(09.10.2014)
La "Buona
Scuola" e/è la scuola inclusiva
di Claudio Berretta
Indubbiamente nelle proposte sulla scuola del Governo Renzi vi sono alcuni aspetti positivi, ma anche molte ombre. Provo ad esporre alcune osservazioni, sicuramente non esaustive, data l'ampiezza dei temi, ma con l'intenzione di focalizzare l'attenzione, in modo sintetico, su alcuni aspetti fondamentali.
Edifici e insegnanti
In primo luogo è positivo il fatto che siano messi in evidenza i due aspetti fondamentali per il funzionamento della scuola: edifici e insegnanti. E' banale dirlo, ma pare che non sia sempre chiaro ai decisori politici il fatto che una scuola è fatta soprattutto da questi due elementi costitutivi, oltre che di studenti che possano frequentarla in sicurezza. Infatti attualmente in Italia le carenze sono clamorose: gli edifici ci cadono in testa (non metaforicamente, ma fenomenologicamente e a volte tragicamente) e il precariato degli insegnanti danneggia enormemente l'efficacia del loro lavoro, oltre che la loro condizione esistenziale.
Aspettiamo quindi: nuovi edifici scolastici, o ristrutturazioni che mettano in sicurezza i vecchi, le assunzioni a tempo indeterminato, nonché l'organico funzionale.
Occorre comunque notare che:
· le direttive europee vietano il sistema di ripetute assunzioni e licenziamenti, normalmente adottato per le assunzioni degli insegnanti
· l'immissione in ruolo di 150.000 insegnanti era già stata prevista nella Legge Finanziaria del 2007, durante il governo Prodi
· l'organico funzionale era già previsto quasi trent'anni fa: L. 662/1986 Art. 1, C. 71.
Il merito
Buona anche
l'idea di premiare il merito, ma non così come viene proposto!
Intanto non è chiaro il peso del dirigente. Sono chiari invece i rischi in
termini di clientelismo e nepotismo se dovesse avere un ruolo determinante nella
determinazione della retribuzione e nelle assunzioni. Occorre poi considerare
che il merito non può essere riconosciuto in termini economici deteriorando le
relazioni tra gli insegnanti, quando invece una scuola che funziona è
caratterizzata da un alto livello di collaborazione. Forse sarebbe più
accettabile un sistema che riconosca competenze e funzioni diverse: insegnante
neo assunto, insegnante con formazione ed esperienza qualificata, insegnante
esperto con funzioni di formatore o di guida e coordinamento.
Così potremmo tra l'altro evitare situazioni paradossali in cui un insegnante
formatore, apprezzato sul territorio o addirittura a livello nazionale, che
magari ha anche incarichi a livello universitario, invece di essere valorizzato
come una risorsa importante per la scuola, venga ostacolato dal proprio
dirigente.
In ogni caso non si possono abolire completamente gli scatti d'anzianità.
Potrebbero essere inseriti come diversi livelli stipendiali all'interno dei
ruoli indicati sopra.
Musica, arte ed educazione fisica nella scuola
Ottimo, ma ci si chiede dove trovare le risorse quando già l'esistente stenta a sopravvivere.
Formazione
In ogni caso la formazione degli
insegnanti è fondamentale per non annoiare anche con le discipline
potenzialmente più apprezzabili e per migliorare l'efficacia dei processi di
apprendimento. Ottima l'idea degli "innovatori silenziosi", insegnanti esperti
innovatori che in un'ottica di aiuto tra pari aiutano i colleghi, ma vedi quanto
detto sopra in merito ai docenti formatori: coloro che sono in grado di formare
o di svolgere funzioni di facilitatore e tutor per i colleghi devono essere
riconosciuti e valorizzati.
Occorre
comunque una formazione degli insegnanti per lo sviluppo di una didattica non
esclusivamente frontale - che esclude tutti coloro che non hanno uno stile di
apprendimento uditivo e un'intelligenza prevalentemente linguistica o
logico-matematica – in grado di valorizzare le diversità attraverso la creazione
di contesti cooperativi e solidali.
