Direzione didattica di Pavone Canavese

Counselling


(14.11.2001)

Francesca e la regola svelata
di Brunetta Barberis

Abbiamo pensato di aprire la nostra rubrica alle esperienze e alle riflessioni di alcuni colleghi allo scopo di socializzare la pratica del counselling sistemico attraverso la descrizione di situazioni concrete.
Questo primo contributo evidenzia il rapporto tra descrizioni diverse e cambiamento ed è stato curato da Brunetta Barberis, insegnante e counsellor sistemico.

 

Francesca e la regola svelata

Da anni lavoro in una scuola materna in cui mi occupo di bambini con disturbi di relazione e ho avuto occasione di interessarmi al caso di Francesca, una bambina con persistenti difficoltà di inserimento a distanza di tre quattro mesi dall’inizio dell’anno scolastico.

La descrizione della bambina a scuola

Il comportamento della bambina appariva il seguente:

  1. viso privo di ogni espressione
  2. con le mani si toccava ripetutamente il viso e la pancia
  3. non partecipava al gioco dei compagni
  4. non accettava il riposo pomeridiano e vi si opponeva piagnucolando inconsolabile
  5. non utilizzava giochi o materiali della sezione, rimanendo seduta ad un tavolino o in piedi immobile per ore
  6. non accettava contatti fisici né con gli adulti né con i compagni
  7. al momento del distacco dai famigliari (nonni e papà, in quanto la mamma non poteva accompagnarla) ogni mattina Francesca proponeva il seguente comportamento: si alzava la gonna, la maglia, abbassava calze e mutande lamentandosi del fatto che non erano a posto; il famigliare a questo punto metteva a posto gli abiti ma senza successo; lo stesso comportamento veniva ripetuto fino a quando , in lacrime non veniva "consegnata" all’insegnante. Francesca dopo pochi minuti si rivestiva autonomamente.
  8. aveva molta cura del proprio aspetto fisico (vestiti, capelli) e accettava di parlare con le insegnanti solo di questi argomenti

Francesca e i suoi famigliari parlavano di loro stessi attraverso alcuni segnali di facile interpretazione: accuratezza nel modo di vestire, pulizia personale, capelli in ordine, ecc. Con questa immagine sembravano voler comunicare il buon funzionamento del sistema famigliare.
Abbigliamento e cura del corpo si padroneggiano con facilità, sono segnali che tutti leggono immediatamente e con i quali si può pensare di ottenere un feed-back "sicuro scontato".
Questo è certamente vero se congruo con gli altri segnali verbali e non verbali; in questo caso la bambina proponeva un "non comportamento" al fine di mimetizzarsi, ma in una situazione di interazione tutto ha valore di messaggio e per quanto si sforzasse, con il silenzio e l’immobilità comunicava con l’esterno. I segnali comportamentali non erano conseguenti per cui il tentativo non sortiva l’effetto voluto e finiva anzi per creare un senso di fastidio complessivo.
Si percepiva "qualcosa che non andava".
L’elemento evidente, era che la definizione della relazione costituiva per la bambina e per i famigliari l’aspetto prioritario.
Ulteriore conferma di quanto detto era rappresentato dal fatto, già ricordato, che dopo alcuni minuti dall’allontanamento dei parenti, Francesca si metteva in ordine i vestiti in piena autonomia.
Altro aspetto degno di nota della relazione fra Francesca ed il famigliare di turno era rappresentato dalla situazione competitiva che assumeva il loro comportamento in un crescendi simmetrico molto evidente.

Le informazioni sulla famiglia

Al momento in cui sono stata coinvolta nella vicenda le informazioni in possesso della scuola erano le seguenti:

  1. i genitori erano separati da quando Francesca aveva quattro mesi
  2. il padre viveva con i suoi genitori
  3. Francesca viveva con i nonni paterni durante il giorno e la mamma la "ritirava" la sera dopo cena "perché lavorava"
  4. i nonni avevano richiesto l’iscrizione di Francesca in quella specifica sezione, perché " lì erano presenti molti figli di coppie separate"
  5. secondo il nonno la frequenza della scuola materna sollevava lui e la moglie dall’impegno costante che fino ad allora Francesca aveva richiesto
  6. il papà e i nonni lamentavano le difficoltà che incontravano nell’educazione della bambina che segnalavano come "molto capricciosa e sempre insoddisfatta"
  7. alle riunioni di sezione partecipavano entrambi i genitori dimostrando accordo e armonia
  8. Francesca parlava della sua casa come se mamma e papà vivessero insieme; ma alla domanda com’è la tua stanza? Rispondeva chiedendo in quale casa?

