l’”assalto alla
diligenza” come l’esperienza pregressa ci insegna. Non è un problema da poco e
bisognerà che sia chiarito prima della assegnazione degli organici alle Scuole .
3) L’utilizzo razionale e efficace delle risorse aggiuntive assegnate
dall’USR alle singole scuola è un compito che spetterà a queste ultime, singole
o in rete. Qui si richiede una governance forte all’interno delle singole
scuole, ma io ritengo soprattutto a livello locale, come dirò dopo. Occorre una
dirigenza scolastica di alto livello per le scuole autonome che sappia indicare
delle soluzioni razionali e corrispondenti ai bisogni della comunità
scolastica, e non solo, e che sappia coinvolgere nelle scelte tutti i soggetti
interessati, superando particolarismi e resistenze anche di ordine sindacali,
che non mancheranno.
Esistono poi questioni che attengono alla specificità delle scuole, che come sappiamo non sono tutte uguali. Una prima distinzione la si dovrà fare a) tra Scuole primarie e secondarie, una seconda ritengo essere importante ed è quella b) tra piccole e grandi scuole. Mi riferisco in questo caso al “dimensionamento” e alla differenza tra scuole di “città” con grandi numeri, sia di alunni che di docenti, e scuole montane o di periferia con un organico limitato (in montagna le Scuole possono avere fino a 400 alunni e sappiamo che ce ne sono ancora di più piccole!)
Nelle
scuole primarie l’utilizzo del personale per i diversi compiti, in particolare
per le supplenze, presenta meno problemi. Con l’organico funzionale tutti i
docenti dovrebbero essere in grado di sostituire temporaneamente i colleghi
assenti, salvo per gli insegnamenti specifici (musica, arte, educazione fisica)
o dedicarsi ad attività di recupero-sostegno agli alunni o alle compresenze o al
tempo pieno. Quanto agli insegnamenti specialistici il problema è più di ordine
didattico, problema a cui nel Documento si presta scarsa attenzione. Dopo aver
giustamente combattuto il “maestro unico” non si arriverà a una pletora di
insegnanti sulla stessa classe? Oltre alle compresenze, da ripristinare
indubbiamente, la previsione di insegnanti specialisti per “occupare” tutti i
precari porterebbe ad avere 7/8 docenti nel Consiglio di classe (i 3 del
“modulo”, il docente di religione cattolica, di arte, di musica, di educazione
fisica più l’eventuale insegnate di sostegno). Occorrerà pensare ad altre
soluzioni ….
Per le scuole secondarie l’utilizzo dei docenti per le supplenze non può
avvenire a caso, ma dovrà tener conto delle varie professionalità e competenze
disciplinari o di altro tipo. Occorrerà che gli organici funzionali tengano
conto delle varie tipologie di cattedre per evitare che le supplenze temporanee
(che possono durare settimane o mesi) rimangano quelle supplenze “tappabuchi” di
cui ci si è giustamente lamentati. Ma allora l’organico funzionale richiede una
revisione dei criteri del dimensionamento superando definitivamente le piccole
scuole con meno di 1000 alunni o almeno 10 corsi! E’ una operazione non facile e
non veloce. A meno che non si intenda procedere verso l’obbligatorietà delle
reti.
Sulle reti il discorso sarebbe lungo, e chi scrive lo ha già tratto in
precedenti interventi. Le reti sono un “valore aggiunto” che potrebbero trovare
una strada facilitata proprio dall’organico di rete. Ma come si costruisce un
“organico di rete”? Forse pochi ricordano i Distretti scolastici istituti con il
DPR 416/74, art. 12, e ormai scomparsi. Molti dei compiti loro attribuiti si
riferivano proprio a quelli che vengono indicati nel Documento “La buona
scuola”. Cito solo uno che ci riguarda nello specifico: “Il CSD formula proposte
…. al Ministero della Pubblica Istruzione e al Provveditore agli studi per la
migliore utilizzazione del personale della scuola” In sostanza occorrerà
pensare a organismi nuovi, che il sottoscritto individua da tempo nei Centri
servizi scolastici provinciali o meglio sub-provinciali per garantire una
adeguata assegnazione di docenti alle reti di scuole
UNA TASK FORCE
In conclusione le difficoltà sul strada della “buona scuola” sono tante e la questione tempi non è secondaria. Personalmente la vedo molto dura realizzare tutte le operazioni in tempo utile perché il tutto si concluda entro settembre 2015; dura ma non impossibile se il Ministero si dota di una vera e propria task-force in grado di dipanare tutti i problemi di cui ho parlato sopra. E’ un augurio che mi sento di rivolgere ai 150.000 precari e soprattutto ai milioni di studenti, ai quali ogni riforma dovrebbe rivolgersi.
[i] Avremmo così anche il superamento della distinzione tra organico di diritto e organico di fatto, fone di tanti problemi e inefficienze. Sulle discrepanze che si creano tra il cosiddetto “organico di diritto” e “organico di atto” rimando all’illuminante articolo di Laura Fiancato su “Pavonerisorse”
[ii] [ii]“Allo scopo di consolidare e sviluppare l’autonomia delle istituzioni scolastiche, ……con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, …., sono adottate, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto …… linee guida per conseguire le seguenti finalità:
b) definizione, per ciascuna istituzione scolastica, di un organico dell’autonomia (sott. mia) , funzionale all’ordinaria attività didattica, educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno ai diversamente abili e di programmazione dei fabbisogni di personale scolastico;
c) costituzione, previa intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, di reti territoriali (sott. mia) tra istituzioni scolastiche, al fine di conseguire la gestione ottimale delle risorse umane, strumentali e finanziarie;
d) definizione di un organico di rete (sott. mia) per le finalità di cui alla lettera c) nonché per l’integrazione degli alunni diversamente abili, la prevenzione dell’abbandono e il contrasto dell’insuccesso scolastico e formativo, specie per le aree di massima corrispondenza tra povertà e dispersione scolastica;
e) costituzione degli organici di cui alle lettere b) e d), ……sulla base dei posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilità per almeno un triennio (sott. mia) sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno, fatte salve le esigenze che ne determinano la rimodulazione annuale