La strega tra
storia e leggenda
Il ruolo di "antagonista" nelle
fiabe è spesso occupato dalla figura, inquietante ma ricca di fascino, della strega,
colei che attraverso incantesimi e riti magici provoca un improvviso turbamento
nellandamento della storia narrata, ostacolando leroe nel raggiungimento della
meta desiderata.
Ma la strega non è solo un personaggio delle fiabe; ricorre
spesso anche nelle leggende popolari e in alcuni documenti storici, in particolare quelli
risalenti al XV-XIV secolo, periodo in cui si estese ed ebbe il suo culmine il fenomeno
della "caccia alle streghe", che interessò in parte anche lItalia.
La caccia alle streghe consisteva nellarresto, nel
processo, nelle torture ed infine, se riconosciute colpevoli, nella morte (al rogo o per
decapitazione) di donne che, per svariate ragioni, venivano considerate
"streghe".
Ma chi erano le streghe? Esistevano realmente?
Secondo gli accusatori del tempo erano donne che, al
calar delle tenebre, si spostavano in volo raggiungendo in poco tempo luoghi anche molto
distanti, si riunivano in congresso, operavano malefici, si trasformavano assumendo
aspetto animale o forme mostruose. Al mattino riassumevano le loro normali sembianze.
Il padre gesuita Federico von Spee nella sua Cautio Criminalis del 1631 indicò come, una
volta arrestate, restasse a queste donne solo una lieve speranza di salvezza, poiché ogni
piccolo dettaglio della loro vita, ogni atteggiamento o parola, veniva interpretato in
modo tale da considerarle streghe, nellestremo tentativo di trovare indizi
sufficienti a sorreggere unaccusa che non aveva alcuna sussistenza. Bisogna inoltre
tener presente che molte donne, sotto tortura, o pur di sfuggire ad essa, arrivavano ad
ammettere colpe inesistenti.
Ma quali motivi potevano spingere allaccusa di stregoneria?
Si trattava forse di donne "diverse" rispetto
al resto della comunità, con problemi sociali o psichici, o semplicemente in grado di
curare alcune malattie usando infusi preparati con erbe officinali, perciò accusate di
stregoneria in quanto non usavano le tecniche mediche convenzionali.
Gli abitanti del paese di Cervarolo, in Valsesia, agli inizi
dell800, arrivarono a temere che una loro compaesana fosse una strega dai suoi
tratti somatici, solo perché aveva "una statura alta, con una faccia deforme, nera,
bitorzoluta, con una guardatura fiera, contornata da un profondo increspamento degli
angoli delle palpebre, del tramezzo delle sopracciglia e di tutta la fronte che rendevala
cupa e minacciosa, con un tono di voce sonoro e risoluto, e tutto ciò accompagnato da un
umore ipocondriaco e bisbetico"
(da LA STREGA IL TEOLOGO LO SCIENZIATO, a cura di
M. Cuccu e P.A. Rossi, ECIG, Genova, 1986)
F. Balzani ritiene che un ruolo rilevante nella nascita e nella
diffusione di queste forme di superstizione e di suggestione, che poi si riscontrano anche
in molte leggende, abbia avuto la crisi sociale del 1500/1600, quando il passaggio
dalleconomia feudale a quella mercantile influì sulle attività economiche non solo
nella città, ma anche nelle campagne.
Diminuite le fonti di reddito delle classi contadine, abbandonate anche dalla nobiltà rurale, la miseria, lignoranza e la denutrizione spinsero i contadini verso la superstizione, che li portò ad imputare i danni ai raccolti e al bestiame non a fattori naturali (conseguenza delle condizioni climatiche o del terreno o dei magri pascoli), ma come conseguenza di atti maligni, da sconfiggere solo con gli scongiuri.
Le pratiche magico superstiziose perdurarono poi nei secoli, in particolare nelle zone montane, come indica C. Triglia parlando della Valsesia: "Spesso, ad esempio, gli ammalati rifiutavano lassunzione di cibo e medicine perché la luna non era propizia. La febbre terzana e la quartana venivano curate con un curioso rimedio, detto "legar la febbre": si avvolgevano in alcune erbe gli alluci e i pollici dellammalato, che poi venivano legati strettamente con un filo di seta rossa; loperazione era accompagnata da gesti e parole magiche. [ ] Alla figura del medico, guardata con sospetto e diffidenza dai montanari, si preferiva il rimedio della vecchia guaritrice del paese, più tradizionale e convincente. A completare il quadro non mancavano folletti, streghe e diavoli, che animavano luoghi oscuri e deserti, vallate e boschi, alpeggi e ghiacciai."Daltro canto sono numerose le leggende, a metà tra realtà e fantasia, tipiche del Canavese, delle Valli di Lanzo e della Val Soana, in Piemonte. Angelo Paviolo, in un articolo pubblicato su "Oltre" spiega come questi luoghi, ed in particolare il Canavese, abbiano fama di essere terra di "masche", termine con cui nel dialetto provenzale, si indicava la strega: "Strega, piemontese stria, è dal latino striga, con cui i nostri padri indicavano rapaci notturni come il gufo, ma soprattutto la civetta, ritenuta da una credenza non del tutto scomparsa neanche oggi, annunciatrice, quindi portatrice di sciagure; masca, che nel resto del Piemonte vale soprattutto come fattucchiera o anche fantasma, in Canavese è specificamente la strega; è parole provenzale, forse di derivazione longobarda, presente già nel famoso editto di Rotari del 643 con lespressione "Stria quae est masca ". La derivazione è da mascara-maschera, con il significato di deforme imitazione del volto umano con fattezze animalesche [ ]" (da OLTRE, vd. bibliografia)
Nelle leggende delle Valli di Lanzo e Val Soana le masche erano donne apparentemente normali durante il giorno ma che, con loscurità, assumevano sembianze animalesche; erano dotate di poteri misteriosi, ma si limitavano "a fare scherzi, dispetti, a spaventare le persone, togliere il latte alle vacche, nascondere gli attrezzi da lavoro, deviare lacqua dei piccoli corsi, prosciugare fonti o imputridirle" (da OLTRE, vd. bibliografia)
Ed esistono, a prova di queste leggende, anche luoghi
ritenuti ritrovo delle masche, come Vonzo, in Val Grande, o il Pian delle Masche in Val
Soana.
E nella leggenda alcuni elementi naturali vengono trasformati in "oggetti
magici": basta pensare al Roc delle Masche a Vonzo:
"Narra la leggenda che su quel masso [il roc] solessero balzare di notte le masche
(streghe o fate) di Vonzo. Una notte decisero di trasportare il masso fino a Lanzo e di
posarlo proprio sul ponte del diavolo, per godere, il giorno dopo, dello stupore dei
lanzesi per quel prodigio.
FONTI BIBLIOGRAFICHE:
A cura di M. Cuccu e P.A. Rossi, LA STREGA IL TEOLOGO LO SCIENZIATO, Atti del Convegno "Magia, stregoneria e superstizione in Europa e nella zona alpina" Borgosesia 1983, ECIG-EDIZIONI CULTURALI INTERNAZIONALI GENOVA, 1986
Francesco Bolzoni, LE STREGHE IN ITALIA, Universale Cappelli
OLTRE