(07.12.2009)
Quel
crocifisso
che da duemila anni parla d’amore
di Luigi Mariano Guzzo
Ora che il
clamore mediatico si è sgonfiato è bene ritornare sulla questione del
crocifisso nelle scuole. A sangue freddo si ragiona infatti molto meglio.
La
Corte Europea dei diritti dell’uomo, accogliendo il ricorso di una cittadina
italiana di origini finlandesi, Soile Lautsi, ha emesso, come è noto, nelle
scorse settimane una sentenza provvisoria contro l’Italia per la presenza
dei crocifissi nelle aule scolastiche.
Il
crocifisso infatti, secondo la Corte, violerebbe su due punti la Convenzione
per i diritti dell’uomo: il diritto dei genitori di educare i loro figli
alla luce delle loro personali convinzioni religiose (articolo 2, protocollo
1 – diritto all’istruzione) e la libertà religiosa dei bambini (articolo 9 –
libertà di pensiero, di coscienza, di religione).
La
Sentenza della Corte di Strasburgo appare un ennesimo linciaggio contro le
radici evidentemente cristiane sia dell’Italia che dell’intera Europa.
L’allora cardinale Joseph Ratzinger, nel 2004, in un intervento nella
cattedrale di Bayeux, in Francia, così si esprimeva: “E’ incontestabile il
ruolo storico della fede cristiana nell’aver dato vita all’Europa”. E
aggiungeva: “Chi oggi vuole costruire l’Europa come roccaforte del diritto e
della giustizia che sia valida per tutti gli uomini di tutte le culture, non
può richiamarsi ad una ragione astratta che non conosce nulla di Dio”
(Joseph Ratzinger, “Europa. I suoi fondamenti oggi e domani”, Ed. San Paolo,
2004).
Il crocifisso nelle aule italiane non lede la libertà religiosa di alcun
individuo. E’ simbolo della cultura e della tradizione di un popolo. E non è
possibile spazzare con una sentenza millenni di storia di una nazione.
Non a caso il Consiglio di Stato nel 1988 aveva confermato la legittimità
dell’esposizione del crocefisso che rappresenta la civiltà e la cultura
cristiana nella sua radice storica.
E nel 2006, sempre il Consiglio di Stato, aveva anche osservato come il
crocifisso esprime “l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di
rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei
suoi diritti, di riguardo alla sua libertà, di autonomia della coscienza
morale nei confronti dell’autorità, si solidarietà umana, di rifiuto di ogni
discriminazione che connotano la civiltà italiana”. La sua esposizione
quindi richiama a valori che “soggiacciano ed emergono dalle norme
fondamentali della nostra Carta Costituzionale, delineanti la laicità
propria dello Stato italiano”.
Una prospettiva che rende così giustificata la presenza del crocifisso sia
per i credenti che per i non credenti.
Il crocifisso quindi nelle aule italiane ha diritto di cittadinanza. In caso
di rimozione (forzata) non sarà certo la fede di alcuni a vacillare, ma la
cultura della nostra nazione.
Togliendo il crocifisso per il richiamo ad una errata laicità fomentata da
una minoranza dell’opinione pubblica verrà cancellata via tutta la nostra
storia e la nostra identità. Diventeremo una nazione che avrà perso la sua
anima.
La civiltà italiana, ed europea, si è sviluppata ed è cresciuto all’ombra di
quel crocifisso che incarna i valori fondanti della nostra intera nazione.
E non si tratta solo di un’identità italiana ma, abbiamo già detto,
addirittura continentale.
Tutti conosciamo la bandiera europea: un cerchio di dodici stelle su uno
sfondo blu. Ebbene pochi sanno però che lo stemma è di ispirazione mariana.
Il bozzetto fu preparato dal grafico alsaziano Arsène Heitz, molto devoto
alla medaglia miracolosa di Suor Caterina Labouré.
Il blu dello sfondo della bandiera richiama proprio il colore mariano, il
colore del cielo. E le dodici stelle riprendono un’immagine che ci da San
Giovanni nell’Apocalisse, capitolo 12: “Apparve un segno grande nel cielo:
una donna vestita di sole e sul suo capo una corona di dodici stelle”.
L’Europa veniva così ad essere affidata nelle mani della grande Mamma
Celeste. Un secondo particolare ancora: la bandiera fu approvata dall’Europa
Unita proprio l’8 dicembre 1955, per i cristiani cattolici il giorno della
solennità dell’Immacolata Concezione.
Il nostro mondo, il nostro territorio, parla di Cristo. La venuta del Figlio
dell’Uomo, indipendentemente dal credere o meno, ha ridisegnato i confini
della storia. Ha rimodellato la cultura in cui viviamo.
Benedetto Croce nel suo celebre saggio “Perché non possiamo non dirci
cristiani”, nel 1942 scriveva: “Il Cristianesimo è stato la più grande
rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuto. Nessun’altra regge al
confronto. Rispetto a lei tutte sembrano limitate”.
Perché quindi togliere il crocifisso dalla aule italiane?
Qualche giorno addietro una professoressa mi ha raccontato di aver trovato
sulla cattedra di una classe, quando i ragazzi erano già usciti da scuola,
un crocifisso rovesciato con di sopra due fogli di giornale per nasconderlo.
Perché? Già… perché tanta intolleranza?
Il problema è che il crocifisso ancora parla a tutti noi.
E’ la storia di amore di un Dio vittima dell’odio dell’uomo. Ingombrante,
scomodo, d’impaccio, dice molto. Sarà per questo che lo vogliono togliere?
L’uomo lo vuole levare. Eppure Lui rimane. Fino all’ultimo sarà con noi.
Come da duemila anni sta facendo! Non ci potrebbe essere amore più grande.