piccole
riflessioni nel mare della psicologia
a cura di Daniela Bardelli
Primum comunicare,
quindi insegnare
Un nostro lettore ci ha scritto
Non crede che le problematiche della
comunicazione debbano essere parte integrante delle attività svolte in classe? Ovvero
formare gli insegnanti a riconoscere le metodologie idonee al superamento dei conflitti
nelle relazioni quotidiane tra alunni e nel contempo educare i bambini a prevenire i
conflitti tramite l'educazione al controllo e alla gestione della "parola", non
pensa che possa contribuire a migliorare la qualità della vita dentro e fuori la scuola ?
Questa la risposta di Daniela Bardelli
La sua riflessione mi sembra interessante ed è più
che opportuna, ma mi fa riflettere sul fatto che spesso proprio gli elementi più naturali
e spontanei, come ad esempio la comunicazione umana, vengono dati per scontate e, a volte,
creano disguidi e fraintendimenti.
Nella scuola, prima di tutto, io credo che si dovrebbe comunicare, prima ancora di
imparare ad usare, controllare o gestire la parola. E' anche compito dell'insegnante dare
ai bambini, al di là della didattica, la possibilità di esprimersi e, soprattutto,
di sentirsi ascoltati: solo chi ha sperimentato l'ascolto può permettersi di ascoltare e
quindi di entrare in relazione con l'altro senza necessariamente "farsi sentire"
alzando la voce.
Spesso, nella quotidianità, inadeguate modalità di comunicazione fanno nascere e
provocano comportamenti conflittuali e le parole non sempre li risolvono, forse perchè ci
si ferma troppo frequentemente al significato del contenuto dimenticando gli impliciti
relazionali sottostanti.
Certo, una buona consapevolezza di ciò può essere un buon punto di partenza per mettersi
in gioco e provare a migliorare la nostra vita e quella di chi ci sta accanto, e la
scuola, con tutti i suoi attori, ricopre un ruolo molto importante.