Direzione didattica di Pavone Canavese

Tuttodirigenti

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(08.05.2001)

Qui ci vuole un referendum !
di Girio Marabini


Caro direttore

Concedimi di intervenire in questo dibattito sul contratto dei dirigenti così animato da voci autorevoli . Mi spiace abusare della tua pazienza e della pazienza dei lettori di Pavonerisorse.
Sono già intervenuto, infatti, in altra occasione, sulle pagine di Pavonerisorse, dichiarandomi in sciopero, uno sciopero di principio contro…ritenendo che la concertazione rappresenti il potere di pochi contro la volontà di molti. Sono portato per natura a pensare che : ognuno deve fare il suo mestiere, il governo quello di governare , il sindacato quello di rappresentare gli interessi dei lavoratori , e quando i due interessi configgono è bene far emergere le contraddizioni anche attraverso un sano e robusto sciopero, senza guardare al "colore" del governo che in quel momento è in carica.
Del resto mi sono sempre chiesto e ho chiesto: dove erano i sindacati quando il Provveditore agli studi ci ha "preposti" alle scuole autonome facendoci assumere le responsabilità da dirigenti ma senza contratto? Dove erano i sindacati quando in finanziaria sono stati previsti solo 200 miliardi?
Quei 200 miliardi che non coprivano neanche il periodo da settembre a dicembre 2000?
Qualcuno all’epoca "malignava" che occorreva aspettare la conclusione del contratto degli insegnanti… Bella roba, se quella era la verità…

Tuttavia il ragionamento che volevo proporre per questa fase è il seguente.
E’ consolidato nelle scienze politiche e nel diritto pubblico il seguente postulato: la legittimazione (la fonte) di ogni potere è la rappresentanza politica. E’ il popolo sovrano, riunito in corpo elettorale, a determinare la formazione del potere. Dato questo postulato si impongono due principi fondamentali: la circolarità e la riflessività dei pubblici poteri.
Vediamoli sinteticamente.
Per circolarità in particolare si intende che il pubblico potere quando per natura e funzione viene ad essere delegittimato deve tornare alla fonte (es. la sovranità del popolo che in sede eligente dà luogo all’organo Parlamento e ai suoi poteri. Ad un certo punto quando il Parlamento ha esaurito il suo mandato o in qualche modo viene delegittimato il potere torna al popolo riunito in corpo elettorale).
La riflessività ha i caratteri del coinvolgimento e della responsabilità del detentore della funzione-potere.
Ritengo che anche alla formazione sociale intermedia quale è quella del sindacato possano essere riferiti tali principi.
Infatti nella società italiana attuale lo schema bipolare formalmente accentuato nella carta costituzionale del ’48 (parlamento-governo) appare sostituito da uno schema, quanto meno quadripolare (parlamento – governo – partiti – sindacati) con nuovi centri di riferimento non tanto dell’imputazione di fattispecie giuridiche quanto della produzione di connessioni di aspettative normative da parte della collettività organizzata dei "cives".
Ora il sindacato nella nostra società ha finito per diventare a pieno titolo una formazione sociale intermedia tra stato e cittadino-lavoratore, per cui i suoi atti, le sue decisioni danno luogo, in combinato con le decisioni del potere politico, ad imputazioni giuridiche per tutti i lavoratori, compresi i non iscritti.
E allora, per farla breve, in una fase come quella attuale non è possibile pensare a sindacati che vogliano assumersi la responsabilità di firmare o non firmare un contratto senza il coinvolgimento dei "cives" che devono garantire la legittimazione della rappresentanza politica.
Si impone dunque per il principio della circolarità, ma in fondo per il rispetto della rappresentanza democratica, un referendum tra i dirigenti scolastici. Ritengo essere, questa, l’unica strada percorribile nella attuale fase…

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