(04.01.2016)
Purché abbia senso e produca miglioramenti. A proposito del nuovo POF
di Antonio Valentino
L’Operazione Piano Triennale dell’Offerta Formativa
Non sono di quelli che ritengono quasi un attacco all’autonomia delle scuole orientamenti e proposte MIUR per facilitarne l’elaborazione.
Mi sto riferendo alla Nota ministeriale del 12 dicembre scorso sul Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PT); Piano che le scuole devono predisporre entro il 15 gennaio (con possibilità, si spera, di aggiustamenti successivi; dal momento che entrerà in vigore col nuovo anno scolastico).
Detta comunque senza risentimento (non sarebbe elegante in periodo natalizio e immediatamente post), l’allegato 1 alla Nota - in cui si offre un modello di delibera del CdI sull’adozione del POF - potevano anche risparmiarcela. Ma uno non sa mai come ragionano al MIUR.L’allegato 2 però, per diversi aspetti, una sua utilità la presenta, ove si consideri la confusione che, sotto il cielo scolastico, regna diffusamente sull’intera questione.
Forse sarebbe stato utile evidenziare gli elementi di discontinuità che il nuovo art. 3 del Regolamento presenta - ma anche di richiamare, per contrasto, le continuità e metterne in luce i significati e le attese progressivamente opacizzati in quest’ultimo decennio -.
Tuttavia la Nota ministeriale, assieme alla decisione assunta a suo tempo di spostare di qualche mese la data di predisposizione del POF , ha probabilmente fatto arrivare alle scuole il messaggio che il processo di elaborazione a cui erano chiamate ha una sua centralità e priorità tra gli adempimenti, sempre più numerosi e minacciosi che gravano sulle nostre scuole.
Comunque in queste note si preferisce parlare di operazione POF, piuttosto che di elaborazione: a sottolineare la pluralità di attività, fasi e processi che il PT richiede e deve sensatamente prevedere al proprio interno. L’elaborazione del POF rappresenta in quest’ottica, solo la prima fase di un processo che dovrà svilupparsi e completarsi nel triennio e prevedere strutturalmente una serie di altri momenti - progettazione, implementazione, monitoraggio, aggiustamenti in itinere - che garantiscano al documento senso e valore, ma anche strumenti di accountability per valutarne l’efficacia.Come sappiamo, non è stata questa l’idea prevalente di POF in questi anni.
La consapevolezza che la Nota ministeriale ha inteso richiamare non è, da questo punto di vista, di grande sollievo; può costituire però almeno promemoria del grosso lavoro che tocca fare in questo periodo.
Senza nulla toglierle, ovviamente, può risultare utile raccogliere qui, in una sorta di percorso immaginario, alcuni punti e spunti, scelti tra quelli emersi recentemente sul tema in seminari o in contributi apparsi sul WEB e tesi a valorizzare gli aspetti dell’operazione che si ritengono più in linea con una idea di scuola come “impresa collettiva” (un fare scuola, cioè, in cui prevalga il lavoro di squadra e l’orientamento al risultato).
Un percorso in 8 punti
1. Conferme: Il POF, anche nella nuova formulazione della L. 107, si configura
come esplicitazione dell’identità della scuola (della sua storia, della sua tipologia, delle sue specificità, dei suoi cambiamenti e dei suoi progetti)
come rappresentazione di ciò che la scuola offre - in termini di percorsi curricolari, scelte educative, assetti organizzativi –
come documento il cui principio informatore è la progettualità (cioè un fare scuola che abbia a riferimento una visione condivisa – e quindi strategie e progetti di miglioramento e innovazione rispetto a quello che si è).
2. I cambiamenti di quadro: La questione del PT solo apparentemente può essere ritenuta più semplice di altri adempimenti previsti in questa fase, solo perché richiama analoghe pratiche degli anni scorsi. In realtà è operazione del tutto nuova e complessa, che si gioca su paradigmi prima assenti:
i piani di miglioramento (PdM), come risposte operative alle aree di criticità delle scuole
gli obiettivi strategici della nuova riforma,
la triennalità e il monitoraggio annuale,
i risultati previsti, dei quali il DS è tenuto a rispondere in sede di valutazione triennale.
File rouge nei cambiamenti: Miglioramento e valutazione / accountability, come nuove parole d’ordine della riforma, e centralità del DS come scelta strategica.
