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Ma quello del 9 ottobre non è
lo sciopero dei dirigenti scolastici
di Paolo Quintavalla, dirigente scolastico a Parma
Molti amici e colleghi mi hanno chiesto se lunedì 9 ottobre parteciperò allo sciopero
del personale della scuola indetto dai sindacati confederali e dallo Snals.
Rispondo ad essi con una scelta sofferta che deriva dalle argomentazioni che seguono.
Premetto che non mi sono mai dimenticato di essere stato insegnante per 16 anni. Ho sempre
considerato il lavoro dei docenti prezioso, insostituibile e socialmente poco
riconosciuto. Ritengo le loro rivendicazioni legittime e ho sempre espresso solidarietà
nei loro confronti.
La stessa solidarietà, purtroppo, non l'ho riscontrata, in genere, da parte dei docenti
nei confronti delle altrettanto legittime rivendicazioni dei dirigenti scolastici. Ma
questo aspetto attiene a riflessi di carattere psicologico che hanno poco rilievo in
questo momento.
Due fatti oggettivi pesano attualmente come macigni:
"LUNEDI' 9 OTTOBRE 2000 SCIOPERO GENERALE DI TUTTO IL PERSONALE E MANIFESTAZIONE A ROMA. Le risposte del Ministro alle richieste di Cgil, Cisl, Uil e Snals sono insufficienti. CHIEDIAMO
DOCENTI:
· una forte rivalutazione economica della professionalità dei docenti coinvolti da importanti processi di riforma
· un piano triennale che consenta l'equiparazione degli stipendi di tutti gli insegnanti ai parametri europei
· adeguati riconoscimenti per i nuovi impegni professionali legati alla piena attuazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche
· politiche fiscali ed interventi di status per le spese relative alla professione
DIRIGENTI SCOLASTICI:
· immediata emanazione dell'Atto di indirizzo per il primo contratto
· chiara individuazione delle necessarie risorse
PERSONALE ATA:
· le risorse per dare piena attuazione a tutti gli istituti ed intese contrattuali
· il salario accessorio previsto dal contratto per tutto il personale, compreso quello proveniente dagli Enti Locali" (ndr. Il grassetto nel testo è a cura personale, per evidenziarlo)
Commento:
1) Chiedere per i D.S. "l'immediata emanazione dell'Atto di indirizzo" il 25 settembre, a distanza di quasi un anno dal previsto e a sei mesi dalla dovuta conclusione delle trattative, fissate per legge al 30 marzo 2000, è l'equivalente dell'acqua calda oppure dell'aria fritta... fate voi.
2) Rivendicare la "chiara individuazione delle necessarie risorse" per il contratto dei dirigenti è un capolavoro di genericità, di reticenza e di ipocrisia. Chiare e necessarie per chi, se non vengono nemmeno quantificate ? Da notare che l'ANP, invece, da oltre sei mesi ha quantificato in 300 miliardi la cifra annuale necessaria per il nostro contratto. Fino a quando dovremo aspettare l'oracolo sindacale confederale, Snals (e aggiungiamo anche l'ANDIS) per conoscere l'entità delle risorse rivendicate per il nostro contratto?
3) Nel volantino per noi dirigenti manca qualsiasi rivendicazione - non dico - ai parametri europei - che pure valgono giustamente per i docenti - ma anche al principio essenziale, legittimo e molto più modesto della perequazione e dell'aggancio alle retribuzioni delle altre dirigenze del pubblico impiego.
4) Mancano, se avete notato, anche qualsiasi accenno alle figure dei Direttori dei servizi Generali e Amministrativi e le richieste relative al loro nuovo inquadramento giuridico ed economico.
Conclusioni:
Ripeto che sono profondamente convinto della legittimità delle richieste dei docenti e che mi sento solidale con loro. Auguro sinceramente che il loro sciopero abbia successo e che rappresenti un passo avanti nella faticosa evoluzione della scuola italiana. Tuttavia il 9 ottobre non potrò scioperare con loro perché, purtroppo, significherebbe subire un corporativismo al contrario. Quella citata è, chiaramente, la rivendicazione del contratto dei docenti. Non tiene in nessun conto la specificità del nuovo ruolo dirigenziale che abbiamo assunto dal 1° settembre.
Evitiamo gli equivoci, in primo luogo. Dobbiamo, quindi, affermare a chiare lettere che le retribuzioni dei D.S. non vanno raffrontate con quelle dei docenti ma alle retribuzioni delle omologhe categorie della dirigenza del pubblico impiego a cui apparteniamo di diritto. Non possiamo derogare dal principio che ciò che ci è riconosciuto sul piano giuridico deve avere una coerente traduzione sul piano economico. Occorre riconoscere che le nostre richieste sono, tutto sommato, abbastanza modeste: chiediamo in busta paga l'equivalente di quanto percepisce un dirigente degli Enti locali o di un'ASL, a parità di funzioni, di responsabilità e di carichi di lavoro. Niente più! Per questo rifiutiamo intanto di essere dirigenti a metà! Solo in un secondo momento chiederemo che gli stipendi dei DD.SS. italiani siano equiparati agli stipendi dei presidi europei! Solo allora potremo dire di essere soddisfatti.
Tuttavia è successo e sta succedendo, in sostanza, quello che molti prevedevano e temevano: siamo rimasti risucchiati nel "calderone" del contratto del comparto scuola, omologati nostro malgrado ad un'unica categoria numericamente più rilevante, vittime dell'indistinto. E questo è il risultato: la nostra specificità è stata oscurata, le nostre rivendicazioni sono state lasciate nel limbo. A questo punto non abbiamo alternativa: dobbiamo organizzarci e mobilitarci per conto nostro e con i Sindacati di categoria dei DD.SS. Lo sciopero lo faremo, se sarà necessario, quando i dirigenti scolastici potranno riconoscersi pienamente in rivendicazioni specifiche e condivise.
Nel frattempo pensiamo a sensibilizzare il mondo della scuola e l'opinione pubblica sulle ragioni del nostro disagio e delle nostre rivendicazioni e non dimentichiamo di essere pronti a partecipare allo sciopero dei dirigenti scolastici e a realizzare forme aggiuntive e alternative di protesta rispetto ad esso. Da questo punto di vista attendiamo che l'ANP traduca presto in pratica l'annunciata mobilitazione della categoria, con tutte le azioni coerenti e gli eventuali scioperi nazionali che ne conseguono.
Paolo Quintavalla