(20.04.2015)
Movimenti di truppe
di Stefano Stefanel
Com’era facile prevedere contro il DDL governativo sulla scuola sono scese in campo le variegate truppe della contestazione. E’ molto interessante notare come gli scioperi proclamati (mi pare 24 aprile, 5 e 12 maggio) costruiscano una buona base di turbolenza, che collega la protesta sul DDL con quella annuale contro l’Invalsi. L’obiettivo della contestazione è azzerare qualsiasi modifica, tra l’altro con richiami alla Legge di Iniziativa Popolare (LIP) che costituisce il più nostalgico tentativo di fermare il tempo che si sia visto ultimamente in giro.
Azzerare qualsiasi cambiamento, insultare i dirigenti scolastici, attaccare coloro che appoggiano il progetto governativo per il solo fatto che lo fanno: ancora una volta la scuola italiana viene chiamata a muoversi contro qualcuno (Renzi) e qualcosa (DDL e Invalsi) e non a favore di una qualsivoglia innovazione (la LIP è conservazione allo stato puro). Richiamandosi alla Costituzione e alla Democrazia ed ergendosi a paladini e giudici di tutto Associazioni, Sindacati, Comitati vogliono solo mantenere tutto inalterato.
Il progetto governativo è discutibile come tutti i Disegni di legge: contiene elementi condivisibili, elementi discutibili, elementi fortemente negativi. Va discusso nel merito e poi votato. Chiedere di ritirarlo significa ritenere che il Governo abbia scherzato. Se, infatti, il Governo ritira la proposta si chiude a qualsiasi possibilità futura di modifica dell’esistente, perché su una cosa il mondo della scuola riesce ad essere sempre compatto: a dire di no.
Il progetto governativo sposa le assunzioni dei precari all’eliminazione delle gae, all’introduzione dell’organico funzionale, alla valutazione dei docenti, alla modifica di alcune parti del curricolo, alla ridefinizione dei meccanismi di governance e di finanziamento delle scuole. Chi chiede il decreto legge per l’assunzione dei precari storici scambia un progetto per una sanatoria, Se i precari hanno diritto all’assunzione saranno assunti anche senza decreto (magari per via giudiziaria), se invece costituiscono l’elemento di partenza dell’organico funzionale devono entrare dentro un progetto complessivo.
Insultare i dirigenti nella certezza che dovendo assumere del personale porteranno nelle scuole clientele varie significa denigrare la categoria aggredendola gratuitamente al di là di ciò che ha fatto finora (e Anp in qualità di sindacato leader dei dirigenti scolastici avrebbe dovuto evitare di buttare benzina sul fuoco con dichiarazioni improvvide). In ballo c’è una questione fondamentale: a scuola (e nella pubblica amministrazione) si può entrare solo per concorso e graduatoria o anche per altre vie (merito, valutazione, albo, ecc.)? Non è in discussione alcuna democrazia, né è toccata alcuna Costituzione: siamo semplicemente all’interno di un sistema nuovo di governance in cui chi risponde dei risultati del servizio (il dirigente scolastico) può fare delle scelte anche sul personale da assumere. Qualcuno è d’accordo con questo, qualcun altro no: ma cosa c’entrano la democrazia e la costituzione sbandierate da zelanti custodi che nessuno ha nominato per custodire?
Uno scenario direi piuttosto avvilente, che mette di mezzo anche l’Invalsi, cioè gli unici dati certi di sistema che abbiamo. Leggo in giro la precisa contabilità di cosa si può riuscire a bloccare con scioperi e proteste. Anche questa volta saremo primi nel mondo per conservazione: un gran bel risultato.