Complice il caldo che, in
questo inizio di stagione fa la sua parte, talvolta impietosamente, la prima
lettura del Portfolio predisposto dal MIUR per la valutazione dei DS non crea
particolari problemi.
Delle quattro parti infatti, la prima, sul
curriculum professionale, si può ben
risolvere in un “copia e incolla” da precedenti documenti; la seconda,
sull’’autovalutazione, si può tralasciare, visto che è “facoltativa e
riservata e non incide sulla valutazione finale; la quarta ha come figure
principali di riferimento il Nucleo di Valutazione e il Direttore Scolastico
Regionale. Rimane la terza sezione, su
obiettivi e azioni professionali, la cui compilazione può richiedere un
qualche impegno.
Ma, ad una seconda lettura - soprattutto se si è presi
nel frattempo un buon caffè freddo, e si vanno quindi a riconsiderare le sezioni
centrali del Portfolio che intrigano
in modo particolare - riemergono, sul modello valutativo proposto dal MIUR, i
dubbi e le criticità che il dibattito dei mesi scorsi ha messo in luce[1].
Ma soprattutto si evidenzia un limite, un vuoto, che
finora nel dibattito è stato messo poco sotto osservazione e approfondito; forse
perché esso appare più evidente proprio grazie alla struttura del portfolio e
alle dimensioni professionali (o
aspetti) del ruolo che lo caratterizzano.
Provo a riproporlo, tale limite, attraverso le seguenti
considerazioni – e i conseguenti interrogativi - che proprio una ulteriore
rilettura del Portfolio sollecita.
1.
Le difficoltà che si stanno avendo nell’affrontare il problema della Valutazione
dei DS (e non solo) appaiono legate al fatto che non sono generalmente chiari e
definiti gli oggetti della valutazione e le sue finalità; e quindi il suo senso.
E non sono chiari - questi oggetti
valutativi - perché non è chiaro e
definito il profilo di ruolo del DS (cosa aspettarsi dal suo lavoro, le
competenze di cui deve rispondere e rispetto alle quali essere quindi valutato).
D’altra parte, nessuna fonte normativa l’ha chiarito e definito finora in modo
appropriato.
Nelle fonti normative che ne
parlano, non ci sono riferimenti espliciti, ad esempio, al tipo di lavoro
ordinario di un DS. Si legge che è
il rappresentante legale, che deve garantire una direzione unitaria
dell’Istituto, che deve gestire, coordinare, promuovere. Ma si dà
poco peso al compito prioritario di
ogni singola giornata, che è quello di garantire il funzionamento del servizio:
fare cioè funzionare ogni giorno, e al meglio (in coerenza
con le sue funzioni istituzionali),
la scuola che si dirige.
Si tratta di lavoro che – come
sarebbe ovvio - si misura / si pesa
sulla base del numero e delle specificità del personale da gestire, del numero e
delle caratteristiche degli studenti che frequentano l’Istituto, degli ambienti
e degli spazi da governare, delle relazioni da intrecciare e curare
necessariamente, delle incombenze prevalenti e condizionanti, ma anche della
rilevanza e del valore sociale dell’istituzione scuola.
Lavoro le cui ricadute (i
risultati) si possono cogliere in termini: di clima scolastico, di senso di
appartenenza, di spirito collaborativo più o meno diffuso, di decoro ambientale
ecc.: che non dovrebbero essere proprio accidenti secondari nella valutazione di
un DS. O no?
Una valutazione corretta –
questa la prima domanda - può
prescindere dal considerare questa area di rilevazione? La si può dare per
scontata?
2.
In una organizzazione complessa come la
scuola - che non è però, allo stato attuale, né
vista/pensata, né attrezzata e gestita come tale (nel senso che: non è messa
nelle condizioni di organizzarsi e gestirsi come organizzazione complessa:
mancando di risorse adeguate e di figure
di coordinamento e di presidio con un loro
profilo riconosciuto di competenze e
responsabilità) - si addensano sulla
figura del DS una tale pluralità e complessità di compiti (alcuni dei quali tra
l’altro non pertinenti) che, così stando le cose, non possono essere svolti
decentemente neanche dai super-eroi di Marvel. Forse solo da Batman. Forse.
Gli interrogativi che ne
conseguono: in che misura, modello e strumenti della valutazione proposta si
fanno carico di questa oggettiva condizione distonica
– se si può dire - del lavoro del DS? Che spazi ci sono perché tale situazione
sia messa opportunamente in evidenza e permetta di rimodulare la valutazione
complessiva? La valutazione prevista in che misura permette di dare il giusto
peso – la giusta considerazione - ai condizionamenti negativi del funzionamento
del sistema?
Esempi eclatanti: le reggenze,
che continuano da un decennio a sfiancare, senza che si muova foglia, la
gestione delle nostre scuole; o, ancora, i processi e le incombenze legati alla
riforma della L. 107, non sempre chiare e, in più, distribuiti secondo un
calendario che te lo raccomando … se vuoi però produrre disorientamento e
disaffezione.
