Direzione didattica di Pavone Canavese

I dibattiti di PavoneRisorse


(20.12.2008)

La "riforma Gelmini" ?
E' la prosecuzione del progetto Berlinguer-Moratti-Fioroni
nostra intervista esclusiva a Lorenzo Varaldo


A Lorenzo Varaldo, coordinatore del "Manifesto dei 500", uno dei più attivi e più vecchi coordinamenti di base abbiamo posto alcune domande per cercare di capire meglio obiettivi e metodi dei movimenti "ant-riforma"

Partiamo dalle proposte formulate dal Governo nel corso dell'incontro dell'11 dicembre con i sindacati. Le posizioni sono discordanti. Voi che cosa ne pensate ?

Innanzitutto vorrei ringraziare il vostro sito per lo spazio che ci offre.
L'assemblea del « Manifesto dei 500 » si è riunita lunedì 15 e ha discusso a fondo questa prima questione, specialmente alla luce delle successive dichiarazioni del ministro, in particolare quelle riportate su « La Stampa » del 12 dicembre. Queste dichiarazioni sono estremamente chiare e brutali: appoggiandosi sull'ambiguità che ha caratterizzato tutta la politica di questo ministro (come già dell'ex ministro Moratti), e cioè sulla confusione tra Tempo Pieno e 40 ore - ambiguità che è molto utile per confondere l'opinione pubblica -  la Gelmini prepara in effetti non solo la distruzione del Tempo Pieno, ma il caos generale della scuola primaria. Anche per quello che riguarda i Moduli, è necessario essere chiari: con tutte le critiche, anche in parte condivisibili, che si possono fare a questo modello di scuola, cambiarlo in questo modo, mescolando ben 4 modelli orari, sopprimendo le compresenze, assicurando le « scelte » individuali delle famiglie, vuol dire ancora una volta creare il caos. La scuola primaria non è più quella degli anni '60, ma nemmeno '70 e '80, quando c'era già il Tempo Pieno a fianco del « tempo normale ». E' diventata un sistema molto complesso in cui i problemi organizzativi, di « incastro » degli orari, di pressione da parte delle famiglie, di attività e materie nuove che richiedono competenze specifiche che alcuni docenti hanno e altri no (inglese su tutte), l'esistenza delle due ore di Religione, si intrecciano determinando situazioni già molto problematiche. Far esplodere il Tempo Pieno (quello vero) e i Moduli (pur deformati già dalla Moratti) può voler dire far esplodere il sistema intero.
Detto questo, è anche evidente, a mio modo di vedere, che le reazioni stizzite del ministro testimoniano una difficoltà del governo che teme che la situazione possa sfuggire di mano. Questa difficoltà emerge anche da una prima lettura dello schema di regolamento, molto ambiguo in alcuni passaggi. 

Se è vero che nonostante i tre mesi di scioperi e proteste non è ancora cambiato nulla o quasi, quali altre forme di protesta avete in mente ?

Abbiamo lanciato due lettere aperte ai dirigenti sindacali in cui poniamo due problemi. Prima di tutto, la necessità di non rompere, ma anzi allargare, il fronte unito del 30 ottobre. In secondo luogo, mettiamo sul tavolo una proposta: se è vero - ed è vero - che un'enorme fetta della popolazione si è unita alle proteste e milioni hanno manifestato nei mesi di settembre, ottobre, novembre, e se il ministro e il governo non tengono in alcun conto queste proteste, non è necessario uno sciopero generale di tutte le categorie, nell'unità, sul « problema » scuola », un problema che non è affatto solo di organici o di diritti degli insegnanti, ma di democrazia, diritti di tutti, rispetto della Costituzione, unità della Repubblica, difesa dei contratti nazionali?
Su questa base abbiamo avviato delle delegazioni ai sindacati che riprenderemo a gennaio. Non abbiamo soluzioni pronte – come nessuno può avere – ma siamo convinti da sempre che l'unità dei e con i sindacati sia la base per qualunque azione e prospettiva, naturalmente per il ritiro dei provvedimenti. Lo sciopero generale sul tema scuola non è una cosa semplice, va costruito, va spiegato alla popolazione, ma questa proposta, se assunta dai sindacati confederali, immetterebbe una prospettiva per il movimento e un problema molto grande per il governo. 

