Direzione didattica di Pavone Canavese

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(20.06.2006)

La precarizzazione della funzione dirigente: incarichi o reggenze ?
di Mario Fraccaro, d.s. presso l'I.C. di Lonato del Garda (BS)


Il consolidarsi del precariato nella scuola è ormai diventato una piaga devastante, non risparmiando nessuna delle funzioni che in essa vi opera: dal personale ausiliario a quello amministrativo, dai docenti ai dirigenti scolastici.
Il fenomeno si è aggravato negli ultimi anni, a testimonianza di una scarsissima considerazione del potere politico nei confronti di un settore come la scuola, la cui importanza è strategica per la formazione di quel capitale umano e culturale oggi indispensabile - come ci ricorda E. Morin - ad affrontare le sfide della società della conoscenza e quelle planetarie della globalizzazione.
Vorrei soffermarmi sulla situazione paradossale dei Dirigenti Scolastici, figure giustamente ritenute fondamentali nell’ambito dell’autonomia scolastica per garantire l’efficienza e l’efficacia del servizio di istruzione e formazione degli alunni.
Prima dell’attuazione dell’art. 21 della Legge 59/97 che ha istituito l’Autonomia delle Istituzioni Scolastiche e ha attribuito la qualifica dirigenziale ai Capi d’Istituto, questi ultimi erano inquadrati nei seguenti ruoli:
 direttori didattici in circoli comprendenti docenti di scuola elementare e materna;
 presidi della scuola media inferiore;
 presidi della scuola media superiore.

Il reclutamento dei direttori didattici è sempre avvenuto tramite regolare concorso, la cui scadenza era periodicamente rispettata ( l’ultimo concorso è stato bandito nel 1995); in tal modo , oltre ad assicurare la copertura dei posti vacanti, si consentiva a tutti coloro che ne avevano i requisiti (possesso della laurea e 5 anni di anzianità nel ruolo docente) di poter partecipare con regolarità alle procedure concorsuali.
Sui posti residuali , scoperti nelle more dell’espletamento del concorso, si procedeva con l’istituto della REGGENZA , ossia il DD titolare di un circolo viciniore “reggeva” temporaneamente la scuola con l’ausilio di un docente vicario distaccato dall’insegnamento. Ciò era funzionale alla situazione contingente; non si creava precariato, il reggente era comunque un capo d’istituto che conosceva perfettamente i problemi dei 2 ordini di scuola costituenti il circolo didattico e il docente esonerato dal servizio maturava sul “campo” un’esperienza notevole, con il supporto del reggente.

Nella scuola media inferiore e superiore , invece, le cose sono andate diversamente; i concorsi ordinari sono avvenuti a singhiozzo , con lunghi periodi di interregno. L’ultimo è stato bandito nel 1990. Tuttavia, sui posti vacanti , anziché nominare il preside reggente, è stato istituito l’istituto dell’INCARICO DI PRESIDENZA, assegnato a livello provinciale sulla base unicamente dell’anzianità di servizio e del punteggio maturato per la funzione di collaboratore del preside.
Il proliferare degli incarichi, perpetuati anche per più anni, ha determinato (anche con complicità sindacali) di fatto l’eclissi dell’istituto del concorso ordinario, contribuendo ad ingrossare anno dopo anno le fila di un precariato che reclamava giustamente la sanatoria ma vanificava le legittime attese di coloro che, pur aspirando a ricoprire tale funzione, di fatto erano irrimediabilmente esclusi vuoi per l’impossibilità di cimentarsi nel concorso, vuoi per l’età.
Da qui continue rincorse per “condonare” la situazione, con l’emanazione di un primo concorso riservato, cui ne seguiranno altri per il futuro , sin quando l’ultimo incaricato non sarà incluso a pieno titolo nei ruoli dirigenziali.
La Legge 43/2005 pone (forse) fine a questa situazione, prevedendo l’abolizione dell’incarico di Presidenza e i ripristino delle reggenze.
Attenzione:tale provvedimento potrà essere veramente efficace solo se verrà data certezza temporale e giuridica per l’espletamento dei concorsi ordinari finalizzati periodicamente alla copertura di tutti i posti vacanti.
In tale prospettiva le reggenze sarebbero residuali e funzionali all’efficienza del sistema; soprattutto impedirebbero di perpetuare all’infinito la piaga del precariato dirigenziale.
Appare francamente sconcertante (ma non più di tanto) la posizione del sindacato FLC CGIL su questa materia; sul sito web di tale sindacato vi è una difesa ad oltranza della categoria degli incaricati al punto che si arriva a sostenere che anche se un Preside incaricato non dovesse superare il concorso riservato ha comunque diritto a ricevere l’incarico (sic!), come se fosse un beneficio a vita.
Sempre sullo stesso sito si sostiene che le reggenze  “costituirebbero un danno gravissimo per la qualità del servizio scolastico”. Strana concezione della Qualità!
Io penso invece che le lobby sindacali a qualsiasi livello (la questione dei supplenti - quasi tutti con tessera sindacale- è emblematica) sono uno dei problemi del sistema scuola.
Sono estremamente favorevole all’Istituto della reggenza perché:
a) consente un risparmio consistente allo Stato;
b) elimina il precariato;
c) consente di dirigere le scuole prive di titolare a DS con esperienza e competenza
d) consente a questi ultimi di accedere ad una retribuzione aggiuntiva che integra l’attuale e indecoroso trattamento economico.

Inoltre non ci sarebbero più alibi per la mancata indizione dei bandi ordinari di concorso.
A proposito di questi ultimi: ma perchè non rendere più snella e meno farraginosa l’attuale procedura di reclutamento, prevedendo corsi di formazione obbligatori ,ma solo una volta entrati in ruolo ? E perché non eliminare quell’odiosa soglia di sbarramento ( la selezione per titoli) che esclude gran parte del corpo docente più giovane, ma forse anche più motivato ed entusiasta?
Le Aziende e le Imprese private promuovono i loro dirigenti a trent’anni, non certo a cinquanta o sessanta.

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