(24.02.2009)
Studenti che
studiano poco: perche?
di Vincenzo Pascuzzi
“La scuola irrecuperabile” titola Paola Mastrocola su La Stampa del
5.2.2009. Questo articolo (che mi ha sorpreso e colpito) riporta però
genuinamente il disagio e il dolore dell’autrice - docente e scrittrice - nei
confronti della situazione della scuola italiana e, in particolare, delle
attività di recupero. Secondo l’OM 92/2007, i corsi di recupero dovrebbero
svolgersi proprio in questo periodo ma non ci sono i soldi. Il governo non li ha
stanzianti e li ha promessi, ma pochini (appena 12 euro per debitore e per
debito), solo per il futuro. Il Miur ha però emesso un’apposita circolare per
consigliare alle scuole di … arrangiarsi.
La Mastrocola manifesta grande gioia per questa mancanza di fondi che impedirà
alle scuole lo svolgimento dei corsi di recupero. Non condivido questa gioia e
nemmeno la capisco. Anch’io sono stato contrario, e dall’inizio, alla
reintroduzione surrettizia, frettolosa e approssimata degli esami di riparazione
a settembre appena camuffati da corsi di recupero ma troppo brevi , tardivi e al
risparmio. Però l’OM 92 è ancora in vigore e il governo doveva finanziarla
oppure revocarla; lasciarla in vigore ma senza soldi è stata la scelta peggiore
e ha messo in crisi le scuole.
Riguardo all’esortazione agli studenti di studiare “sei ore al giorno minimo”,
mi sembra condivisibile ma non con i tempi indicati: mi limiterei a chiedere tre
ore piene di studio giornaliero. Ma le domande sono: Perché questo non avviene?
E come comportarsi di conseguenza, cosa fare? La mia valutazione è che, da una
parte, lo studiare poco o per nulla è ormai un comportamento diffuso,
generalizzato, consolidato gradualmente negli anni , tollerato e anzi premiato
da una scuola che non può bocciare di più (ora siamo al 16% con punta del 22% al
primo anno del superiore); dall’altra parte, metodologie e approcci didattici
non sono più adeguati e anche i programmi non sono più proponibili. Attenzione
però: non date la colpa di ciò ai soli docenti , come ormai sembra essere un
ritornello o uno sport nazionale. Ma chiamiamo in causa dapprima i partiti, i
governi, i ministri (spesso incompetenti) che si sono succeduti e, all’interno
del sistema scuola, dal ministro arriviamo fino ai presidi, ora D.S., e presunti
manager se non imprenditori! Allora che fare? Innanzi tutto accantonare
soluzioni e scorciatoie false e risparmiose come l’OM in questione. Cercare
insieme soluzioni condivise, graduali e con risorse adeguate. Condivise vuol
dire da maggioranza e opposizione, da genitori, studenti, docenti, presidi.
Graduali vuol dire da attuare in non meno di cinque anni per recuperare una
situazione creatasi in decenni.
Infine la Mastrocola – che insegna in un liceo - si dilunga giustamente sui
diritti degli allievi (“dieci o venti che siano per classe”) che studiano e si
impegnano e sui programmi da finire. Le preoccupazioni sono condivise con
l’osservazione che nei tecnici e nei professionali gli allievi che studiano
spesso non arrivano nemmeno a dieci e perciò costituiscono una minoranza in
soggezione e in balia di una maggioranza svogliata, caciarona e scorretta. La
stessa situazione si riscontra per i programmi ridotti a metà se va bene!
Veramente grato se, tra qualche mese, la brava Mastrocola ci racconterà come poi
è andata a finire nella sua scuola.