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Direzione didattica di Pavone Canavese |
Lettera di
una precaria che sta perdendo il lavoro
di Rosalinda Gianguzzi
Ancora un anno da lavoratore, forse l'ultimo, dopo una
vita di studio,sacrifici, mobbing nelle scuole private.
E' strano come quando temi che qualcosa passi e possa
finire, ha sempre un gusto diverso e la vivi più intensamente.
La vivi come un "condannato a morte", con la
consapevolezza che potrebbe essere l'ultima volta..
Tutto quest'anno ha un gusto diverso, tutto è importante, tutto è bello,
tutto è vissuto istante per istante.
Anche una festa banale....da sempre "festa del ponte a
scuola.....festa della scampagnata", oggi ha un sapore più dolce, ma con un
retrogusto amaro.
Oggi il mio pensiero per la prima volta va ai morti sul lavoro, a chi ha
lottato per il diritto al lavoro e i diritti dei lavoratori....anche se poi
mi preparo per la gita, per aggrapparmi all'ultimo barlume di normalità.
Allo specchio però non ritrovo, la camicia rossa,
quella delle scampagnate, ma una tuta e una maglia nera.
E al viso, un trucco pesante, eccessivo: una maschera,
perchè i miei abiti non siano lo specchio della mia anima, e i miei occhi
colmi di rimmel, matita e ombretto non siano troppo tristi, e le mie figlie
non capiscano.
Per far passare quel nero come civetteria.
Il punto è questo: oggi lavoro, domani non lavorerò
più, e hanno un bel dire "se fossi senza lavoro, ne cercherei
un'altro....."; trovalo tu in Sicilia un lavoro laureata in pedagogia, con 2
master sull'insegnamento, a 35 anni, con 2 figli, e 15 anni d'insegnamento
alle spalle.
Che lagna, questi precari che perdono il lavoro, si
lamentano sempre: e che diamine un po' di dignità.
Appallo me stessa, immagino chi mi legge, e allora
sotto il mio rossetto rosso fuoco, abbozzo un sorriso alle mie bimbe che mi
dicono "mamma sei pronta?"e penso: "Grazie, ministro Gelmini!"