(26.01.2014)
Decisamente
avanti
Diplomarsi a 18 anni con successo
di Giuseppe Adernò
La storica sala del
Mappamondo al Palazzo Montecitorio ha ospitato un seminario di studio dal
titolo;’Diplomarsi con successo a 18 anni’.
L’iniziativa promossa dall’On. Milena Santerini del gruppo “Popolari per
l’Italia”, membro della VII commissione Istruzione alla Camera dei Deputati, ha
avuto un notevole successo, anche per la partecipazione degli studenti di alcune
scuole interessate alla sperimentazione, condivisa dal Ministero Maria Chiara
Carrozza, la quale ha partecipato ai lavori esponendo una chiara visione di
scuola, capace di guardare al futuro e preparare gli studenti alla professione e
al lavoro, educandoli al cambiamento, alla ricerca, alla creatività e al
confronto con le esperienze degli altri Paesi.
La constatazione che la scuola occupa un posto marginale nella vita del Paese,
mentre ne costituisce l’anima e la linfa vitale sollecita una puntuale revisione
del sistema che si alimenta d’innovazioni e di sperimentazione per mettere “la
scuola al centro”.
La motivazione principale del Liceo in quattro anni s’indirizza verso la ricerca
di una migliore qualità dell’istruzione che ben coniuga economicità ed
efficienza nella prospettiva degli orizzonti internazionali, superando anche le
altre motivazioni che fanno riferimento all’equiparazione del sistema scolastico
italiano ai modelli europei che prevedono 12 anni di scuola anziché 13, e che la
riduzione di un anno di scuola produce un risparmio per la spesa pubblica.
Aiutare gli studenti a guardare il futuro, a scoprire e valorizzare i propri
talenti, a misurarsi rispetto alle competenze acquisite da spendere in una
società multiculturale e aperta all’internazionalizzazione, è certamente un
grande impegno che coinvolge l’intero sistema scolastico e che attraverso il
progetto definito “Liceo breve”, coinvolge studenti e docenti nella sfida di una
sperimentazione innovativa.
La “sperimentalità” nella scuola, ha detto Luisa Ribolzi, dell’Università di
Genova, dovrebbe essere il metodo specifico e peculiare del “fare scuola” e va
ben oltre i molteplici tentativi di modifica degli ordinamenti e delle strutture
impiantistiche dell’organizzazione del sistema scolastico, spesso frenate,
rallentante o fallite, per aver dato maggiore attenzione alla quantità delle
materie, delle ore, delle cattedre, anziché alla qualità del processo formativo.
Puntuali ricerche confermano che i tempi di apprendimento non dipendono dal “
tempo scuola” e che gli esiti scolastici non sono corrispondenti e correlati al
tempo trascorso sui banchi di scuola, bensì alle metodologie adottate ed alle
competenze acquisite.
“La cultura è tutto ciò che rimane dopo che è passato il marasma della scuola” si legge nell’Enciclopedia e una massima di saggezza afferma che “il tempo è necessario per far maturare le nespole e non le teste degli uomini”.
“Passare dal paradigma delle conoscenze a quello delle competenze” ha detto l’on. Santerini, costituisce la scommessa della scuola italiana che ha necessità di meglio modulare l’azione didattica nell’intero ciclo dell’istruzione e non solo dell’ultimo anno.
La proposta del Liceo in quattro anni, che non vuol dire fare le stesse cose in minor tempo, bensì riformulare gli obiettivi e costruire percorsi di competenze adeguati ai bisogni degli studenti, mediante piani di studio personalizzati, trova giustificazione anche alla luce degli esiti positivi ottenuti nei Paesi, dove da decenni viene adottato con successo tale modello organizzativo e la riduzione di un anno curriculare ha prodotto un ripensamento del curricolo e positivi benefici all’intero ciclo formativo. Gli studenti al termine del percorso risultano meglio formati e più consapevoli delle scelte future. L’esperienza della scuola canadese nell’Ontario, citata da Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli di Torino, incoraggia e favorisce il progetto e consente di rimodulare la gerarchia delle motivazioni che lo giustificano. Non sono, infatti, solo motivazioni di risparmio o di allineamento al sistema europeo, bensì diventano vere priorità: il ripensamento interno dei saperi e la revisione del sistema formativo nell’ottica di una migliore qualità.
Rendere gli studenti
protagonisti del cammino formativo costituisce l’obiettivo primario e come ha
detto il Prof. Giuseppe Colosio, ex direttore generale dell’USR Lombardia,
collaboratore del “G. Carli” di Brescia, “sono proprio gli studenti i veri
titolari del progetto, perché pienamente coinvolti nel percorso formativo e
nelle scelte che man mano vengono effettuate”
Conseguire il “successo” significa dare agli studenti l’opportunità di
realizzare al meglio le proprie aspirazioni e se tutto ciò potrà avvenire in 18
anni ben venga. Conseguire la meta e raggiungere il traguardo in anticipo sono
l’aspirazione di tutti i campioni. Premiare chi è più dotato e stimolare
maggiori interessi tra gli studenti, attori nella vita scolastica, è certamente
una nota di qualità, che non sempre trova applicazione.
Non mancano le perplessità, i dubbi, le incertezze e le difficoltà
nell’attuazione del progetto, ma l’entusiasmo di coloro che sono stati pionieri
nel progetto danno sicurezza e speranza.
Le riflessioni dei proff. Paolo Ferratini di Bologna, Pietro Bosello di Varese,
e del preside Paolo Mazzoli di Roma, membro della segreteria del Sottosegretario
Rossi Doria, hanno contribuito alla definizione del progetto e alle possibili
soluzioni circa gli esiti e gli sviluppi della scuola italiana, per meglio
utilizzare i docenti che sarebbero in esubero a causa della riduzione di posti.
Rimane primaria la necessità di offrire nuove opportunità formative agli
studenti nel quinto anno-ponte per l’Università o per l’inserimento nel mondo
del lavoro.
Confermano la bontà del progetto, le testimonianze dei tre istituti paritari già avanti nella sperimentazione: “Collegio San Carlo” di Milano, (liceo internazionale per l’intercultura) “Guido Carli” di Brescia, (liceo internazionale per l’impresa) “Olga Fiorini” di Busto Arsizio, (liceo internazionale per l’innovazione) dove i primi risultati conseguiti confermano migliore qualità formativa, motivazione e impegno tra gli studenti, ricerca innovazione metodologica tra i docenti. Positive risultano, inoltre, le attese degli istituti statali: “Tosi” di Busto Arsizio, “Anti” di Verona e “Majorana” di Brindisi che inizieranno nel 2014-2015, insieme al Liceo paritario “Don Bosco” di Catania che intende associarsi all’innovazione.
Ecco, quindi, avviato il percorso di un progetto innovativo che merita di essere messo in atto, con i dovuti controlli e monitoraggi da parte del Ministero, così da essere sempre più migliorato nell’attuazione, efficiente e coerente con le intenzionalità degli obiettivi e la qualità dei risultati attesi.