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LA BUONA SCUOLA OGGI: Documenti e interventi su  "Piano Renzi" (settembre 2014)

(15.01.2015)


I

 

Un brivido innovativo pervade da alcuni anni la scuola italiana: LIM, CLIL, iscrizioni on line, registri e pagelle in formato telematico, dematerializzazione degli atti, tablet, smartphone, siti di istituto, wi fi,…
Un sistema che, interconnesso, costituisce indubbiamente una velocizzazione e procedure più ecologiche/sostenibili, un quadro di novità che richiedono una conversione dell’intero apparato. Con un aumento di efficacia ed efficienza.
Se… se il tutto fosse accompagnato da processi partecipativi, apertura delle istituzioni scolastiche al contesto sociale, organizzando momenti significativi di incontro che consentano la condivisione dei problemi.
Se non si trattasse in molti casi di una presa di distanza, di un allontanamento del contesto esterno, di una riduzione di tempi di ascolto, confronto, analisi delle situazioni, progettazione partecipata. 
Nel Movimento di Cooperazione Educativa pensiamo che l’innovazione, in assenza di ricerca azione del corpo docente, rischi di essere vuota, così come la ricerca, in assenza di processi innovativi che la sostengano e la sostanzino, rischi di essere fine a se stessa, senza sbocchi.
In particolare rileviamo che in molte situazioni il percorso imposto dalla dirigenza senza una cura dei passaggi e delle nuove competenze si traduce in una corsa affannosa alla ricerca delle informazioni e delle direttive che via via si aggiungono nei tempi rapidi delle comunicazioni via twitter, nei siti, con SMS, trasformando routines pluridecennali indubbiamente da svecchiare in un ritmo sincopato che mal si adatta ai tempi dei processi di programmazione e di assunzione di decisioni responsabile. 
L’obiettivo della trasparenza è uno scopo nobile, ma non può risolversi in comunicazioni a distanza e incontri in tempi striminziti ( colloqui di 10’ a famiglia, assemblee di classe di mezz’ora, due incontri di OOCC all’anno) perché nella percezione delle famiglie il tutto si traduce da un lato nell’attesa di comunicazioni burocratiche e scarsamente chiarificatrici, dall’altro in una sensazione di allontanamento e presa di distanza dell’istituzione.
Lo stesso impiego del registro elettronico di cui  un recente articolo su ‘Repubblica’ del 10 gennaio rileva l’estensione al 58%  delle scuole,  mal si adatta a tempi distesi di osservazione, organizzazione del lavoro d’aula, interazione con gli alunni, così da tradursi in un parallelo uso del  registro cartaceo e in una abbreviazione dei momenti di riflessione e valutazione formativa.
Le procedure indicate dai dirigenti scolastici per la compilazione, e ancor più indotte dai programmi che le scuole acquistano, inducono a una valutazione sommativa che di necessità non tiene conto dei processi e dei tempi lunghi di  ricezione- elaborazione-acquisizione: l’opposto di una valutazione formativa. Si ha l’impressione ancora una volta di una sovrapposizione dei tempi  dei modi degli stili della secondaria superiore a ordini di scuola che richiedono ben altra tempistica, riflessività docente, collegialità, condivisione, intersoggettività. Così ad esempio ad un collegio docenti che responsabilmente si metta in gioco deliberando, anche in deroga al decreto Gelmini del 2008 di non assegnare voti quanto meno nel primo quadrimestre di scuola primaria, in cui tutto è ancora fluido e non misurabile, ma di compilare alcuni indicatori relativi alle funzioni di base ( percezione, rappresentazione, simbolizzazione, attenzione, memoria, linguaggio parlato, codificazione, schema corporeo,  relazionalità,…) la possibilità viene interdetta in quanto ‘il registro elettronico non lo consente’.
Un’ulteriore espropriazione della professionalità docente, della collegialità, dell’autonomia pedagogica e di ricerca. Si può morire di asfissia per assenza di risorse e di innovazione, ma anche per paralisi delle possibilità di muoversi nel rispetto degli stili, delle strategie personali, dell’accoglienza delle differenze, per blocco delle motivazioni.
Non c’è quindi un rifiuto pregiudiziale dell’innovazione e della messa in rete,  se questa consente alla scuola di mantenere un volto umano  e di svolgere la sua funzione di laboratorio sociale e sede di co-costruzione di saperi.

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