Direzione didattica di Pavone Canavese |
(01.02.2009)
Un premio ai
vigili che arrestano lo straniero
di Giuliano Corà
Infinite e misteriose sono le vie
del Signore, altrettanto infinite – ma molto più decifrabili, anche quando, come
nel caso in esame, probabilmente inconsce ed involontarie – sono le vie della
xenofobia, la malattia sociale forse oggi più diffusa in Italia. L’antefatto.
Nel maggio dell’anno scorso, un nomade viene beccato a rubare a Vicenza.
Inseguito da due vigili urbani, l’uomo viene finalmente acciuffato e consegnato
all’autorità giudiziaria. Dopo meno di un anno ecco la sentenza definitiva:
condanna ed espulsione, naturalmente una volta scontata la pena. Tutto normale,
tutto regolare, tutto giusto, e nessuno potrebbe aver nulla da obiettare.
Ma c’è una nota stonata, in questa faccenda, che abbiamo trovato molto irritante
e sospetta, e sulla quale vale la pena di riflettere. Il 23 gennaio i due vigili
autori della cattura hanno ricevuto per il loro gesto un premio, consegnato loro
in occasione della festa di S. Sebastiano, patrono della polizia locale, che si
è tenuta in quella data a Padova.
Ora noi vorremmo capire bene una
cosa che non ci è affatto chiara. ‘Perché’, sono stati premiati i due vigili?
Cioè: con quale motivazione? Meglio ancora (a costo di esser pedanti e
prolissi): cosa hanno fatto di tanto lodevole e speciale da essere segnalato con
un premio? In tutto e per tutto, hanno inseguito ed arrestato un individuo che
aveva commesso un reato: vale a dire che hanno compiuto niente di più e niente
di meno del loro dovere. Ma allora – scusateci – che c’entra il premio? Quando
mai un dipendente pubblico – ma anche privato – viene premiato per aver fatto il
suo dovere, per aver fatto ciò per cui viene pagato? Non ci risulta che i
poliziotti vengano premiati quando tolgono la patente a chi sfreccia a
centocinquanta all’ora sulle pubbliche vie; o i carabinieri, quando magari
rischiano la vita per arrestare un rapinatore; né che gli insegnanti vengano
premiati quando correggono un pacco di temi; e neppure gli spazzini quando
raccolgono i sacchi della spazzatura. E nemmeno gli operai vengono premiati,
quando alla mattina si presentano per otto ore di catena.
Tutti costoro sono pagati (magari male, ma questo è un altro discorso) per fare
il proprio lavoro, e per farlo bene, e tanto basta. Saremo dunque dei maligni,
ma abbiamo l’impressione che il premio volesse perciò premiare un’altra cosa.
Ci chiediamo, in altre parole, se i vigili siano stati premiati non per aver
fatto il proprio dovere – cosa manifestamente senza senso – ma per averlo fatto
nei confronti di quella specifica persona, un rom. Insomma, diciamolo fuori dai
denti: li hanno premiati perché hanno arrestato un ladro, o perché hanno
arrestato un ladro che era anche rom? Anzi: perché hanno arrestato un rom?
Lo sappiamo, può apparire una cattiveria, ma resta il fatto che quel riconoscimento, in sé, non ha senso né spiegazione (tanto più che chissà quante altre volte altri vigili avranno inseguito e arrestato altri ladri, senza vedere nemmeno una medaglietta di legno), a meno che, appunto, non vada ‘interpretato’ alla luce di un clima ‘involontariamente’ xenofobo piuttosto diffuso. C’è poi, forse, anche un’altra componente che è utile ricordare, quello slogan della “tolleranza zero” nei confronti del crimine che, lanciato anni fa dall’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, ha poi conosciuto così tanta fortuna qui da noi, non solo presso i politici di destra (che poi magari predicano ‘bene’ ma razzolano malissimo: vedi cosa sta succedendo a Roma in queste settimane) ma anche presso quelli di centrosinistra, e che, per l’appunto, è stato uno dei cavalli di battaglia grazie ai quali il nuovo sindaco di Vicenza ha vinto le ultime elezioni.
Non che – è bene precisarlo: ci mancherebbe altro! – il crimine non vada stigmatizzato e il delitto perseguito. Ma diffidiamo istintivamente dagli uomini ‘di princìpi’, perché riteniamo che troppo spesso i princìpi possano trasformarsi in pregiudizi, e che la ‘tolleranza zero’ nei confronti delle deviazioni sociali possa pericolosamente accompagnarsi ad altrettanta ‘sensibilità zero’ nei confronti dei malesseri che le hanno causate. Comunque, grandi opportunità si danno non solo e non tanto per i vigili, ma per qualsiasi cittadino. Esiste infatti – forse non molti se lo ricordano – un articolo del Codice Penale, il 383, secondo il quale “ogni persona è autorizzata a procedere all’arresto in flagranza, quando si tratti di delitti perseguibili d’ufficio”. Pensate: con tutti i ‘singani’ che ci sono in giro, tutti noi possiamo avere la possibilità di un bell’inseguimento e di un arresto, con relativi titoloni sulla stampa locale.
E magari un bel premio alla sagra del paese non ce lo leva nessuno.