(12.10.2016)
Il comma 5 dell’articolo 25 del d.lgs 165
del 30 marzo 2001 dice testualmente: “Nello
svolgimento delle proprie funzioni organizzative e
amministrative il dirigente può avvalersi di docenti da lui
individuati, ai quali possono essere delegati specifici compiti”.
I sindacati per fermare le enormi potenzialità di questo comma
(che di fatto dava la possibilità al dirigente scolastico di
nominare quanti docenti voleva per tutte le necessità della
scuola) sono corsi subito ai ripari codificando l’attuale art.34
del CCNL del 29 novembre 2007 : “ART.
34 - ATTIVITA' DI COLLABORAZIONE CON IL DIRIGENTE SCOLASTICO.
Ai sensi dell’art. 25, comma 5, del d.lgs. n.165/2001, in attesa
che i connessi aspetti retributivi siano opportunamente
regolamentati attraverso gli idonei strumenti normativi, il
dirigente scolastico può avvalersi, nello svolgimento delle
proprie funzioni organizzative ed amministrative, di docenti da
lui individuati ai quali possono essere delegati specifici
compiti. Tali collaborazioni sono riferibili a due unità di
personale docente retribuibili, in sede di contrattazione
d'istituto, con i finanziamenti a carico del fondo per le
attività aggiuntive previste per le collaborazioni col dirigente
scolastico di cui all’art. 88, comma 2, lettera e).”
In sintonia con il Contratto il Miur disponeva poi esoneri o
semiesoneri in rapporto alla grandezza della scuola. Quindi in
teoria il dirigente scolastico poteva nominare quante personale
voleva, ma poi ne poteva pagare solo due: il vicario e il
secondo collaboratore o come altro sono stati chiamati
(vicepreside, primo collaboratore, ecc.).
Con
l’avvento dell’autonomia e della dirigenza scolastica la figura
del vicepreside o vicario scompare, così come scompare la
procedura che voleva il vicepreside come soggetto eletto dal
collegio docenti che il preside doveva accettare. Il decreto
Brunetta (d.lgs 150/2009) ha poi precisato che i Contratti non
possono più derogare le leggi a meno che queste non lo prevedano
(anche se nessuno lo ha preso sul serio). Infine la legge 107
del 13 luglio 2015 ha messo fine ad una questione che era da
tempo finita attraverso una definizione molto chiara attraverso
il comma 83 dell’art. 1: “Il
dirigente scolastico può individuare nell'ambito dell'organico
dell'autonomia fino al 10 per cento di docenti che lo coadiuvano
in attività di supporto organizzativo e didattico
dell'istituzione scolastica. Dall'attuazione delle disposizioni
del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a
carico della finanza pubblica.”
Nella realtà da oltre 15
anni assistiamo ad un legislatore che va in una direzione e ai
dirigenti scolastici delle autonomie funzionali dello stato che
invece vanno dall’altro. Qualcuno da tempo sostiene la necessità
di una vice dirigenza (che spero venga eventualmente attuata
quando sarò in pensione) che farebbe convivere soggetti con
poteri nati dalla legge in cui quello sovra ordinato (il
dirigente scolastico) non ha scelto il subordinato (il vice
dirigente): una piccola catastrofe produttrice di conflitti.
LA PIRAMIDE
L’idea di una scuola
piramidale piace al di là di quanto lo si voglia ammettere. Se
noi prendiamo la vecchia concezione di scuola e la trasformiamo
nella nuova scuola sempre dell’ambito di una idea piramidale di
governance si vedrà
che le differenze sono molto poche, anzi quasi inesistenti.
Allora perché introdurre l’autonomia scolastica e la dirigenza
se tutto deve continuare ad andare avanti come prima?
Personalmente ritengo che
oggi se si vuol far funzionare la scuola dell’autonomia con lo
schema piramidale ci si troverà davanti a moltissimi problemi e
si cercherà di imputarli al Miur, agli Usr, ai docenti, agli
ata, agli enti locali, insomma al tutto il mondo e non alla
massima produttrice di problemi gestionali e organizzativi, cioè
alla piramide stessa.
Nessun sistema di governo
che deve agire su diversi fronti viene gestito attraverso un
meccanismo piramidale: nelle aziende l’Amministratore delegato
non ha mai un “vice amministratore delegato” (con cui
litigherebbe subito), ma ha invece molti collaboratori di
settore. Nelle grandi organizzazioni scolastiche dell’area Ocse
le figure si adeguano al sistema e non avviene mai che il
sistema si adegui alle sue figure. Questo il motivo per cui sono
spariti i vicari e i vicepresidi, ma solo dalle norme, mentre
nei fatti sono sempre lì.
