Nella rivista on-line Edscuola.it è stato pubblicato ieri
un interessante intervento di Maurizio Tiriticco (La
goccia che fa traboccare ... l'urna).
Sulla analisi proposta da Tiriticco interviene Antonio Valentino con una
serie di puntuali rilfessioni che proponiamo ai nostri lettori (red)
Caro Maurizio,
condivido il tuo giudizio di fondo sul ddl.
Non mi convince invece il messaggio complessivo che si
potrebbe dedurre dal tuo articolo (Educazione&Scuola ,17 giugno); e cioè
Questo ddl è brutto: per come è scritto, per la sua
intollerabile verbosità, per la riproposizione di contenuti normativi che
servono solo a diluire il brodo, per la gravità di alcune scelte (come il
premio per i meritevoli e il bonus della formazione, che per come si
configurano, portano acqua alla scuola dell'individualismo e della
autoreferenzialità), per un Comitato di valutazione insensato, per la
mancanza di una visione strategica del fare scuola. Totale, al riguardo (o
quasi totale, per le ragioni che chiarirò), è quindi, per citare una mia
lettura recentissima, la mia sintonia con l’analisi lucida e precisa apparsa
ieri sul sito della FLC riguardanti gli aspetti critici del ddl (che in tale
analisi investono indistintamente l’intero articolato; e questo spiega il
quasi precedente).
Il mio rammarico nasce dal fatto che i messaggi che il fronte di opposizione
ha mandato finora erano leggibili solo in termini di: immissione in ruolo
per tutti, no ai super-presidi, no alla valutazione comunque definita, no a
qualsiasi valorizzazione dell'impegno e della cura del lavoro docente.
C'è stato il Cartello delle 32 associazioni professionali (comprensivo di
varie sigle sindacali, non solo confederali): finalmente - si è pensato - un
fronte concreto, chiaro, lungimirante che unisce spezzoni di una
sparpagliata sinistra su obiettivi concreti (anche se migliorabili).
Nell'azione effettiva è successo invece che ognuno ha continuato a giocare
per sé - senza approfondimenti ed elaborazioni ulteriori- e a farsi
piuttosto portavoce dei mal di pancia dei vari pezzi di riferimento della
categoria; ciascuno - i mal di pancia, intendo -, ovviamente, in sé
comprensibile, ma non sempre “compatibile” dentro una visione attenta al
bene generale e alla concretezza della fattibilità.
E sono quindi prevalsi toni di guerra e contrapposizione frontale; in cui,
tra l'altro, è risultato stordente il silenzio della nostra intellighentia
(dello stesso Luigi Berlinguer, che pure ha saputo scaldare in più
occasioni – in questi ultimi mesi - il popolo di sinistra, ma che non ha
saputo però porsi fino in fondo come coscienza critica rispetto ad alcune
derive che si andavano prefigurando nell'azione di governo).
Dobbiamo infine ricordarci, caro Maurizio, che il pantano di oggi nasce
anche dalle nostre debolezze - e incertezze e difficoltà - a contrastare la
violenza dei tagli di gelminiana memoria.
A cui, tra l'altro, non abbiamo riservato una contrapposizione virulenta
come quella riservata invece ad un governo che, almeno, sulla scuola sta,
bene o male, investendo.
Il male che vedo in giro - che non è solo del mondo della scuola e che è
piuttosto generale, di questo nostro paese - è che è venuta meno (e
certamente per più fondate ragioni) la fiducia reciproca: dei docenti verso
i loro DS e i governanti (e viceversa); dei DS vero i loro superiori (e
viceversa); dei lavoratori verso il sindacato; del collega verso il
collega....
Se non si ricostruisce un clima nuovo, fatto di ascolto attivo e attenzione
alle posizioni dell'altro e di ricerca comune di punti di approdo possibili,
non andremo da nessuna parte e saremo ancora una volta qui a leccarci le
ferite, come continuiamo a fare da quasi un ventennio.
L'ho fatta lunga e sono caduto, senza volerlo, nel filosofico. E meno scuso.
Mi piacerebbe comunque che parlassimo un po' meno degli errori degli altri e
un po' di più dei nostri; meno di scuola militante come categoria astratta,
che copre tutti e tutto; e più di contraddizioni di un mondo, quello della
scuola, troppo "seduto" sulle proprie posizioni e sulle certezze acquisite
del proprio status; e che entra in agitazione non sempre per difendere la
Scuola della Costituzione che evochi tu, ma piuttosto questa nostra povera
scuola, povera di stimoli e di futuro per i nostri giovani e gonfia invece
di malessere e sconforto per tutti. A partire dagli stessi protagonisti. E,
tra essi, soprattutto da quegli insegnanti che ci mettono l’anima.