(27.07.2012)
Profumo di scuola - lavoro
di Marco Barone
Mentre scrivo ascolto
il suono della sirena della nave.
Una nave che partirà per qualche destinazione ove distrarsi è possibile. Ma la
distrazione a volte è sintomo anche di quel malessere sociale figlio della
frenesia, del modus con cui si apprendono le notizie, che poi vengono
dimenticate.
In questi giorni ha
creato scalpore l'ennesima, perché di ennesima trattasi, dichiarazione del
Ministro dell'istruzione Profumo.
Durante la seconda giornata del Meeting di Boves il ministro dichiarava che "Forse
non ha neanche più senso che il MIUR e il Ministero del Lavoro lavorino in
maniera disgiunta. Il mondo del lavoro è cambiato ma noi non abbiamo ancora
strutture formative e competenze adeguate"
Ma in realtà questo suo pensiero non è nuovo.
A giugno 2012 intervenendo ad un conferenza dei servizi sulla formazione
professionale in corso a Roma, il Ministro affermava che "In futuro credo che
avremo bisogno di un ministero unico per l'istruzione e il lavoro. Un ministero
per la persona che accompagni il cittadino nella sua formazione e nel suo
inserimento nel mondo del lavoro. Questo perche' il futuro sara' una cosa
completamente diversa in cui sara' necessaria una costante alternanza fra scuola
e lavoro lungo tutto l'arco della vita"
Nulla di sorprendente, perché se si pensa che la prima uscita pubblica del ministro, ex rettore del Politecnico di Torino, si è realizzata in compagnia della Fondazione Agnelli, come ospite d’onore del «Rapporto sulla scuola in Italia 2011», ove era presente anche il presidente della Fiat, John Elkann, è chiaro quale possa essere il suo progetto di scuola.
Scuola- lavoro.
Un progetto che in
realtà è già in itinere.
Basta andare sul sito del ministero del lavoro e scrivere nel motore di ricerca
la parola chiave scuola lavoro e si aprirà una pagina che ricorderà in sostanza
la normativa esistente.
Infatti, i giovani che hanno compiuto i 15 anni di età possono svolgere, sia nel
sistema dei licei che in quello dell'istruzione e formazione professionale,
l'intera formazione dai 15 ai 18 anni attraverso l'alternanza di periodi studio
e periodi di lavoro. Secondo il sito del ministero del lavoro, il sistema
dell'alternanza scuola-lavoro arricchisce la formazione che i giovani
acquisiscono nei percorsi scolastici o formativi, fornendo loro, oltre alla
conoscenza di base, competenze spendibili nel mercato del lavoro. Permette
inoltre di realizzare un collegamento tra l'offerta formativa e lo sviluppo
socio-economico delle diverse realtà territoriali.
Esistono vari progetti già attuati anche da scuole paritarie con varie aziende.
Vedrai l’azienda occuparsi di varie questioni, come concordare con l'Istituto
scolastico il programma di “Alternanza”, che dovrà perseguire obiettivi
didattici, di orientamento e di acquisizione di conoscenze del mondo produttivo
anche al fine di agevolare le scelte professionali.; nominare un Tutor aziendale
quale punto di riferimento per lo studente, al quale si rivolgerà e a cui
risponderà senza vincoli gerarchici per la parte organizzativa e formativa
oppure compilare e consegnare allo studente, al termine dell’esperienza in
azienda, una scheda di attestazione e valutazione dell’esperienza lavorativa,
fornita dall’Istituto.
Quindi il processo
scuola lavoro è già in itinere.
Ma si vede che ciò non basta.
I principi a cui vuole richiamarsi il ministro, voce di quel sistema ora
dominante lo stato presente delle cose, è quello salesiano fatto proprio anche
dalla Fondazione Agnelli con cui sembra questo governo concordare varie
situazioni.
Don Bosco, come insegna la storia, per tutelare al meglio i giovani dai soprusi
si fece promotore del primo contratto di apprendista che era firmato dal datore
di lavoro, dal giovane, dal genitore ed in sua assenza dallo stesso don Bosco.
I laboratori salesiani hanno attuato quel processo culturale e sociale che vuole
unire la scuola al mondo del lavoro.
Ma è proprio indissolubile questo binomio?
La scuola deve per forza di cose partorire forza lavoro?
Secondo lo statuto delle studentesse e degli studenti della Repubblica italiana,
articolo 1 comma 1 «La scuola è luogo di formazione e di educazione mediante lo
studio, l'acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica.»
Riprendendo questo concetto, personalmente posso sostenere che la scuola è il
luogo reale ove ogni definizione non ha definizione, ove ogni inibizione del non
sapere è liberata nella curiosità del voler sapere, ove ogni ignoranza vive
quella latitanza che renderà l'uomo più libero e meno dipendente da quelle
catene dell'essere suddito e non individuo nella società, perché l'uomo sarà
consapevole.
Questa è a parer mio
la scuola.
Una scuola
che deve formare lo stato della consapevolezza, esseri consapevoli.
Una scuola che deve formare l'individuo ma non necessariamente l'individuo
lavoratore.
Ma la società di oggi
giorno sembra correre verso altra direzione.
Da un lato vorrebbe una scuola elitaria dove far maturare la futura classe
dirigenziale e dall'altro lato una scuola che potremmo definire proletaria,
ovvero sudditi e lavoratori e non individui liberi di criticare e decidere.
Perché la scuola che vorrebbe il precetto salesiano, richiamato dagli studi
della Fondazione Agnelli e fatti propri a parer mio dal ministro Profumo è una
istituzione che condiziona la decisione, indirizzando la scelta, fornendo allo
studente una cultura nozionistica e frammentaria, una cultura che tende alla
valutazione e concorrenza, una cultura acritica e materialista.
Pasolini, nei
Dialoghi con Pasolini" su «Vie Nuove» 1965, p. 1077 , affermava che "Puoi
leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in
gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro
di te quell'esperienza speciale che è la cultura."
Questa dovrebbe essere la scuola pubblica. Una scuola che affronta le
problematiche sociali, anche quelle del lavoro, ma che non formi il futuro
lavoratore, ma il futuro cittadino libero di scegliere eventualmente di che
lavoro morire.