Due milioni di anni fa la terra iblea si costituì dal fondo del mare Mediterraneo. Venne sollevata fuori dalle acque che con il loro rituale avanzamento e ritiro, mutarono completamente la configurazione di questo territorio. Quei movimenti orogenetici, quei continui sollevamenti della crosta, crearono le masse rocciose e le cave, gli spettacolari canyons dal lento digradare verso il mare, che nel tempo sono diventate fonti di ispirazioni e mete di viaggi di illustri scrittori e storici. La cima più alta delle vette iblee, monte Lauro, era un vulcano sottomarino, le cui lave toccate dall'acqua, si raffreddavano e senza cristallizzarsi formavano le tipiche rocce tondeggianti. Il Lauro e gli altri monti iblei erano terre produttrici di miele, il nettare degli dei, ricchi di melliflui timi. Teocrito racconta di boschi di querce che li ricoprivano e degli allori, gli alberi sacri alle ninfe. Oggi i boschi sono diventati dei pascoli, le foci dei fiumi non sono più navigate, ma i paesaggi di questa terra, fatti da suggestive cave, da macchia mediterranea, dai carrubi, delimitati dai muretti a secco, di campi coltivati, di riserve naturali di massi bruciati dal sole dei monti e desquamati, sono uno spettacolo unico. La terra ragusana è uno scenario multiforme, una tavola di colori e paesaggi, dove si possono percorrere quasi 100 kilometri di coste, gli altipiani di Ragusa e Modica, i tavolati calcarei, gli arenili e i promontori rocciosi, i profondi valloni dove in inverno scorrono i torrenti. Un microcosmo universale, le cui cave hanno permesso la conservazione di piccole nicchie ecologiche, grazie alle pareti a strapiombo e alla presenza dell'acqua. Natura e paesaggi che sono specchio della storia di questa terra solare e mediterranea.