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Ribellione o
sottomissione?
Lettera aperta ai colleghi capi d'Istituto...non ancora dirigenti
di Girio Marabini
Che strana condizione la nostra , condannati ad
agire come dirigenti pur senza esserlo formalmente, rischiamo ogni giorno per povvedimenti
presi in forza di un decreto del Provveditore con il quale siamo stati preposti alla
nostra Istituzione scolastica, della cui validità giuridica non siamo del tutto
convinti.. eppure sembriamo felici colti da una sorta di ebbrezza: quanto è bello
firmarsi "il dirigente scolastico". Era nei sogni di molti...
Ci sembra infatti di vivere un sogno, e non vogliamo che qualcuno ci svegli bruscamente.
Infatti ci hanno chiesto di essere "agitati", ce lo ha chiesto la ANP , forse è
un eufemismo per non dire quello che veramente qualcuno di noi pensa... ma ci piace
sognare.
Sarebbe il caso che invece di dichiararci "agitati" lo fossimo davvero e
dimostrassimo la nostra "rabbia" con una valida azione di sciopero...
Perdonatemi ho usato un vocabolo ormai fuori tempo ...avrei dovuto dire con una valida
azione di ...concetazione.
Illusi, abbiamo accettato il dimensionamento, abbiamo accettato la farsa, in alcuni casi,
dei corsi di formazione, abbiamo accettato questa sorta di autonomia controllata, subiremo
tra breve le RSU le quali vorranno avere competenza su tutto comprese le materie che la
legge riserva per il dirigente e per gli organi collegiali, alla faccia anche della
libertà e della libertà di insegnamento.
Abbiamo accettato anche la riforma dei cicli senza batter ciglio, nel silenzio tolale...
Tra parentesi...qualche voce di dissenso si muove, anche se in ritardo, perfino dal mondo
accademico...anche vicino al potere dominante,. A chi non vuole acquistare il libro di
Alberto Granese - Lettera a un Ministro della P.I - Scuola, Formazione e
"ricapitolazione" pedagogica. Editrice Anicia - Roma , è sufficiente leggerne
la recensione apparsa sull'ultimo numero de "Il Dirigente Scolastico" .
E'illuminante.
E noi, noi capi d'Istituto quasi dirigenti? Nulla.
Speravamo che assumendo noi maggiori responsabilità avremmo potuto ottenere un ampio
riconoscimento economco.
A quanto pare ogni sacrificio è stato inutile,considerato che sul contratto il silenzio
è assoluto...
Non vorrei essere considerato un melagramo , ma non è per caso che nella testa dei nostri
governanti è passato il seguente pensiero: " molti di costoro(leggi capi d'Istituto)
in passato hanno diretto scuole con 600 e più alunni con personalità giuridica ( leggi
Istituti professionali ecc..) molti di costoro hanno retto da reggenti anche altre
direzioni didattiche raggiungendo un numero di alunni pari a 1000 e più alunni, ...hanno
, è vero qualche responsabilità in più ma... e allora, se così è basta un piccolo
contributo economico e che continuino ad essere quel che sono...senza contratto da
dirigenti".
E' un pensieo sciocco , lo riconosco e vi chiedo scusa!
Il senso di questa storia è però uno solo.
Di fronte a questa nostra condizione sembriamo avere due vie da percorrere la ribellione o
la sottomissione.
Voglio dare una spiegazione di questa condizione con le parole del compianto filosofo
urbinate Italo Mancini:" Provate a vivere con la sola sottomissione , mancando di
quel camminare eretti e decisi, che anche la Bibbia esprime come segno della dignità
dell'uomo.Polemizzando con il teologo Schleiermacher che aveva posto il segno distintivo
della vera religione nel "sentimento della dipendenza", Hegel ebbe facile il
sarcasmo quando osservò che allora il cane deve dirsi il miglior cristiano perchè
nessuno è più obbidiente di lui.
Vita da cani oppure vita tragicamente comica come quella di Sancio Pancia, l'eroe più
inglorioso di una sottomissione senza nessuna riserva critica. Non meno tragicamente
comica è l'altra metà della verità, quella di don Chisciotte, che combatte contro
tutto, e non salva niente dell'esistente. Come Sancio era il simbolo della sottomissione
allo stato puro. Entrambi falliti. (...) Condannare queste cose è facile. Il loro eccesso
è evidente. Più difficile è trovare la via di mezzo che ci salvi dalle follie
dell'estremismo..." (Italo Mancini in "Tre Follie" Edizioni Camunia,
Milano, pagg.157,158)
Occorre dunque ora un discernimento pensoso e responsabile da parte nostra.
La nostra condizione è come un foglio di carta su cui possiamo scrivere un capitolo
dignitoso di persone che hanno dedicato la loro vita all'educazione chiedendo il rispetto
dei nostri diritti , o che possiamo ridurre in tanti pezzettini rinunciandoi a lottare e
continuando a sognare
Il sottoscritto , intanto continuerà a firmarsi ...il preside
Girio Marabini