COME RAGIONA UN VICARIO
Per molti anni (prima
dell’autonomia) ho fatto il vicepreside e per due anni (dopo
l’autonomia) ho fatto il vicario. Poi sono diventato dirigente
scolastico. Il vicario o vicepreside per sua natura è un
soggetto che si occupa della “sua” scuola e affina dinamiche
tutte interne di gestione e controllo. Mentre il dirigente
scolastico porta la scuola nel territorio il vicario si occupa
di supplenze, punizione di studenti, problemi di orario,
permessi, ecc. Questa idea è un’idea di scuola in cui gli
adempimenti sono estranei al contesto perché la struttura e gli
equilibri interni sono più importanti di qualsiasi possibilità
esterna.
I vicari poi amano le
scuole che non funzionano e i casi dirigenziali ingarbugliati,
perché con la loro esperienza e con il loro equilibrio mettono
pezze salvifiche sul lavoro (sbagliato) dei loro capi.
Ubbidienti al dirigente scolastico i vicari per loro natura
gestiscono una scuola tutta interna, insensibile all’esterno e
che comunque subordina il proprio funzionamento a qualsiasi
potenziale sviluppo di sistema. E’ sbagliato tutto questo? Forse
no, ma la sostanza non cambia: il mondo della scuola è così
modificato che non può più permettersi una gestione interna fine
a se stessa e insensibile a ciò che proviene da fuori.
L’autonomia scolastico ha
reso obsoleto questo sistema di gestione, perché ha imposto una
gestione dell’autonomia dentro l’area vasta dei rapporti con
soggetti omogenei e disomogenei. Fondi PON, organico
dell’autonomia, RAV e PDM, Piano Nazionale Scuola Digitale,
organici di sostegno, gestione delle supplenze, rapporti con i
Dsga e personale ata, ecc. : questi sono solo alcuni dei fronti
a cui deve fare riferimento l’autonomia scolastica. Come è
possibile farlo con un vicario che non è dotato di poteri, che
non può avere deleghe reali perché non detiene la funzione
dirigenziale? A me pare molto evidente che questo non potrà che
comportare un aumento dei problemi, perché ci si potrà trovare
davanti a una gestione quotidiana e ordinaria che va da una
parte e un indirizzo generale della scuola che va dall’altra. E
quando la micro organizzazione non segue la macorganizzazione
chi soffre è tutta l’organizzazione: gestisco centinaia di
migliaia di euro per i fondi Pon però non riesco a comprare la
carta per un micro progettino di plesso.
Se il vicario ragiona per
linee interne, mentre l’autonomia scolastica ragiona sempre e
solo per linee esterne e territoriali allora non sembra essere
comprensibile come si può pretendere che la piramide della
scuola degli adempimenti possa condizionare la scuola
dell’autonomia.
Non sottovaluterei inoltre
il problema economico: soprattutto nel primo ciclo
dell’istruzione i vicari sono pagati poco o niente in rapporto a
quello che fanno e l’esonero molto spesso è solo parziale e
comunque non retribuisce tutto l’impegno. La questione che pongo
è: perché ci sono docenti disponibili a lavorare molto per poco?
Da dove gli viene la motivazione a fare questo? Qui vedo
insinuarsi un altro grave problema: disponibilità ed ambizione
dentro un sistema piramidale può portare la scuola ad avvitarsi
sulla sua gestione e organizzazione interna. L’eccesso di
rigidità può creare problemi molto complessi e molto faticosi da
dipanare: sbagliato è pensare che nascano dall’esterno, mentre
sono solo frutti di una organizzazione interna senza equilibrio.
Se la diagnosi è sbagliata difficilmente la soluzione sarà
giusta.
Se un lavoratore al giorno
d’oggi è disponibile a lavorare gratis o per poco io mi chiedo
perché lo faccia visto che i fondi a disposizione delle scuole
tendono sempre ad aumentare, ma non per retribuire funzioni
amministrative e gestionali che vengono di fatto delegate al
vicario. L’idea che ci sia un docente che si occupa di gestione
amministrativa e contabilizza ore, orari, progetti, impegni ecc
va spesso in collisione con l’apparato amministrativo che non
vede bene questa figura che non ha i poteri dirigenziali, ma
spesso vuole esercitarli senza una reale e possibile delega in
tal senso. Per non parlare poi della delega alla firma: perché
un soggetto senza poteri e senza assicurazione (spesso) firma
documenti che possono portare anche a danni patrimoniali,
contenziosi, condanne, ecc.? Personalmente ritengo che i
dirigenti scolastici dovrebbero dare solo autorizzazioni a
firmare “per”, rispondendo in prima persona come dirigenti di
quelle firme. Mentre invece viene delegata la firma a docenti
che non hanno alcuna titolarità e competenza giuridica per
firmare in proprio. Anche in questo caso mi chiedo chi li spinga
ad accettare tutto questo e perché?
Mi do anche la risposta: la
piramide gratifica in sé, più dei soldi.