Direzione didattica di Pavone Canavese

Counselling


(28.01.2001)

 

Il punto di vista del counsellor
sui luoghi comuni che coinvolgono la scuola
A cura di Ernestina Parente

 

Autori e ….vittime

La scuola, come anche altri sistemi umani, è protagonista e vittima allo stesso tempo di numerosi luoghi comuni.
Il loro utilizzo costituisce una modalità comunicativa che usiamo nelle conversazioni informali e nelle comunicazioni professionali, a volte in modo consapevole e altre senza rendercene conto.
In questo spazio dedicato al counselling desidero aprire una riflessione in chiave sistemica di quali sono gli effetti che provoca l’uso non ragionato dei luoghi comuni nelle relazioni di lavoro. L’obiettivo che mi prefiggo non è quello di eliminarli ma di rendere i professionisti della scuola consapevoli della funzione che rivestono quando sono inseriti in un intervento comunicativo il cui fine ultimo è un cambiamento. E spesso il cambiamento è molto difficile da attuare.

Parlare per luoghi comuni fa parte della nostra quotidianità, costituisce un modo per rapportarci agli altri, è un tentativo di dare risposte a chi sembra chiedercele.
E' un tipo di comunicazione che non aggiunge aspetti di contenuto alla relazione con il nostro interlocutore. E a volte va bene così.

In quante situazioni abbiamo sentito e/o detto:

Sono tutti viziati i bambini di oggi, i genitori non sanno più educare…

La prova che conferma che il luogo comune non crea informazione, consiste nel fatto che le frasi che pronuncia l'altro le potremmo pronunciare noi stessi e viceversa. Usare i luoghi comuni non aumento il nostro bagaglio di conoscenze e non cambia nulla nel sistema informativo personale.

Se provassimo a spaziare con la mente tra un ambiente lavorativo ed un altro, probabilmente, riusciremmo a trovare luoghi comuni tipici per ogni contesto.

Anche il mondo della scuola si caratterizza per la presenza di alcune "frasi", di cui gli insegnanti a volte sono vittima, a volte ne sono gli autori. Ecco alcuni esempi tratti dal mio repertorio di counsellor scolastico. Basta decidere da dove partire.

Gli insegnanti della scuola dell'infanzia sono convinti che le educatrici dell'asilo nido (e ricordate, loro non sono insegnanti…) assistano i bambini e non abbiano alcun lavoro educativo da svolgere. Gli insegnanti di scuola elementare pensano che alle colleghe della scuola dell'infanzia non occorra avere molta professionalità, in fondo non è compito loro insegnare a leggere e a scrivere ai bambini….

E poi man mano che si sale negli altri gradi scolastici se ne trovano ancora altri. I docenti della scuola elementare pensano :
gli insegnanti della scuola media non si preoccupano tanto della relazione con i bambini, ma solo di insegnare le loro materie. E così via fino alle superiori dove, si sa , di professionalità pedagogica ce n'è propria poca.

E questi ultimi a loro volta pensano che l'insegnamento nella materna e nella scuola primaria non richieda una grande elaborazione culturale. Il cerchio, formato dall’inanellamento dei luoghi ….più comuni, si chiude. Ma solo apparentemente, perché altri se ne aprono e hanno come attori i genitori, i dirigenti scolastici, gli operatori, gli allievi, i direttori amministrativi, i funzionari dell'ufficio provinciale, gli psicologi dell'ASSL, gli assistenti sociali…

Insomma andare a caccia di luoghi comuni non é difficile.


L'impossibilità che qualcosa sia diverso

Ma che cos'è un luogo comune?
E' lo spazio dell'immaginario collettivo, quello che quando è rievocato consente di condividere con gli altri le emozioni, i desideri, le speranze, le rabbie.
Spesso i luoghi comuni si usano inconsapevolmente. Nascono dalla generalizzazione e dalle interpretazioni che sono operazioni della nostra mente funzionali ed economiche ma talvolta un po’ azzardate. Già perché se il nostro pensiero si cristallizza su un luogo comune ne risente la nostra percezione della situazione o della relazione in cui siamo coinvolti. In poche parole non ci consente di andare oltre; si crea quasi sempre l'impossibilità che qualcosa possa essere diverso da come percepiamo e, quindi, senza via di uscita.

Cosa possiamo fare?
Possiamo farci stuzzicare dall’idea che quando qualcosa ci sembra impossibile, come ad esempio un comportamento, una risposta o una cosa negata…dietro ci potrebbe essere altro che non conosciamo. In quel momento può rivelarsi utile rendersi consapevole se stiamo ragionando per luogo comune e se questo modo di pensare ci ingabbia in una sola descrizione della situazione.

Alcuni esempi?

Praticamente usare i luoghi comuni ci fa cadere nel rischio di banalizzare e ci impedisce di cogliere le differenze, operazione quest'ultima che è essenziale per smuovere una situazione di cui non vediamo la via d'uscita.
Ma non basta: il fenomeno della profezia che si autoavvera è in agguato. Il tipo di comunicazione che emettiamo e il modo in cui ci relazioniamo nei confronti della persona che abbiamo reso vittima del luogo comune, sarà orientato in modo tale che l'altro si comporti proprio come avevamo pensato, confermando in tal modo la nostra ipotesi di:
…madre che trascura il figlio, dipendenti del Provveditorato tutti scostanti e aggressivi, colleghe solo fortunate con la classe…

Ricordiamoci che banalizzare semplifica la realtà ed annulla il carattere di complessità che caratterizza i sistemi umani, inclusa la scuola.
Saper mantenere la curiosità e l’interesse per la particolarità della situazione che in quel momento preciso ci viene portata, saper cogliere anche solo una differenza con tutte le altre situazioni simili fino a quel momento affrontate… permette di avviarci verso un percorso nuovo da costruire con l’altro. E tutto questo può costituire il punto di partenza per individuare anche una piccola parte di cose da condividere. Sarà quella minima parte di condivisione che getterà le basi per costruire una relazione significativa e importante affinché avvenga un cambiamento.
Vogliamo fare una proposta ai lettori della nostra rubrica. Se avete in mente qualche luogo comune o comune e… originale inerente alla scuola , che avete sentito o anche pronunciato, inviatecelo. Proveremo a crearne una raccolta e a proporne una lettura. Valgono, naturalmente, anche i relativi commenti.

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