Ovviamente la sottolineatura di
questi punti di attenzione non significa affatto mettere in secondo piano le
“dimensioni professionali” considerate nel Portfolio. Nessuna sottovalutazione
degli aspetti della professionalità del Ds che guardano agli obiettivi e alle
azioni che nel Portfolio sono opportunamente proposti. Anzi! Solo un richiamo
insistito su aspetti per così dire basici
del lavoro DS, trascurati nel Portfolio.
Le sezioni del Portfolio che
possono interessare per i nostri ragionamenti sono, come già si diceva, la
terza, ma anche la seconda.
La seconda,
dedicata alla Autovalutazione, già per come viene presentata, pone
interrogativi. Si dice infatti testualmente che la sua compilazione è
“facoltativa e riservata e non incide nella valutazione finale”. Quindi
l’Autovalutazione è vista come sostanzialmente inutile nella complessiva
operazione di Valutazione?
Se non è inutile, qual è allora il suo senso all’interno del
Portfolio? Quale messaggio complessivo si vuole far passare? Che si tratta di
operazione autonoma del DS, da tenere distinta rispetto all’”operazione
valutazione” in sé? O si tratta di specchietto per le allodole? Ah saperlo!
Comunque il messaggio che passa è ambiguo, ove si consideri
che l’Autovalutazione copre comunque uno spazio non trascurabile in ogni
valutazione che si rispetti.
L’autovalutazione – in questa sezione - si concretizza
nell’attribuirsi, da parte dei DS, un punteggio, graduato su 5 livelli
(dall’eccellente all’inadeguato), per come si pensa di aver operato rispetto
alle cinque “dimensioni professionali” del DS (le stesse che, nel
comma 93 della L. 107/’15 - V.
Quadro 1 -, sono indicati come “criteri” per la valutazione).
In base ai punteggi inseriti, il sistema genera
automaticamente un diagramma a stella che “rappresenta
il posizionamento del DS” e
consente di identificare visivamente
punti di forza e criticità (o della loro percezione?), relativamente
alle “dimensioni professionali” considerate.
Anche ad una analisi
ben disposta dell’intera sezione, non è possibile cogliere traccia delle
dimensioni professionali del DS che
si manifestano nel lavoro di ogni giorno e che sono fondamentali per un
funzionamento appropriato della scuola.
La sensazione di non adeguata centratura del lavoro DS, e
del suo ruolo complesso nella scuola di oggi, penso derivi proprio da queste
“assenze”.
In un passaggio di questa sezione, dopo la figura del
diagramma, è previsto un riquadro in cui il DS può (cito
testualmente)"descrivere la situazione di contesto in cui si trova ad operare”:
può essere considerato come uno spazio utile per tali recuperi?
A parte il fatto, non trascurabile, che tale
descrizione “Non è un campo obbligato
e se il dirigente lo ritiene opportuno può rimandare all’analisi del ‘Contesto e
risorse’ interno al RAV”, è la genericità del richiamo che evidenzia la
sostanziale disattenzione agli aspetti del lavoro ordinario del DS, attraverso
il quale soprattutto si costruiscono le condizioni per la “ripartenza” a cui
punta una scuola rinnovata.
Ancora una
annotazione (non secondaria, penso) sulla
modalità di fare autovalutazione qui prospettata e sulla considerazione
riservata alla stessa. Per sottolineare come modalità e spirito che la informa
sembrano prescindere dalla padronanza necessaria di specifiche competenze e
strumenti. Gli stessi che si sarebbe dovuto garantire attraverso i percorsi
formativi previsti dagli articoli 3 e 11
della Direttiva
36/2016.
Chiedere in giro cosa ne è stato di questi specifici momenti
di formazione.
Quadro1 |
Sezione 2:
Autoanalisi.
Cosa coprono le
5 aree di
autoanalisi
1.
La gestione
delle risorse…
(specifica del
DS)
2.
Partecipazione e
relazioni (c.s.)
3.
orientamenti
strategici
(indirizzi del
DS)
4.
valutazione,
monitoraggio,
rendicontazione
(promozione,
orientamento e
monitoraggio)
5.
analisi bisogni
e aspettative
(promozione,
orientamento e
monitoraggio) |
La terza sezione -
fondamentale
- riguarda, come è noto, gli obiettivi: nazionali, ma anche regionali e
specifici (desunti, questi ultimi, dal RAV di Istituto -
V. Quadro 2 -), definiti dalle
Direzioni Scolastiche Regionali e presenti nella lettera di incarico del DS.
Le aree di rilevazioni sono le stesse considerate per
l’Autovalutazione (le competenze/responsabilità specifiche), ma qui considerate
in termini di obiettivi e azioni; ad esse si aggiungono altre che riguardano
essenzialmente le funzioni di promozione, coordinamento e monitoraggio (la
progettazione e la valutazione del curricolo, l’inclusione e la
differenziazione, la continuità e l’orientamento).