Il Manifesto dei 500 si era schierato contro la riforma Berlinguer, poi contro quella della Moratti e non era stato tenero neppure
con Fioroni. Siete forse "quelli del NO a prescindere..." ?

« A prescindere » non si può essere contro nessuno. E' sempre necessario analizzare i documenti, le riforme, valutare le situazioni prima di dare un giudizio. Se però, sulla base dei fatti o comunque delle nostre idee, proposte provenienti da parti e governi diversi vengono considerate negative, anche distruttive, potremmo esprimerci a favore solo per non essere sempre quelli del NO?
Porre il problema del « NO » nei termini di impossibilità ad essere « sempre contrari » è un modo fuorviante di porre le questioni. Se qualcuno vi volesse rubare l'auto, voi, penso, vi opporreste. Se allora vi volessero rubare la bicicletta, vi opporreste di nuovo. Se quindi vi volessero derubare la casa, non penso sareste d'accordo.... E se al decimo tentativo di furto (più o meno riuscito) vi dicessero, « Ma come, vi opponete sempre! », che cosa pensereste?
Entrando più a fondo nel merito delle questioni, noi pensiamo che ci sia una spaventosa continuità tra le « riforme » Berlinguer, Moratti, Fioroni, Gelmini-Aprea. Non mettiamo questa nostra posizione come condizione per agire insieme in questo momento, perchè la priorità è unirsi per fermare i progetti di questo governo, al di là delle valutazioni sul passato. Ma siamo pronti in ogni momento, documenti alla mano, a discuterne e pensiamo che questa discussione sia necessaria se si vuole davvero difendere e riconquistare la scuola pubblica e aprire la strada alla realizzazione di quella scuola della Repubblica che la Costituzione (del 1948) disegnava e che non è mai stata realizzata del tutto.
Non è un caso che l'ex ministro Berlinguer, l'on. Bassanini (responsabile dell'Autonomia Scolastica) e altri esponenti del centro-sinistra abbiano dato giudizi positivi di quello che fa la Gelmini, di fatto  sdoganandola. Cito due aspetti su tutti, a titolo di esempio: 1) la questione dei Programmi Nazionali, che oggi la Gelmini vorrebbe « essenzializzare » ancora di più e rendere più flessibili, dopo lo svuotamento di contenuti, l'abbassamento culturale e la differenziazione introdotti da Moratti-Fioroni, ma già progettati da Berlinguer; 2) la questione dello stato giuridico degli insegnanti. Su questo punto mi permetto una citazione impressionante. Nel 1999, il ministero pubblica il « Libro verde della pubblica istruzione », con la prefazione di Berlinguer. Tra le tante cose in perfetta continuità con le politiche successive, si può leggere: “Con l’Autonomia la scuola diventa maggiorenne: si eliminano la vigilanza del ministero, le mille autorizzazioni ecc. Questo è ottimo. Ma il reclutamento lo lasciamo allo Stato? Che lo Stato faccia i concorsi? Non è forse un’Autonomia dimezzata, monca? (…) Problemi scoppieranno non appena l’Autonomia decollerà, non appena il preside diventerà dirigente non solo più sulla carta”.
Lo ripeto: non è un testo della legge Aprea di oggi, è un libro voluto e presentato dal ministro Berlinguer!


Parliamo ora delle iscrizioni per il 2009/2010. Cosa proponete alle scuole ?