Il valore delle informazioni

Gli eventi, così come raccontati dai nonni, erano organizzati in maniera tale da evidenziare una classica situazione "stimolo-risposta": la mamma non poteva occuparsi della bambina e allora loro rispondevano garantendo col necessario senso di responsabilità l’assistenza a Francesca.
Non si trattava di discutere se questa punteggiatura fosse buona o cattiva; è evidente che però che essa organizzava gli eventi in un determinato modo ed era quindi vitale per l’interazione fra i nonni e la scuola alla quale chiedevano adesione.
E comunque, un punto di partenza deve pur esserci nella descrizione di un qualsiasi evento: da qualche parte bisogna pur cominciare.
Allo stesso modo la scuola attribuiva valore e significato alle informazioni ricevute e interpretate "ristrutturandole" sulla base delle proprie categorie al fine di individuare la "causa" del comportamento di Francesca.
Il ragionamento era: siccome la mamma non è presente in modo significativo e delega l’educazione della figlia; siccome il padre ha perso la sua connotazione di genitore tornando ad essere figlio; siccome i nonni segnalano insofferenza per la situazione creatasi…allora Francesca soffre.
Se si accetta la descrizione causale si finisce con il rendere immutabile la situazione, non si ricercano vie di uscita, si rinuncia al cambiamento perché si conosce " chi è la causa del male , chi è il colpevole". In questo modo, avendo individuato i "colpevoli" certi di "sapere tutto", gli insegnanti richiedevano al padre e ai nonni un comportamento ritenuto più adeguato ai bisogni della bambina: maggiore disponibilità, più dolcezza, più attenzione alle manifestazioni emotive.
In questo modo non si faceva altro che ri-punteggiare gli eventi proponendo un’altra "realtà oggettiva". I famigliari sfuggivano tale interpretazione negandola e riproponevano la loro punteggiatura rinforzando in tal modo il punto di vista della scuola in un circolo vizioso.
Le diverse "realtà" - quella dei nonni e della scuola - non sono realtà in sé , non derivano da proprietà fondamentali on da fenomeni osservabili, ma sono determinati dalle opinioni. La verità, come ha osservato Saint-Exupèry, non è ciò che scopriamo ma ciò che creiamo. E’ dunque una cosa ben diversa dall’ipotesi semplicistica ma abbastanza diffusa che esista una realtà oggettiva da qualche parte là fuori: reale è ciò che un numero sufficientemente grande di persone ha convenuto di definire reale.

Il cambiamento

Tornando al caso di Francesca questi erano i motivi che impedivano il cambiamento.
Cambiamento che si è reso possibile solo nel momento in cui è stato svelato il "segreto", in cui è venuta alla luce la regola sottesa ai loro comportamenti : "Francesca non deve soffrire per le colpe dei genitori, cioè per la loro separazione".
Questa era la "vergogna famigliare" che non era mai stata rivelata a Francesca la quale perciò con il suo comportamento assente, assorbito nei suoi pensieri, apatico "…esprimeva uno sconvolgimento profondo, che il bambino non ha parole per esprimere. Il bambino deve sentirsi implicitamente autorizzato a parlare del problema , grazie alle parole che i genitori gli avranno dato per parlare con le persone estranee alla famiglia" (Francoise Dolto, citata da S. Quadrino in "Capire capirsi" pag.210)
Il sistema familiare aveva adottato questo comportamento al fine di proteggere Francesca e non farla soffrire per le difficoltà di coppia dei genitori, ma non è possibile nascondere la realtà e il messaggio contraddittorio che la bambina riceveva la poneva in una situazione di conflitto interno drammatici: credere a quanto si vede e si percepisce rifiutando il segreto dei genitori e scontrandosi con essi oppure distorcere la "realtà" ed aderire al mito della famiglia modello? Francesca aveva dovuto accettare questa modalità, aumentando così la sua confusione e la sfiducia in se stessa e sospendendo i rapporti con il modo esterno.

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