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Incarichi di presidenza: è un
"pasticcio italiano"
secondo il Coordinamento nazionale
insegnanti laureati di scuola elementare e dell'infanzia
Per protestare contro le regole per il conferimento degli incarichi di presidenza, si è costituito il Coordinamento nazionale degli docenti laureati che operano nelle scuole elementari e in quelle dell'infanzia. Oggetto della protesta è in particolare la regola che stabilisce che i docenti laureati di scuola elementare e dell'infanzia non possano presentare domanda per ottenere un incarico di presidenza; regola che ha come conseguenza che un professore di disegno del liceo artistico possa fare il dirigente scolastico in un circolo didattico, mentre un insegnante elementare laureato in pedagogia non possa accedere al medesimo incarico !
Fra qualche giorno
avrà inizio un nuovo anno scolastico che, direttamente o indirettamente, coinvolgerà
gran parte degli italiani: alunni, famiglie ma anche personale docente, non docente e
dirigenti scolastici.
Numerose sono le novità che il mondo della scuola si troverà ad affrontare,
annunciate dal nuovo ministro della Pubblica Istruzione e diffuse oramai senza sosta dagli
organi di stampa.
Ma accanto alle novità che tutti hanno appreso direttamente o indirettamente,
lavvio dellanno scolastico porterà altre novità meno note agli organi di
informazione, probabilmente ritenute meno importanti, non ben comprese in tutte le loro
implicazioni o comunque passate in sordina di fronte a tante eclatanti novità.
Forse sono in pochi a sapere che, a partire dal primo di settembre, numerose scuole
elementari dItalia, sono dirette da professori di scuola secondaria con
"incarico di presidenza". E questa non è una novità di poco conto.
Fino allo scorso anno, infatti, nei circoli didattici (comprendenti la scuola
dellinfanzia e la scuola elementare) per coprire i posti vacanti dei capi
distituto si faceva ricorso allistituto della "reggenza": un
direttore didattico, oltre al circolo di titolarità, veniva incaricato di dirigerne un
altro dove vi si recava di norma una volta alla settimana e dove un docente suo
"collaboratore vicario" veniva incaricato di sostituirlo ed affiancarlo, con
esonero dallinsegnamento.
Fino ad oggi la scuola ha funzionato in questo modo. Da questanno non ci
saranno più le reggenze e nelle scuole elementari e materne "vacanti" ci sarà
come dirigente scolastico un "preside incaricato".
Fin qui potrebbe sembrare tutto normale, ciò che non convince è che a ricoprire
lincarico di dirigente scolastico sia un docente della scuola media e non un docente
di scuola elementare o materna.
Probabilmente molti penseranno che sia giusto che lincarico di presidenza
venga ricoperto da un docente in possesso di laurea, per lappunto il docente di
scuola media.
Certo non tutti possono sapere che oramai numerosi docenti in ruolo nella scuola
dellinfanzia e nella scuola elementare sono in possesso di laurea, e possiedono
spesso anche labilitazione per linsegnamento nella scuola media o nella scuola
superiore. E non tutti sanno che per i nuovi docenti di scuola materna ed elementare il
titolo previsto per linsegnamento è la laurea e che, per questo motivo, è stato
istituito un apposito corso di studi denominato "scienze della formazione
primaria".
Certamente non si può pensare che il ministro della Pubblica Istruzione ignorasse
i suddetti fatti quando il 4 maggio 2001, emanando lO.M. 81 estese gli incarichi di
presidenza, [già] previsti nelle scuole medie, anche alle scuole elementari e alle scuole
dellinfanzia. Né si può credere che le organizzazioni sindacali non avessero
colto, fra le righe della succitata ordinanza, la negazione dei diritti e delle competenze
professionali di numerosi lavoratori del mondo della scuola.
Ma cosa sottende alla scelta quantomeno "particolare" di attribuire gli
incarichi di presidenza ai docenti di scuola media in servizio a tempo indeterminato da
almeno 5 anni e in possesso di laurea, anziché ai docenti di scuola elementare o materna
con pari requisiti ?
Certo il buon senso farebbe pensare che siano più idonei a dirigere una scuola i
docenti che vi hanno insegnato, piuttosto che quei docenti che non hanno esperienza nel
settore, che non conoscono i programmi di quello specifico grado di istruzione, e le
problematiche di apprendimento degli alunni che la frequentano.
Non bisogna trascurare nemmeno un particolare che può sembrare secondario ma che
non lo è affatto: i collaboratori vicari di cui si è detto, alcuni dei quali in possesso
di laurea, per anni hanno appreso a "governare" la scuola sotto la guida esperta
del direttore didattico seppur reggente. E, si sa, al di là del titolo lesperienza
è grande maestra. Anche nel campo dellinsegnamento. Anche nel campo della gestione
amministrativa e dellorganizzazione didattica.
Sorge spontaneo chiedersi allora cosa ne penseranno i docenti della scuola
elementare e materna che, pur essendo in possesso dei requisiti richiesti
dallordinanza e pur potendo accedere al concorso direttivo, sono stati esclusi
dallincarico.
E può incuriosire persino pensare a come potranno sentirsi i professori che si
troveranno a dirigere, per la prima volta, una scuola frequentata da alunni di età
compresa tra i 3 e i 10 anni, dove insegnano docenti che lavorano da tanti anni con
metodologie differenti da quelle adottate nella scuola media.
Certo è strano pensare che, con tutta lattenzione prestata dal nuovo governo
per garantire le condizioni ottimali allavvio del nuovo anno scolastico, il ministro
abbia tralasciato un particolare non di poco conto: la dirigenza nei circoli didattici
affidata ai professori della scuola media.
Fra qualche giorno, con linizio delle lezioni, curiosità e interrogativi
avranno le giuste risposte. Sempre che nellarco di poche settimane non arrivi una
sentenza del T.A.R. che dia ragione ai docenti della scuola dellinfanzia e della
scuola elementare che, vedendo lesi i propri diritti, hanno presentato ricorso avverso
lordinanza ministeriale che li ha esclusi dal conferimento degli incarichi di
presidenza. Una decisione del Tribunale Amministrativo Regionale, infatti, potrebbe
rimettere in discussione le nuove regole volute dal ministro De Mauro. Se così fosse il
ministro Moratti si troverà a dover risolvere un problema che avrebbe dovuto affrontare
con la nota del 5 luglio 2001, includendo tra il ritiro dei provvedimenti avviati dal
precedente governo, anche lordinanza ministeriale n. 81.