Direzione didattica di Pavone Canavese

Tuttodirigenti

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(29.11.2002)

Contratto e congresso:
il "chi siamo" e il "dove andiamo" dell'ANP

Da fedele ANPista, considero la lettura quotidiana del sito del nostro Sindacato (che è anche Associazione, per chi ovviamente ci crede) come un atto dovuto e gratificante, in quanto occasione preziosa di crescita culturale e professionale.

Una recentissima news decisamente arricchente è il resoconto della riunione al Ministero per l'avvio del contratto dei dirigenti scolastici. Ma anche la lettura delle tesi congressuali è illuminante.

Ho capito definitivamente e con chiarezza chi siamo e dove - come ANP - andiamo. Ho appreso così che:

1) Siamo il sindacato delle pregiudiziali. Gli altri sindacati, presenti al tavolo di cui parla la news, lì a chiedere banalmente il rispetto degli impegni governativi su equiparazione e stanziamenti in finanziaria; noi invece, a rivendicare, nell'ordine e con fermezza,

        a) fuori la UIL scuola dal tavolo del confronto;
        b) no ad un nuovo contratto se prima Aran e confederazioni non definiscono le aree dirigenziali
            (che alla categoria interessano tantissimo: almeno quanto a questo governo il destino della scuola pubblica).

E ciò in coerenza con la nostra strategia complessiva che rifugge da comportamenti propri di altre organizzazioni (senza far nomi, CGIL CISL UIL scuola) che pensano - citazione testuale dal resoconto ANP - di "scaricare le responsabilità sul Ministro Tremonti": quasi che sia lui il Ministro dell'Economia. Laddove le responsabilità, per quanto riguarda il reperimento dei finanziamenti, vanno invece ricercate, come tutti noi possiamo immaginare, in ben altri soggetti. Provo a fare dei nomi? A mio avviso, non è senza responsabilità un tipo come Enrico Panini e terrei sotto attenta osservazione anche Daniela Culturani, rispettivamente segretari della CGIL e della CISL scuola.

La ragione di scaricare Tremonti delle sue responsabilità - anche per farsi meglio collocare sul suo carro -, la si legge, papale papale, nelle nostre tesi congressuali, dove si afferma che "comunque, chi nel tempo rappresenta il potere esecutivo, rimane di necessità l'interlocutore principale…"(tesi 3.3). Come esattamente avvenne al tempo dell'ultimo governo di centro sinistra. Quando, con Bassanini, allora "potere esecutivo", ottenemmo 40 miliardi - quelli che ci hanno permesso in buona sostanza, grazie a noi che ci dichiarammo in disaccordo, di raggiungere sul tabellare le altre dirigenze pubbliche -; e, nonostante ciò, l'ANP non volle chiudere, per dimostrare "indipendenza" .

(Tra parentesi andrebbe anche ricordato - e chiedo scusa agli eventuali lettori se ritorno su questo tasto: ma è in ballo la nostra identità - che, nel frattempo, sempre per spirito di indipendenza, il Nostro Presidente Nazionale stava tessendo tela con il futuro sottosegretario Valentina Aprea. Da ciò peraltro la scelta giusta del gran rifiuto di chiudere il contratto. Ve li ricordati i miliardi a bizzeffe promessi dalla Futura, prima delle elezioni e nell'estate successiva alla vittoria del Polo? Sono il frutto della tessitura responsabilmente perseguita dal Nostro, che come già è stato detto, ha rischiato, tra luglio e agosto del fatale 2001, di compromettere, per il bene dell'organizzazione, il suo stesso, per altro solido, equilibrio coniugale e familiare; e ciò per via della tessitura. Questo per dire che tutto si tiene e la nostra coerenza è, come sempre, fuori discussione. Basta crederci).

Indipendenza quindi da tutti; compreso l'Ulivo, ed escluso Berlusconi. L'unico in verità che ci ha fatto, a suo tempo, la vera promessa dell'equiparazione entro 100 giorni. Promessa che, per quanto ancora non mantiene contingentemente dopo 500 giorni, manterrà senza dubbio dopo i 5000. Ne siamo assolutamente sicuri. Come del fatto che la Moratti capisce di scuola pubblica.

E poi, sempre sul punto dell'identità, noi siamo il sindacato delle pregiudiziali, ma non dei pregiudizi. Se con Bassanini / Amato opporsi a posticipare di un anno l'obiettivo dell'equiparazione poteva sembrare scandaloso a chi non pensa il futuro in termini strategici, il rinvio da noi stesso proposto al 2005 sullo stesso punto (tesi congressuale n. 5.1: che gli increduli verifichino) è un atto di fiducia - se così la volete chiamare - nel governo e in chi lo forgiò, ma anche un atto di attenzione e di responsabilità verso la categoria. Basta pensarlo.

(D'altra parte, bisogna riconoscere, sia detto anche questo tra parentesi, che Berlusconi con le promesse ci sa fare. Ricordiamo tutti i 19 miliardi e più di vecchie lire - con cui Lui col Ministro avevano fatto sperare i docenti un anno fa -; miliardi che, usciti dal castello dei sogni, vi sono poi rientrati attraverso il mitico buco del Tremonti, senza lasciar traccia. Bisogna dargliene atto. E noi ANPisti, obbedienti e idealisti, nonché speranzosi che prima o dopo il Premier Detto si ricordi di noi, gliene diamo).

2)  Dove andiamo ?
Andiamo dove ci portano i nostri sogni e le nostre speranze. E questi sono ben tradotti dalla tesi congressuali. Dove di tutto si parla - dell'autonomia e del contesto, dell'azienda e dell'impresa, del federalismo e del primato della politica, della natura e della vocazione dell'ANP, e della sua organizzazione -. Ma opportunamente manca ogni riferimento alle questioni aperte e problematiche degli insegnanti - e del restante personale -, che in verità nella scuola qualcosa ci fanno e un qualche rapporto con noi ce l'hanno; come pure a quelle degli organi collegiali e alla democrazia strabica di Adornato, o anche alle riforme al gambero del Ministro Moratti e alle loro ricadute sull'autonomia delle Scuole. Non è però - questo io capisco - una dimenticanza, ma una scelta precisa. Non si può parlare di tutto; e quindi si sceglie di parlare solo delle cose e dei soggetti importanti per l'Associazione. E questo spiega il riferimento esplicito e strategico ai "legami di solidarietà e collaborazione strutturale con le organizzazioni che aggregano i dirigenti delle amministrazioni pubbliche" (tesi congressuale n. 4.1). Anche perchè il nostro sogno e la nostra speranza è - a volerla dire tutta - una scuola dove gli insegnanti e gli studenti, se pure devono esserci, contino quel tanto che basta per far emergere chi veramente comanda. Solo così potremo goderci in pace la nostra dirigenza e parlarne serenamente nei nostri congressi.

Aristarco Ammazzacaffè

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