(22.08.2009)
Whites only,
solo per bianchi
di Giuliano Corà
“Whites
only”, "Solo per bianchi": così stava scritto, nell’America della
discriminazione razziale, su bar, ristoranti, autobus, cinema, spiagge, perfino
cessi, in un delirio razzista che, come spessissimo accade all’ignoranza ed alla
stupidità, raggiungeva e superava i confini del grottesco: perché uno, se è
cretino la sua parte, può anche decidere di discriminare un altro in base al
colore della pelle, ma in base al colore della merda, francamente, mi sembra
difficile.
Le cose sono un po’ – solo un po’, lo sappiamo – cambiate, in America: ora hanno
addirittura un Presidente nero (anzi, “abbronzato”, come ha detto quella gran
sagoma del Cavaliere), e se pure il razzismo non è assolutamente stato sradicato
dalla società americana, tuttavia l’aria si è fatta più difficile per i Cappucci
Bianchi.
I quali, evidentemente in difficoltà, e dispiaciuti che tante belle tradizioni
andassero perdute, hanno pensato bene di esportare il meglio della loro cultura
in Europa, in particolare in Italia. Qui esse hanno attecchito, ma, come al
solito, ‘all’italiana’. Già, perché noi siamo sempre i soliti, e se anche
dobbiamo commettere il Male, lo facciamo a modo nostro, alla cialtrona, da sagra
paesana.
E se Hitler incuteva orrore e spavento, il suo emulo italico faceva
sghignazzare, con la sua retorica viriloide e clownesca e il suo imperialismo di
cartone.
Anche questa volta è andata così, e al posto delle croci di fuoco ci siamo
ritrovati Borghezio e Gentilini, che in confronto sembrano dei partner di Alvaro
Vitali.
Meglio così, direte. Mica tanto, perché i loro danni li hanno fatti anche loro:
più sottilmente, più lentamente, ma hanno ‘ben scavato’ nella subcultura di un
popolo, quello italiano, che, non avendo mai realizzato il passaggio dalla
condizione antropologica di suddito a quella di cittadino, è sempre felicissimo
di trovare qualcuno più suddito di lui da disprezzare.
Dei ‘negri’ già sappiamo, e le Nuove Leggi Razziali hanno definitivamente
sancito le linee del nostro razzismo nazionale. Ora tocca ai ‘terroni’. Non che
sia una novità – è dal glorioso “Forza Etna!” che andiamo avanti – ma adesso si
fa sul serio.
Un punto fermo è stata la nomina a Ministro della Pubblica Istruzione di
Mariastella Gelmini, quella che ha detto di aver fatto la prima vera riforma
della scuola dopo quella del Gentile (e se avete sentito un rombo sotto terra,
non è stato il terremoto in Abruzzo: erano le ossa di Giovanni Gentile che si
rivoltavano nella tomba). Grazie dunque alla sua intelligenza ed esperienza, si
è scoperto qual è il male della scuola italiana: i terroni, insegnanti ed
allievi.
I primi sono ignoranti, hanno fatto concorsi di comodo (e lasciatelo dire alla
Gelmini che se ne intende), non sanno l’italiano e nemmeno i dialetti del nord;
i secondi sono ignoranti (pure loro), copiano i compiti, e magari puzzano (negli
anni Cinquanta si diceva così). E se per i secondi, per il momento, non c’è
niente da fare (in attesa dell’indipendenza della Padania con relativa cacciata
degli ‘stranieri’), per i primi qualcosa si comincia a pensare. Via i Presidi
terroni, intanto: ‘rubano il posto’ (già sentita, questa) ai nostri e inoltre
sono ignoranti eccetera (vedi sopra).
Quanto agli insegnanti sudisti, potranno rimanere solo dopo un adeguato corso di
integrazione culturale: corsi di dialetto (tra i testi, lo sketch di Aldo,
Giovanni e Giacomo sulla “cadrega”) e magari anche di cucina (no alla pizza, sì
al fegato alla veneziana), seguiti da severi esami.
Da qualche giorno mi chiedo se li avrebbe superati una giovane maestra, veneta
DOC, che ebbi come collega nei miei primi anni di insegnamento. Durante un esame
di Quinta, ad una bambina che non sapeva spiegare il significato del verbo
‘incalzare’, suggerì: “Ma è semplice, tesoro: per esempio, le scarpe si
incalzano”. Giuro, io c’ero. Comincio anche a preoccuparmi per me, che sono un
meticcio. Mia madre è toscana, dunque già pericolosamente vicina a quel confine
dell’Arno che molti nordisti considerano anche troppo avanzato per la
preservazione della purezza della Razza.
Mio padre, invece, era veneto purosangue, una delle persone più miti e buone che
abbia conosciuto in vita mia, amico di tutti, ostile a nessuno, e di sicuro se
avesse sentito le ‘idee’ (si fa per ridere) di Gentilini sugli immigrati, gli
avrebbe fatto fare il giro di Treviso a pelà ‘ntel culo senza toccare
terra.
Chissà se mi daranno il certificato di purezza razziale e mi lasceranno lavorare
ancora …
Per concludere, dopo aver sorriso un po’ delle nostre disgrazie, inorridiamone
anche, tanto per essere ben consci di che aria tira.
7 agosto, stazione di Firenze Rifredi, rovente di sole. Mentre aspetto la
coincidenza per Padova depongo i miei bagagli all’ombra vicino ad una panchina e
mi fumo un toscano, in piedi accanto al mucchio. Mi si avvicina un ragazzo nero
sui vent’anni e, indicando la panchina, assolutamente vuota, mi chiede: “Posso
sedermi?”. Dunque, come vedete, i Gentilini e i Borghezio hanno ben seminato, e
questa gente ha ben introiettato il messaggio, se un nero chiede permesso
all’Uomo Bianco prima di sedere su una panchina vuota. Faremo meglio a metterci
i cartelli anche noi: ‘Whites only’ e ‘Padani only’. Forse l’ho già detto altre
volte, ma mi vergogno di essere italiano.