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Direzione didattica di
Pavone Canavese |
(01.11.2005)
Vorrei essere un
virus...
di Paola Limone
Non posso che condividere quanto scritto da Marco Guastavigna nel
suo "Per
questanno non cambiare" del 31-10-2005. Sono più che
mai necessari una riflessione sullutilità didattica delle tic ed un bilancio delle
attività svolte e dei risultati raggiunti.
Provo a fare il punto della situazione per quanto riguarda la mia
realtà scolastica (scuola primaria).
- Per laspetto puramente tecnico, non credo davvero si possa
parlare di inseguimento di tecnologie sempre più avanzate, quanto piuttosto di
accanimento terapeutico su macchinari vecchi e maltrattati. Le ore di assistenza sono
poche e spesso utilizzate per risolvere il piccolo o grande guaio del momento, senza un
progetto a più ampio respiro. Soluzioni tecniche ad onor del vero sono state più volte
segnalate dallamico e collega Dario Zucchini del Majorana (se ne può leggere un
assaggio alla pagina http://blog.dschola.it/?p=56#comments), e spero
possano essere utili a molti colleghi impegnati nella battaglia della sopravvivenza dei
laboratori.
- Le Indicazioni nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Primaria lasciano ampia libertà
dazione per quanto riguarda luso delle tic nella didattica, pertanto non è
accettabile lansia di voler inserire nella programmazione di Istituto e/o di classe
obiettivi e contenuti delle ore di informatica. Ben più importante è riflettere
sul nostro metodo di insegnamento, a mio parere ancora troppo spesso di tipo frontale,
poco costruttivo e collaborativo. Se poi la tecnologia può darci un aiuto, ben venga
luso di programmi specifici e di strategie duso del web.
- E tragico constatare come la maggior parte degli insegnanti si
sia iscritta e si iscriva nel corso di questi anni a corsi di informatica con la sola
richiesta pressante di imparare a fare, spesso senza interessarsi alle reali
implicazioni che le nuove competenze potranno avere nella loro attività didattica, quasi
sempre senza leffettiva volontà di approfondire individualmente, in poche parole di
studiare e mettersi in discussione. Alla presentazione dei corsi che avrei tenuto nel
corrente anno scolastico presso il mio Circolo, dopo aver più volte ribadito che
lobiettivo principale sarebbe stato quello di una riflessione metodologica, mi sono
sentita dire da una collega "bene, io vorrei tanto approfondire Publisher"
Concludendo, è il caso di arrendersi? Personalmente non lo credo,
qualcuno con cui condividere ideali e collaborare cè sempre ed ho adottato una mia
personale strategia: cerco, se non trovo intorno a me, in comunità di apprendimento on
line le persone che hanno obiettivi e progetti compatibili con le mie esigenze formative e
didattiche, mi carico di entusiasmo e di voglia di fare che poi riverso a scuola. Spero di
essere contagiosa almeno quanto il virus dei polli