(03.08.2012)
Chiarante,
mente critica
di Maurizio Tiriticco
Il 31 luglio è
morto Giuseppe Chiarante, politico di lungo corso che negli anni Settanta
svolse un ruolo significativo nel processo di riforma della scuola italiana.
Il percorso politico di Chiarante è stato molto complesso e travagliato.
Democristiano dossettiano agli inizi degli anni '50 si avvicinò alla cultura
comunista alla fine di quello stesso decennio:
Parlamentare del PCI dal 1979 al 1994 fu anche direttore di due prestigiose testate, Rinascita e Critica marxista.
Nel 1999 uscì dai
DS perchè non condivise il sostegno del Governo D'Alema alla Guerra in Kossovo.
A Maurizio Tiriticco abbiamo chiesto un ricordo di Chiarante (red).
Con Giuseppe
Chiarante ho avuto un'ottima frequentazione quando coordinava la sezione scuola
del Pci.
Erano gli anni Settanta e dovevamo correggere tutta una serie di "errori" che
riguardavano il difficile avvio e poi la difficile tenuta della scuola
dell'obbligo ottonnale!
E non fu un caso che giungemmo a quella legge 517 del '77 con cui avviammo un
processo valutativo tutto nuovo (cancellammo voti e pagelle e li sostituimmo con
giudizi e schede).
Ma le attenzioni maggiori in quegli anni erano per la riforma della scuola
secondaria: i "dieci punti di Frascati", varati nel 1970 in un convegno
internazionale organizzato dal Cede diretto allora da Aldo Visalberghi,
costituivano una piattaforma di discussione e di elaborazione molto intensa.
Erano gli anni della programmazione educativa e didattica e delle prime
sperimentazioni.
Chiarante e Raffaele Sciorilli Borrelli, che coordinava la sezione, mi
affidarono il compito di stendere un documento sulla sperimentazione (la norma,
l'esistente, il possibile, il contrasto delle "sperimentazioni selvagge"),
documento che poi discutemmo e che fu anche apprezzato. E meritai un viaggio...
"premio"!!! Era il 1978, se non erro!
Eravamo attenti a quanto accadeva nelle scuole europee (l'allora Cee aveva il
limite di occuparsi solo di formazione professionale) e anche in quelle dei
Paesi "socialisti" di oltre cortina. L'Ungheria presentava una situazione
interessante per quanto riguardava sia l'istruzione tecnica che quella liceale,
su cui da sempre c'era un certo appeal; ed era allora uno dei Paesi meno
conformisti rispetto alla pervasività dell'Unione Sovietica.
La delegazione era diretta da Chiarante e ne facevano parte tra gli altri, io,
Vincenzo Magni, Roberto Maragliano, Andrea Margheri.
Avemmo incontri ad alto livello istituzionale (il ministro in persona e alcuni
specialisti del settore educativo) e poi visitammo aziende (sul versante della
esperienze che potremmo chiamare di scuola-lavoro) e più scuole dei diversi
ordini.
Particolarmente interessante fu la visita al liceo Szent Làszlò, di Budapest,
molto famoso perché era ed è attiva una classe bilingue italo-ungherese.
L'accoglienza fu addirittura festosa!
Parlare in italiano con italiani per quelle studentesse (non ricordo quanti
fossero i maschietti) fu una cosa eccezionale!
E declamare Paolo e Francesca all'unisono, noi e loro, fu una cosa veramente
eccezionale e commovente.
Di quel viaggio discutemmo poi a lungo al nostro ritorno e ne facemmo un
bilancio più che positivo.
La mia frequentazione con la sezione scuola continuò fino a quando Chiarante
passò ad altri impegni e la sezione passò ad Occhetto.
E poi un breve percorso accidentato fino alla Bolognina dove Chiarante dichiarò
il suo profondo dissenso contro la scelta di cambiare nome al partito.
Io fui con lui. E ancora mi chiedo: a che pro quella scelta? Ma questo è un
altro discorso che con Giuseppe non potrò più fare!