(19.02.2001)
Introduzione
Molte delle energie che gli insegnanti investono sono dirette alla costruzione di relazioni collaborative con i genitori: dialoghi e colloqui informali, riunioni e incontri programmati costituiscono momenti indispensabili e necessari per raggiungere tale scopo, anche se a volte davanti a situazioni di incomprensione essi arrivano a pensare che forse da soli sarebbero più produttivi.
Ci sono molte situazioni in cui occorre armarsi di pazienza e tuttavia questo non è sufficiente. In momenti di blocco o di difficoltà può rivelarsi utile sospendere la riflessione sui contenuti di una comunicazione e concentrarsi sullo stile comunicativo che si è assunto nonché sulla relazione che si sta creando.
Luso di interventi comunicativi professionali, che utilizzano abilità di counselling , può consentire ad una situazione ferma e rischiosa quel movimento necessario per far procedere il dialogo e permettere un primo punto di arrivo comune tra insegnante e genitore.
Le comunicazioni difficili
Una realtà ricorrente è quella che vede i docenti impegnati a
comunicare ai genitori alcune difficoltà riscontrate nel comportamento e
nell'apprendimento del figlio.
Gli insegnanti dedicano attenzione ai tempi e ai modi per iniziare la loro comunicazione,
ma può accadere che, non appena pronunciano le prime frasi, il genitore risponda fornendo
una spiegazione degli atteggiamenti del bambino costellata dalle certezze più assolute.
Sono situazioni in cui i docenti sono tentati di dire tra di loro: "Vorrei riprendere
il comportamento del ragazzo con una telecamera, almeno il genitore non potrebbe più
negare".
Ma che cosa possono fare di fronte alla convinzione del genitore di conoscere la verità
assoluta ? Innanzitutto è fondamentale che si impegnino per mantenere la relazione
attraverso l'uso di abilità comunicative finalizzate a non contrapporsi davanti alla
presunta verità dell'altro e a non cadere nella trappola della dimostrazione di ciò che
dicono con prove oggettive.
Nelle comunicazioni difficili latteggiamento spontaneo, che costituisce una grande
risorsa in altri momenti del lavoro degli insegnanti, va abbandonato per lasciare il posto
ad interventi di comunicazione consapevole.
Un esempio concreto
Ecco un esempio concreto che come protagonisti due insegnanti e un
genitore impegnati in una comunicazione difficile.
Gli insegnanti(I.): Buongiorno, come sta?
Il genitore(G.): Bene grazie, perché mi avete chiamato, cè mica qualche
problema
.vero? (con tono ammiccante)
I.: Nooooo
.in generale va bene, suo figlio è un bambino intelligente che ha molte
potenzialità
però dovrebbe calmarsi un po. Sa, non sta mai seduto, si alza
continuamente, gli cade tutto dal banco, ogni foglia che cade lui la vede
. capisce
che se avessimo solo lui in classe va bene, ma con il resto che c'è da fare
.".
A questo punto il genitore interrompe e dice: "Ma mio figlio non è mai stato
così
è da quando prende quei medicinali
lo agitano un sacco. Forse io e mia
moglie non ve lo abbiamo detto, ma il bambino ha un problema di salute e il medico gli fa
prendere due pastiglie al giorno che influiscono sul suo comportamento. Lho letto
anche nel foglietto, anzi domani vi faccio una fotocopia così leggete anche voi. Dovete
avere pazienza la situazione è cosi
fino a quando prende il medicinale".
I.: Ah
.ma
fino a quando il bambino deve fare questa cura?
G. : Eh, il dottore ha detto che lo tiene sotto osservazione per un po e poi vediamo
come va, comunque saranno necessari dei cicli di cura, probabilmente fino a fine
anno
.".
Non esistono possibilità
Questa è una delle tante esperienze vissute e raccontate dagli
insegnanti nei corsi di formazione al counselling, esperienze ricche e stimolanti che
permettono una riflessione su quali atteggiamenti e quali comunicazioni possano rivelarsi
più efficaci per il mantenimento della relazione tra insegnanti e genitore e per la
costruzione di un progetto condiviso.
In questo caso il genitore non nega quanto gli insegnanti affermano ma ha la certezza
della causa del comportamento del figlio, escludendo così ogni possibilità di lavoro e
di intervento comune.
Non esistono possibilità: il bambino è così perché assume farmaci.
Anche se gli insegnanti hanno un'ipotesi diversa o hanno l'informazione che anche alla
materna il bambino si comportava così, la comunicazione del genitore non lascia spazio ad
altro ed essi si ritrovano con la domanda: e ora che cosa facciamo?