3. Il cuore del ragionamento sul POF. Le domande preliminari mi sembrano le seguenti:
Come si inserisce l’operazione PT in una strategia della ripartenza della mia scuola
Quale vision della scuola a conclusione del triennio
Quali criticità – nell’Operazione PT - si prospettano più impegnative e difficili: per esempio, il coinvolgimento – strategico – del CD
Come il PT può essere / diventare un documento strategico rispetto alla vision:
quanto investire in energie e tempo
quali risorse professionali (la squadra competente),
quali condizioni (il clima, la questione delle competenze e quindi della formazione, le risorse finanziarie).
4. Le consapevolezze da cui muovere. Sono così riassumibili:
Se non è una operazione tendenzialmente “collettiva”, si replicherà il destino del POF
Solo il protagonismo del mondo della scuola può rendere credibile il miglioramento
Non c’è protagonismo senza competenza e codici di comportamento adeguati
L’Operazione PT non si esaurisce - come già si anticipava - con l’elaborazione; è però fondamentale che essa – l’elaborazione - preveda e quindi pianifichi momenti e strategie che vanno messi in carico alle varie articolazioni del Collegio Docenti. Il riferimento è qui alle attività di progettazione, implementazione, monitoraggio (Consapevolezza di fondo)
· Senza basi solide e durature - in termini di motivazione e garanzie che solo un nuovo contratto può assicurare - coinvolgimento e protagonismo diffusi non durano (promemoria per il Governo).
5. Recuperi preliminari e fondamentali delle nozioni di
PIANO: come documento pubblico che definisce e scandisce temporalmente attività, soggetti coinvolti, risorse, risultati attesi, fasi di realizzazione;
PROGETTO: come documento che enfatizza, per ciascun problema da risolvere o innovazione da realizzare, gli obiettivi da raggiungere e i percorsi e le strategie prevedibili – e PROGETTAZIONE che, secondo norma, è leva fondamentale dell’autonomia scolastica (Regolamento Autonomia, art. 1) e costituisce attività attraverso cui il POF si caratterizza e implementa (dà gambe a) gli obiettivi previsti (Regolamento, art. 3). Ne consegue che l’approccio agli obiettivi deve salvaguardare la dimensione progettuale, per evitare che la gestione dei progetti si riduca ad attività routinaria e allenti la tensione al cambiamento;
IDENTITÀ CULTURALE: il profilo della scuola così come costruito negli anni, e IDENTITÀ PROGETTUALE: il profilo dinamico, aperto a miglioramenti e innovazione sulla base della visione di scuola da prevedere nel PT);
ACCOUNTABILITY: termine che non figura nel nuovo art. 3 come rivisitato nella L. 107 (c. 4). Ad essa comunque vanno ricondotti tutte le attività e gli strumenti volti sia a documentare e capire senso ed efficacia delle iniziative messe in campo nelle varie aree, sia a progettare azioni per migliorarle o potenziarle. A questa nozione vanno associati quella di rendicontare e rispondere di e, in qualche modo, il principio di responsabilità che, seppure con modalità ambigue, viene introdotto nella nuova legge di riforma.
6. Approccio cooperativo. Tra le condizioni:
Prevedere programmaticamente – nell’elaborazione del PT
il coinvolgimento delle diverse articolazioni del collegio (CdC, Dipartimenti, Gruppi di Progetto …) per le attività di progettazione riguardanti gli obiettivi prioritari condivisi (da raggruppare preferibilmente in aree omogenee per contenuti: le Aree Progettuali ) da pianificare per il triennio. Questa scelta guarda al PT come ad un tracciato sufficientemente strutturato e credibile di un work in progress (progetti pianificati da articolare in termini operativi di realizzazione, monitoraggio e rendicontazione) di durata triennale;
un sistema di comunicazione interna efficace e di rendicontazioni parziali (di processo) a conclusione dei primi due anni;
lo sviluppo e la cura delle competenze di progettazione e monitoraggio come competenze diffuse.
