(05.09.2014)
"Piano
scuola": vino nuovo in otri vecchi
di Giuseppe Adernò
Il documento di Renzi “La buona scuola” ha
creato non poche perplessità ed alcuni passaggi appaiono discutibili e lasciano
molte perplessità.
Il senatore Fabrizio Bocchino, (Gruppo Misto-Italia Lavori in Corso).
vice presidente della Commissione Istruzione del Senato, intervenendo sulla
recente proposta del Governo di riforma della scuola, esprime perplessità
rispetto ad alcuni passaggi del testo: "Nelle linee guida sulla scuola
proposte dall'Esecutivo, accanto ad alcuni provvedimenti sicuramente
apprezzabili, manca qualunque riferimento al diritto allo studio" - ha
spiegato Bocchino -. In particolare, suscita non poche preoccupazioni il ricorso
a fondi di finanziamento privati a sostegno degli istituti scolastici.
"Il Governo Renzi si arrende - ha dichiarato il senatore - aprendo la scuola
pubblica a finanziatori privati attraverso strumenti come lo School Bonus
e lo School Guarantee. Lo Stato abdica così al suo ruolo primario di
finanziatore di una scuola d'eccellenza e si rimette agli investimenti d’imprese
e fondi privati, liberi di dirottare risorse su un istituto piuttosto che un
altro. Qui non si discute tanto il finanziamento privato in quanto tale - ha
continuato il senatore -, quanto piuttosto il suo essere, in questo caso, canale
strutturale attraverso il quale la scuola può rinnovarsi e migliorare.
Consentire di creare una Fondazione o un ente con autonomia patrimoniale per
"sponsorizzare" i vari istituti scolastici alimenterebbe le disparità, peraltro
già esistenti, tra scuole di serie A e di serie B, tra centro e periferia,
preludio ad una forma di privatizzazione generale della scuola pubblica che non
possiamo tollerare. La scuola non può essere trasformata in un'azienda".
Altre osservazioni riguardano le supplenze che non possono essere eliminate e
non è ipotizzabile la fine di tutte le forme di precariato nella scuola. Ben
venga la formula dell’organico d’Istituto, ma in una logica di continuità e di
efficienza didattica e non attraverso le attuali formule di cattedre frammentate
ed ore d’insegnamento articolate in più scuole.
L’annunciato “registro delle professionalità” oltre a costituire un
repertorio on line delle competenze, si legge in una nota della Ceripnews,
sembra voler innescare una forma di discriminazione professionale, di nepotismo,
di squallido bracciantato introdotto nella scuola-azienda che perde così ogni
identità di comunità educante e secondo alcuni è una strategia propedeutica per
arrivare alla chiamata diretta dei docenti da parte dei Ds.
I compiti specifici esplicitati per il ruolo dei Dirigenti e le procedure
del concorso che rende prevalente la dimensione
burocratico-amministrativo-legislativo rispetto alla componente
pedagogico-didattica, dovrebbero far presagire l’auspicata parità dei ruoli dei
dirigenti della pubblica amministrazione, annullando la cosiddetta “dirigenza
atipica” che ha contribuito a rendere poco produttiva l’azione dirigenziale.
Molte delle questioni indicate nelle Linee guida afferiscono ai temi connessi
alle carriere, agli orari di lavoro, alla formazione in servizio, ai trattamenti
economici tabellari e d’incentivazione ed esigono modifiche dello stato
giuridico del docente, rendendo quindi, indispensabile la revisione di leggi e
di contratti.
Il blocco dei Contratti dei dipendenti pubblici, annunciato dal Ministro
Madia, corrisponde ad un voler mettere “vino nuovo in otri vecchi” e la saggezza
antica consiglia di non rischiare per non perdere il vino e gli otri.
Il senatore Bocchino fa notare, inoltre,
come tra i 12 punti, nonostante le promesse, non vi sia alcun riferimento alla
famosa "quota 96". Nodo irrisolto, su cui il Governo è chiamato a intervenire in
maniera piuttosto urgente, visto che riguarda quattromila insegnanti.
Leggendo il documento sembra che la “buona scuola”, perché l’attuale scuola
dovrebbe quella “cattiva”, sia soltanto quella pubblica e non appare alcun
riferimento alle scuole paritarie che sono altrettanto “buone” e a volte
anche migliori, come fanno notare i dirigenti delle scuole cattoliche.
Il documento che, come scrive Suore Anna Monia Alfieri,
dosa dramma e speranza, squarci di luce e raggi di
poesia nell’uso di alcune belle espressioni quali: “Costruire un’occasione di
bellezza educativa per i nostri figli e per le famiglie che spesso vedono nella
scuola non un posto dove stare sicuri ma di preoccupazione», per non dire di
disperazione”, appare sempre coperto dalla coltre nera dell’insicurezza dei
finanziamenti e delle risorse.
«Metteremo più soldi, ma facendo comunque
tanta spending review: perché educare, non è mai un costo, ma gli sprechi sono
inaccettabili soprattutto nella settrice chiave»
dice Renzi, ma questa è semplice promessa che al momento non dà sicurezze e
garanzie in merito all’attesa Legge di stabilità, sulla quale si fonda tutta
l’impalcatura della “buona scuola”.
Da sempre, infatti, il Ministro dell’Istruzione è stato il Ministro
dell’Economia e del Bilancio.
“Anche lo spreco dell’intelligenza dei
ragazzi è da evitare, ha detto Renzi: occorre ripensare ciò che s’impara
a scuola. Neppure il tablet è sufficiente per imparare”.
Il sano e corretto uso delle nuove tecnologie dovrà fare i conti con
le risorse disponibili per rinnovare le attrezzature scolastiche, dopo
l’edilizia, e con le professionalità dei docenti, non ancora del tutto pronti e
preparati alla didattica multimediale.
Utilizzando l’espressione “patto educativo”
si fa intendere che tra Governo e cittadini s’instaura un’intesa, una
costruttiva reciprocità, ma al momento le premesse non consentono una convinta
adesione ed una efficace realizzazione.
Il dialogo, il confronto, le osservazioni in merito alle indicazioni delle linee
guida costituiscono un’occasione da saper cogliere e rendere efficace.