Direzione didattica di Pavone Canavese

Conchiglie

piccole riflessioni nel mare della psicologia
a cura di Daniela Bardelli

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(08.11.2003)

Anticipare i tempi
non è sempre la cosa migliore

Una lettrice ci scrive:

Sono la mamma di una bambina di nome Chiara che fino all'anno scorso ha frequentato l'asilo e con questo è il secondo anno.
Il problema che mi angoscia dopo solo i primi 10 giorni di scuola è che le maestre hanno iniziato con le prime letterine; dopo solo 10 giorni le maestre hanno inziato ha lamentarsi che mia figlia non apprende ma si mette in disparte e non socializza con gli altri bambini, ma tutto questo mi giunge nuovo perchè anzi è tutto il contrario.
Forse nello scrivere si rifiuta di farlo nonostante le mie attenzioni; ho un'altra figlia di nove anni e quindi tanto tempo non ne ho ma faccio il possibile di dedicare qulche ora anche per la piccola; il punto è che queste maestre tutti i giorni che vado a prenderla mi assillano con le stesse lamentele, addirittura  hanno fatto delle foto dove mia figlia viene ritratta in quei momenti che piange oppure con la penna in mano aiutata dalle stesse maestre

Chiedo come posso risolvere questo problema e come comportarmi anche al riguardo delle foto.

Risponde la dott.ssa Daniela Bardelli

Buongiorno.
L’elemento che maggiormente mi colpisce è sicuramente il fatto che al secondo anno della scuola materna si richieda ai bambini un impegno cognitivo ed emotivo forte per raggiungere competenze che forse non sono proprio specifiche di quel ciclo scolastico, ma mi colpisce forse di più la fatica che spesso l’adulto fa nel tenere in considerazione l’individualità del bambino con i suoi tempi e i suoi ritmi (anche se obiettivi, attività e modalità programmate hanno alla base nobili intenzioni!).
Oggi si tende a pensare in vari ambiti che l’importante sia "fare, prima possibile", come se l’anticipare i tempi potesse garantire una buona o comunque migliore qualità del risultato.
I bambini spesso vengono considerati "piccoli adulti" ancor prima di essere considerate "persone" con loro pensieri, parole, comportamenti e bisogni. E così può capitare che in un’ottica di "massima efficacia" si consideri tempo perso, ad esempio, il tempo dedicato al gioco, soprattutto al gioco non strutturato, al gioco "simbolico", al gioco inventato, salvo poi arrivare alle scuole medie e scoprire che alcuni professori progettano spazi e tempi per permettere agli adolescenti di giocare, nel senso più classico e tradizionale del termine.
Forse, una riflessione sul significato della gradualità del processo di crescita e di sviluppo, e sull’importanza del riconoscere che ad ogni momento della vita del bambino corrisponde una modalità differente di apprendimento, ci permetterebbe di mettere un po’ di "ordine" nelle nostre proposte educative al fine di permettere ai bambini di utilizzare al meglio le abilità proprie della specifica fase evolutiva agevolandone una crescita spontanea ed equilibrata.
Per quanto riguarda le foto, è possibile che siano state scattate dalle insegnanti come tentativo di fornire prove concrete delle loro parole, magari per facilitare un intervento condiviso da parte del genitore anche se credo che di fronte ad una bimba di 4 anni, inserita in una scuola materna, che piange in disparte si dovrebbe pensare a come fare per avvicinarla e contenerla sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista emotivo e non fornire di ciò una prova inconfutabile che non può provare altro se non l’estremo disagio della bambina.

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