Certamente di battersi, nel limite del possibile e rispettando i diversi ruoli di insegnanti e genitori (e dirigenti) per richiedere le classi a  Tempo Pieno (quello vero), le classi a Modulo, gli organici necessari. Ma, accanto a questo, di organizzarsi nelle città e a livello nazionale, rivolgendosi ai sindacati, perchè chiudere la lotta nelle singole scuole vuol dire preparare il disastro. Ciò che della « riforma » Moratti è passato in alcune realtà (orari spezzatino al posto di Tempo Pieno e Modulo), è riuscito a passare proprio grazie all'isolamento delle scuole e alle pressioni che si sono esercitate su di esse. 

Mi sembra di capire che intendete fare leva sull'autonomia delle scuole per tentare di contrastare Piano programmatico e regolamenti. Ma, mi pare, voi siete stati sempre contro l'autonomia scolastica. Non c'è una contraddizione ?

Molti citano l'Autonomia come strumento per resistere, ma se si presta attenzione ai nostri documenti, anche quelli che invitano a battersi nelle scuole, non si trova questo riferimento. Se si pensa di fermare la Gelmini con l'Autonomia ci si prepara alla disfatta. .
Richiedere l'organico necessario per rispondere alle richieste di TP o di Modulo è una cosa che esiste da sempre, non riguarda l''Autonomia, ed è giusto che le scuole lo facciano, a partire dalle loro situazioni. Può anche succedere che una singola scuola che si mobilita di più ottenga qualche risultato che altre non ottengono. Ma ciò non toglie nulla al problema: isolati, prima o poi si perde, si frantuma la scuola nazionale.
Per quello che riguarda altri aspetti, come i Programmi Nazionali, il fatto che alcuni insegnanti e scuole continuino ad applicare i Programmi e non le Indicazioni, magari appellandosi anche alla legge sull'Autonomia, può essere un elemento positivo perchè permette di mantenere quelli che abbiamo definito dei « segmenti » di continuità con programmi di un certo valore, segmenti su cui appoggiarsi per mantenere un filo di alto livello sulla base del quale fare la battaglia generale.
Ma da un punto di vista appunto generale, il processo che avanza con le scelte scuola per scuola è un processo di smembramento del sistema, di frantumazione, di abbassamento culturale, di caos a cui partecipano tutti, anche quelli che « resistono ».
C'è anche qui un risvolto caricaturale in chi dice di battersi in nome dell'Autonomia: anche quando non c'era l'Autonomia esistevano le sperimentazioni, si potevano applicare curricoli diversi. Ma in un contesto più controllato, più scientifico, di libera ricerca pedagogica che mirava a risultati per tutto il sistema, generalizzabili. . 
Ritorniamo infine sulla riforma Moratti. Accanto ai punti applicati, seppur a macchia di leopardo, ce ne sono altri che complessivamente sono stati fermati: il Portfolio, il tutor, in gran pate il Tempo Pieno. Ciò è avvenuto perchè la mobilitazione è stata unita e i sindacati hanno ottenuto passi indietro nazionali, cioè le singole scuole non si sono trovate a fare da sole, in nome dell'Autonomia.
Mi permetto una riflessione conclusiva. Si parla molto, specie a sinistra, della cosiddetta « democrazia partecipata », senza sapere in realtà di che cosa si parli. L'Autonomia è un perfetto esempio di « democrazia partecipata », che è una trappola. In pratica si dice: voi, singole scuole, avete risorse ridotte, organici ridotti, fondi ridotti...ma in cambio potete fare quello che volete. Potete cioè decidere « dove » e « come » applicare i tagli, « come » arrangiarvi con l'organico ridotto, « come » contribuire a smembrare il sistema, magari attraverso estenuanti discussioni nei collegi docenti, divisioni, votazioni. Un luogo di cultura (la scuola, i collegi docenti) viene trasformato in luogo di battaglia politica, per di più micro-politica, con un handicap: il recinto è già definito in partenza, a noi « partecipare democraticamente » alla sua attuazione.

E nei prossimi giorni ?  

Certamente, nei prossimi giorni sarà necessario analizzare con calma lo schema di regolamento e seguire l'evoluzione della situazione.

 

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