Quadro2 |
Sezione 3: Obiettivi nazionali e aree di rilevazione
-
Curricolo
progettazione
valutazione:
coordina e
promuove la
progettazione
didattica;
promuove
processi di
valutazione …
-
Ambienti di
apprendimento:
manutenzione e
miglioramento
spazi fisici;
cura e uso degli
spazi
laboratoriali;
distribuzione
ottimale delle
ore di lezione e
organizzazione
oraria; azioni
mirate
all’innovazione
metodologica
-
Inclusione e
differenziazione:
azioni mirate al
sostegno e alla
integrazione
(BES, stranieri,
a rischio);
approccio
differenziato;
valorizzazione
studenti
talentuosi
-
orientamento
strategico e
organizzazione
scuola:
sostegno alle
priorità
strategiche;
promuove
strumenti di
valutazione,
monitoraggio,
trasparenza;
monitora
l’attuazione dei
progetti;
gestione FS e
figure di
collaborazione;
assegnazione
bonus in
coerenza con le
finalità
strategiche
-
Sviluppo
valorizzazione
risorse umane:
azioni per la
formazione e la
crescita
professionale;
-
Integrazione con
territorio e
collaborazione
-
Altro
|
Che dire di quest’insieme di obiettivi – e delle azioni che
richiedono - per essere raggiunti?
Certamente si tratta di obiettivi che sono dentro le
“competenze” (nel senso di responsabilità, di comportamenti e azioni necessari
per garantire alle scuole processi decisionali e attuativi efficaci). Le voci
del quadro - corrette ed appropriate - e
presumibilmente quelle proposte nell’incarico regionale sono le stesse che
ricorrono generalmente nei Piani Triennali dell’Offerta Formativa.
Le zone d’ombra riguardano, anche qui, gli aspetti del
dirigere, relativi al lavoro
quotidiano del DS e alle ricadute a breve e a medio-lungo termine di tale
lavoro.
Ricadute,
nei termini già prima richiamati (clima interno, atteggiamenti più o meno
collaborativi …); ma anche in termini di comportamenti e cultura professionale
prevalenti (rispetto delle regole, l’orientamento al risultato, la cura
dell’ambiente,….), che sono altrettanti indicatori dell’efficacia o meno del
lavoro del DS.
Ritorna ancora l’interrogativo: la rilevazione dei risultati
al riguardo può essere sezione trascurabile in una valutazione giusta ed
efficace del DS?
Se la risposta è no
– come dovrebbe essere, più o meno – diventano
compiti impegnativi per il futuro prossimo: non solo promuovere una
rivisitazione non di superficie dell’attuale modello di valutazione e avviare un
ripensamento contestuale del Portfolio; ma anche progettare e realizzare – a più
livelli - sperimentazioni ad hoc
sull’intera operazione e i suoi strumenti.
Certamente un percorso più lungo. Non di molto però, se si
crea un clima di fiducia e collaborazione, che è il problema grosso soprattutto
di questa fase. Comunque, percorso più capace di incidere in profondità.
D’altra
parte, su questi e altri processi e attività del lavorare a scuola,
aggiustamenti, rivisitazioni continue, ottica del
work in progress sono non solo
auspicabili, ma obbligati.
Fare luce su questo tipo di lavoro porterebbe tra l’altro a
far emergere anche disfunzioni, lentezze, molestie burocratiche
dell’Amministrazione centrale e periferica e quindi la necessità di una
valutazione che investa anche il gruppo dirigente dell’Amministrazione centrale
e il suo lavoro.
Ma questo è un altro discorso. Che si può sempre sperare che
non resti solo tale.
Riguarda il
Repertorio. Che nel Portfolio (terza sezione), viene presentato debitamente
come uno strumento offerto ai DS (non
obbligatorio, per carità: solo gesto di cortesia!) per orientarli nella
“individuazione delle priorità curricolari condivise”.
Chi infatti - dopo l’elenco delle aree di rilevazione della
sezione 2 (e loro articolazione) e il quadro degli obiettivi e delle azioni
della sezione 3 (e loro articolazioni) - non avvertiva l’impellente necessità
di essere orientato con un altro elenco di linee guida?
E l’offerta poi:
con quale discrezione e quale premura!
Qui, secondo me, ‘gatta ci cova’!
Quadro 3
Repertorio.
Lista di
azioni
per
orientare il DS
nell’individuazione di priorità
curricolari condivise:
-
Promuove
la rilevazione dei bisogni e
istanze formative del territorio
-
Promuove
e indirizza le priorità verso il
soddisfacimento di bisogni e
istanze e secondo le Indicazioni
Nazionale e Linee Guida per gli
IT e IP:
-
Promuove
la costituzione di Gruppi di
Lavoro, commissioni, incarichi
per definire i curricoli di
scuola
-
Individua
risorse finanziarie utili allo
scopo |