Direzione didattica di Pavone Canavese

Conchiglie

piccole riflessioni nel mare della psicologia
a cura di Daniela Bardelli

vai alla pagina principale della rubrica vai alla pagina principale della rubrica vai alla pagina principale della rubrica

Come può la scuola comunicare con le famiglie ?
L'esperienze dello "Sportello d'ascolto"

Una assidua frequentatrice del nostro sito ci ha mandato questo messaggio

Nella mia scuola, una grande scuola della seconda cintura di Torino, abbiamo attivato uno "Sportello d'ascolto", molto apprezzato da insegnanti e genitori, che ci ha aiutati a risolvere problemi di relazione-comunicazione fra scuola e famiglia.
Il problema secondo me è quello di informare correttamente i genitori su che cos'è la scuola oggi, su cosa si fa a scuola, su come si svolge la vita del bambino nelle otto o nove ore di vita scolastica.

Non sempre è facile informare adeguatamente il genitore su tutto questo: manca il tempo, manca anche l'intenzione o la motivazione, spesse volte ci si limita a dire che il bambino è svogliato o violento o impertinente o non sa accettare le regole.
E il genitore a ripetere che non è vero che il bambino picchia o dice continuamente parolacce, che a casa è bravissimo, e si stupisce molto delle parole dell'insegnante.
Come instaurare una reale comunicazione con le coppie di genitori?
Una comunicazione che chiarisca, che spieghi, che non nasconda o illuda o colpevolizzi giovani genitori, che comunque si affacciano volenterosi e fiduciosi al mondo della scuola.
E' vero, spesso gli insegnanti sono stanchi dalle ore trascorse con 25 alunni, da riunioni interminabili, da formazione o da convegni dove si dice che bisogna attivare una formazione a tappeto per tutti gli insegnanti in servizio .
Però modi migliori per una reale comunicaziuone con i genitori sono da ricercare e trovare.
Nel mio circolo le insegnanti si incontrano periodicamente con una psicologa della famiglia, invitata pure alle riunioni di interclasse con i rappresentanti dei genitori, ma questo non risolve che in parte il problema.
E tutti gli altri, quelli che non partecipanio mai alle riunioni, che alle 7,20 del mattino lasciano i figli al prescuola per correrre a lavorare, perchè lavorare bisogna pure.?

Questa è la risposta di Daniela Bardelli

La risposta alla sua domanda richiede una grossa riflessione sul significato della comunicazione e sul fatto che "una reale" comunicazione è tale soprattutto a partire dalle intenzioni; è sicuramente reale il fatto che un bambino si comporti in maniera non opportuna, magari a scuola, ed è altrettanto reale il fatto che lo stesso bambino abbia un comportamento totalmente diverso a casa (o viceversa...); una realtà non esclude l'altra e ciò che crea il problema è forse capire il perchè di questa dicotomia nei comportamenti e perchè diventa così difficile accettare il fatto che "non sia colpa di nessuno". Una "reale comunicazione" implica che ci sia la
volontà di comunicare e quindi, sicuramente, di ascoltare l'altro provando per un   momento a mettersi nei suoi panni...tentando di condividere un pezzettino della sua realtà...
Io credo che il suo porsi questa domanda sia già un passo verso un possibile tentativo di risposta...
Per quanto riguarda l'informazione ai genitori su cos'è la scuola, su cosa si fa.... forse è possibile raggiungere tutti, anche chi non ha il tempo o la possibilità di essere contattato direttamente, attraverso opuscoli
mandati  a casa attraverso i bambini, magari "scritti e prodotti" proprio da loro per i loro genitori (una specie di manuale... soprattutto per i genitori di prima elementare) ricordando e rinnovando l'importanza del ruolo
educativo della famiglia che in nessun modo e per nessuna ragione deve essere delegato, o assegnato, alla scuola.
Io credo che la cosa più importante per poter comunicare e, conseguentemente, mettersi in relazione sia la disponibilità: se ti sento aperta nei miei confronti, e quindi disponibile, magari impiego un po' di tempo ma poi mi avvicino, ti cerco e se non lo faccio è perchè non ne sento ancora il bisogno. Ricordiamoci comunque che la comunicazione è anche ascolto e che forse, per alcune famiglie, è difficile per tanti motivi intervenire direttamente, ma non per questo non c'è attenzione e voglia di partecipare alla crescita dei propri figli.
Per quelle famiglie che invece delegano e sfuggono...beh, in questo caso credo che , in fondo, per gli insegnanti non ci sia molto da fare se non continuare a "chiamare" e a rinnovare la propria disponibilità, concentrando l'attenzione sul bambino  in modo che la scuola sia per lui un posto dove "stare bene".

torna indietro