(29.03.2014)
Settimana
corta per tutti?
di Giuseppe Adernò
La scuola ha fatto spesso questione sul tempo scuola che non corrisponde al tempo di apprendimento.
Quando negli anni ’70 si è lanciata la proposta del “tempo pieno e prolungato”, la motivazione principale era quella di togliere i ragazzi dalla strada e dare maggiori opportunità formative con la guida di docenti e di educatori
La non piena condivisione del progetto, il non adeguato sostegno delle strutture (spazi, laboratori e refezione scolastica) hanno immiserito il tempo prolungato, che è stato nel tempo una grande risorsa occupazionale per l’ampliata strutturazione delle cattedre.
Il tempo prolungato offre, in effetti, positivo occasioni di ampliamento dell’offerta formativa e uno studio guidato più razionale.
I tempi e gli stili di vita sono cambiati e l’esigenza delle famiglie ha reclamato il “sabato libero” come avviene in tanti uffici, consentendo alla scuola di restare aperta per dei servizi aggiuntivi e formativi. Tale modello organizzativo è positivo ed efficace nella scuola primaria e nel frattempo è stata abolita la corsa al giorno libero di sabato, richiesto da tanti e vissuto dai non fortunati come una condanna.
Offrire ai ragazzi l’opportunità di stare in famiglia e vivere in armonia il weekend libero da impegni scolastici, è stato per molte famiglie una positiva opportunità ed ha anche vantaggi sociali e relazionali specie per le tante famiglie “scoppiate”.
Nell’organizzazione della scuola italiana la “settimana corta” di fatto, avviene, anzi alcune settimane sono anche cortissime, dato che i sindacati organizzano gli scioperi e le assemblee sindacali il venerdì o in occasioni di particolari “ponti” festivi.
Il modello organizzativo del sabato libero non appare, però, idoneo per la scuola secondaria di secondo grado, perché i ragazzi sarebbero costretti tutti i giorni a fare sei ore e più di lezioni e nel pomeriggio avrebbero un carico maggiore di materie da studiare per il giorno dopo.
Le motivazioni che hanno indotto alcune scuole a chiudere tutti i servizi il sabato e la richiesta dell’Assessore di Milano che per ridurre le spese di personale e di riscaldamento e di energia elettrica propone la chiusura di tutte le scuole il sabato, come si trattasse di un normale ufficio, non sono condivisibili.
La scuola è fatta per gli studenti ed essendo un’istituzione che offre servizi, dovrebbe garantire innanzitutto i servizi di apertura e gli spazi di formazione.
Le osservazioni della preside del Liceo classico Berchet, Innocente Pessina, che ha definito la proposta «una molestia didattica», sono pertinenti, in quando rivolge una particolare attenzione ai ragazzi del triennio, che si troverebbero a sostenere giornate di sette ore in aula, con materie pesanti come latino e greco e impegni di studio pomeridiano prolungati.
Ben venga la proposta della didattica compattata quasi uno “slow food» applicato alla didattica, che vede la riorganizzazione di ogni disciplina in moduli di due ore, riducendo così il carico e il numero di materie affrontate nella stessa giornata, ma questo modello potrà benissimo essere adottato nella settimana scolastica in sei giorni.
Un altro aspetto da prendere in considerazione riguarda gli studenti pendolari che arriverebbero a casa in tardo pomeriggio.
E’ pur vero che nell’esercizio dell’autonomia «Ogni consiglio d’istituto può decidere - anche attraverso il voto delle famiglie - se optare per la settimana corta», ma la ricerca del vero bene dei figli dovrebbe prevalere sulle motivazioni di carattere economico o di comodo per alcune categorie.
La proposta della scuola in cinque giorni potrebbe trovare adeguata giustificazione qualora si fosse in grado di gestire il tempo e gli spazi scuola sul modello dei College, come avviene in altri Paesi della Comunità europea, dove i ragazzi stanno a scuola tutti i giorni fino alle ore 16, con un tempo di studio (insegnamento e apprendimento) efficace, con la guida di docenti tutor e al termine della giornata della giornata scolastica escono da scuola come “ragazzi” e non come avviene ora, che restano “studenti” anche per il tempo pomeridiano.
Le scuole dovrebbero essere tutte attrezzate di sala mensa, di bar, di spazi per la ricerca, con laboratori efficienti e palestre attrezzate.
Tutto ciò appare come un sogno, molto lontano ed al momento poco realizzabile.
Chissà, se con le nuove indicazioni politiche di edilizia scolastica e di attenzione prioritaria alla scuola non si possa sognare una scuola ideale.
E' opportuno chiedersi se gli insegnanti (la maggior parte donne e mamme) saranno disponibili a condividere questo progetto, dedicando alla scuola anche il tempo pomeridiano.
Mettendo i piedi per terra è forse il caso di fare un passo alla volta.
La settimana corta per le scuole primarie risulta efficace, ma nello stesso tempo per quei ragazzi che hanno i genitori che lavorano il sabato, occorre studiare un servizio scolastico alternativo e altrettanto positivo e non il letto e la televisione il sabato mattina.
A che ritiene che il weekend libero funzioni da decompressione, si potrebbe obiettare che il non costante e assiduo ritmo di studio è nocivo e due giorni di pausa implicano un maggiore sforzo da mettere in atto per la ripresa ad inizio di settimana.