(02.07.2009)
Studenti che valutano docenti: ma è questa la strada ?
di Libero Tassella
La
situazione verificatasi recentemente nel prestigioso liceo milanese
"Berchet" e il breve documento redatto da Profesioneinsegnante
meritano qualche riflessione.
Il fatto ha riproposto una questione non certo inedita, quanto
irrisolta: quella della valutazione della qualità degli insegnanti.
Che
piaccia o meno, oggi la scuola si configura come azienda, ma a
differenza delle aziende vere e proprie, la nostra azienda è atipica
in quanto consente una valutazione del prodotto finito solo dopo
diversi anni.
Vale a dire , solo quando gli ex-studenti, da adulti calati nei
rispettivi contesti sociali e lavorativi testimoniano la qualità
della formazione ricevuta attraverso i risultati che sono tenuti a
produrre.
Prima di questo momento, ogni indicatore sarebbe aleatorio e
discutibile.
La domanda che si impone, allora, è: come fare a misurare la qualità
dell'operato degli insegnanti di un determinato istituto?
Ricorrendo alle teatrali trovate escogitate al Berchet?
Nell'azienda classica la qualità del prodotto è misurata dall'indice
di gradimento del cliente, ma come è ovvio, tale criterio non può
essere applicato agli insegnanti, in quanto suscettibile di logiche
umorali.
Insomma, qual è il buon
insegnante? Quello che si assenta poco, che cura scrupolosamente la
documentazione, che partecipa a tutti gli incontri colegiali,e si
rivolge al preside tenendo il capo reclinato in avanti?
Come rilevare, allora , il merito che hanno i docenti nel processo
didattico-apprenditivo rivolto ai propri alunni?
Attraverso gli obiettivi raggiunti? Il numero della promozioni e
delle bocciature?
E quando gli obiettivi siano discutibili, o, peggio, fasulli, il
merito è lo stesso?
I cultori del merito hanno mai riflettuto seriamente sull'importanza, ad esempio, dei fattori ambientali nel successo individuale, legato ad elementi di carattere sociale quali l'accesso a strutture decenti, i legami sociali, le conoscenze, ecc?
La questione rimane aperta.
Mi piace qui ricordare il pensiero di Paulo Freire che ci insegna che "il modo migliore di procedere è quello di assumere la propria autorità e di farlo come insegnanti le cui prorità e direzioni educative includano l'aiutare chi apprende a diventare coinvolto nella progettazione dell'educazione".
Chiudo questa riflessione con l'auspicio che l'episodio del Berchet insegni ai docenti ,ma soprattutto a discenti e dirigenti che è opportuno tenere da parte, in sede di valutazione, i criteri "nasometrici".