Legge Aprea?
L'aspetto
più inquietante delle proposte “Renzi” sulla scuola è il fatto che si inserisca
la Legge Aprea tra le righe
Gli attuali organi collegiali
non devono essere trasformati sottraendo competenze ai collegi docenti e non
devono entrare i privati nei consigli di istituto, rischiando di condizionare le
scelte di una scuola pubblica.
Le risorse private per favorire il contatto con il mondo del lavoro vanno forse
bene per gli istituti tecnici e professionali. Sicuramente non per la scuola del
primo ciclo.
Inoltre se i dirigenti scolastici potranno assumere scegliendo gli insegnanti
cosa garantirà che non assumano i loro amici, in uno scatenarsi di nepotismo e
giri clientelari, piuttosto che assumere i migliori?
Cosa manca
Il questionario on-line chiede cosa manca.
· Mancano l'ampliamento dei momenti di progettazione comune e di riflessione sul lavoro svolto, soprattutto nella scuola secondaria. Un lavoro così complesso come insegnare necessita di progettazione e riflessione condivisa. Invece è l'unica professione intellettuale senza obbligo di formazione e l'unico di “aiuto alla persona” senza supervisione, esterna o interna al gruppo di lavoro.
· Mancano proposte efficaci per una scuola inclusiva, come la condivisione delle responsabilità relative alla sua realizzazione da parte di tutti gli insegnanti, evitando la delega agli insegnanti di sostegno, benché il loro ruolo rimanga comunque fondamentale in particolare per quanto riguarda il principio di contitolarità delle classi stabilito dalla L. 104/92.
· Sarebbe poi importante favorire la continuità degli insegnanti di sostegno portando a dieci gli anni di permanenza obbligatoria sul sostegno, con la possibilità di avere una cattedra mista nel secondo quinquennio.
· È inoltre fondamentale una maggiore responsabilità dei dirigenti in merito all'effettiva realizzazione dell'integrazione e dell'inclusione, per evitare quelle deprecabili e illegittime situazioni di scuole che utilizzano costantemente gli insegnanti di sostegno come supplenti o di altre che respingono, con metodi più o meno espliciti, le iscrizioni di allievi con disabilità e altri bisogni educativi speciali, o che non organizzano i gruppi di lavoro previsti.
· Infine un'idea che propongo da tempo: l'abolizione delle bocciature fino alla scuola media e l'adozione di una certificazione delle competenze con valore legale per il proseguimento degli studi, con possibilità di recuperi successivi delle competenze carenti. A ciò affiancherei l'abolizione dei voti, sostituendoli con osservazioni rivolte al miglioramento delle competenze degli allievi (nella scuola finlandese, la migliore in Europa, non si fa così?)
Una buona scuola è una scuola inclusiva.
Le risorse
In ogni caso
non possiamo continuare ad essere la nazione europea che spende meno per la
scuola in rapporto al PIL.
La scuola primaria era un eccellenza grazie alle compresenze ed ora in molti
casi è un disastro dove il tempo pieno con due insegnanti si è trasformato in un
carosello con 6-7 insegnanti su ogni classe. Nella scuola secondaria di primo
grado l'abolizione delle compresenze ha reso impossibile lo svolgimento di molte
attività.
Non si può fare una buona scuola dove non è possibile acquistare materiale, dove
i computer sono degni di un museo dell'informatica e dove il fondo d'istituto è
quasi scomparso e non si possono più fare attività aggiuntive, laboratoriali,
per l'eccellenza e per il recupero; dove non ci sono fondi per la formazione e
dove si arriva a non nominare i coordinatori di classe perché non li si può
pagare e si danno ai professori registri fatti di fotocopie. Dove, infine, le
ore di sostegno continuano ad essere attribuite senza considerare la gravità dei
casi, violando così il diritto all'istruzione degli allievi con disabilità.
Per educare ci vuole un villaggio e così per fare una buona scuola non basta un
Governo, è vero, ci vuole un paese intero, ma ci vogliono anche risorse, che
invece vediamo ridursi ogni giorno.