7. Contenuti del PT (in base all’art. 3 Regolamento Autonomia) e Aree (progettuali) di possibili obiettivi omogenei. Il RAV e il conseguente Piano di Miglioramento costituiscono le fonti documentali da cui attingere, per ciascuna area tematica (educativa, curricolare, organizzativa …), gli obiettivi di miglioramento, potenziamento, innovazione. Che qui si propongono, a titolo esemplificativo, per ciascuna area tematica:
L’educativo: la cura dell’ambiente: le relazioni, la comunicazione, codici di comportamento, le reti interne, gli spazi, le strutture, le aperture al mondo di fuori ….);
Il curricolo: Potenziamento e arricchimento del curricolo. La promozione della competenza digitale e l’alternanza scuola lavoro come percorsi formativi obbligati
La didattica: declinazioni e forme da privilegiare; la valutazione come fattore di una didattica avanzata, favorire apprendimenti autonomi e sensati ….. E ancora: uno sviluppo professionale (corsi di formazione da prevedere nel POF) coerente i piani di miglioramento della scuola
L’organizzazione: Gli assetti organizzativi e la visione di scuola da sviluppare nel triennio …
Le scelte di gestione: La gestione unitaria delle risorse professionali, strumentali, finanziarie come prerogativa (del DS) comunque attenta al profilo identitario della scuola. L’accountability….
8. Un’idea di PT (tra le altre) in tre sezioni
La prima: Il profilo culturale e progettuale dell’Istituto, di cui siano ingredienti fondamentali:
Cosa studenti e famiglie devono aspettarsi (V. Quadro 1);
Presentazione panoramica degli insegnamenti comuni e di quelli “speciali” (elettivi, opzionali …);
Breve descrizione delle occasioni / opportunità che la scuola offre (mostre, scambi culturali, partneriati , servizi …);
Lineamenti dei Piani per il triennio: dei progetti cioè in via di implementazione, sviluppo e pianificazione, per migliorare / potenziare apprendimenti , ambienti e strategie ….
La seconda: Le Aree Progettuali (miglioramento, consolidamento, potenziamento, innovazione) di cui al precedente punto 7 (v. Quadro 2). Le Aree Progettuali, dentro ad un documento così composito, rappresentano – dovrebbero rappresentare - la sezione del Piano in cui sono pianificate attività e strategie prioritarie che nel triennio sono finalizzate (e quindi progettate e programmate) a migliorare la scuola non solo sotto il profilo delle esperienze formative previste dai curricoli, ma anche in rapporto al clima interno, agli ambienti, alle strutture, alle modalità di valutare gli esiti complessivi e di rendicontarli.
La terza: I codici di comportamento (delle figure, a partire dal DS, e delle componenti dell’Istituto): da definire specificamente per ogni figura con riferimento agli aspetti del profilo e in coerenza con i valori e le linee guida esplicitati nelle sezioni precedenti. Questa sezione va vista come espressione di una identità che si costruisce, attraverso comportamenti professionali competenti e “curati”, la qualità delle relazioni, il rispetto e il decoro degli ambienti, la disponibilità all’ascolto attivo, ecc.., da prevedere e condividere e monitorare in vista di “aggiustamenti” migliorativi.
E che tutti gli dei dell’Olimpo – a questo punto - aiutino Dirigenti e Gruppi coinvolti.
Quadro 1: Cosa studenti e famiglie devono aspettarsi
A titolo puramente esemplificativo (trattandosi di aspetti – da limitare comunque numericamente - che hanno a che fare con l’ identità culturale e progettuale di ciascuna scuola):
– Sicurezza e decoro ambientale
– Didattica laboratoriale
– Apprendimenti solidi e sensati
– Rispetto dei codici di comportamento condivisi
– Cura dello sviluppo professionale del personale
– Lo sviluppo delle Competenze Chiave di Cittadinanza – CCC - (declinate in rapporto al ciclo di studi e alle caratteristiche degli allievi) e delle competenze di studio come impegno collettivo.
Quadro 2: Le Aree Progettuali (AP): cuore del PT
A.P.: la sezione del PT in cui inserire gli obiettivi di miglioramento, potenziamento, innovazione (traguardi sul triennio), individuati come prioritari e raggruppati in Aree di contenuto omogeneo. Passaggi auspicabili
1. Per ciascun traguardo va previsto, a cura del Gruppo di elaborazione, una sintetica scheda di progetto che riporti le azioni strategiche distribuite sui tre anni (gli obiettivi di processo), ma anche tempi, risorse, strumenti ….
2. Tali schede progettuali – una per ogni obiettivo - costituiscono le matrici del lavoro di progettazione per i vari gruppi di lavoro (CdC, GD, gruppi ad hoc) coinvolti nella implementazione delle AP (fase: gestione del PT)