Direzione didattica di Pavone Canavese

Tuttodirigenti

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Contratto per la dirigenza: senza oneri per lo Stato

La stòria l'é bela, fa piasí contéla…
(grafia delle Valli Chisone e Germanasca)

Fase I - Il 5 luglio 1996, la Direzione Generale del Personale e degli Affari Generali ed Amministrativi individua i Capi d'Istituto come "datori di lavoro" ai fini ed effetti dei Decreti Legislativi 626/94 e 242/96, con tutti gli annessi e connessi: senza oneri per lo Stato.

Fase II - I Capi d'Istituto, prima ancora che l'autonomia delle scuole risulti effettiva, vengono promossi sul campo "dirigenti scolastici": senza oneri per lo Stato.

Fase III - Sulla base della dirigenza "di fatto", non onerosa per lo Stato, e prima ancora di concludere il corso di formazione e di acquisire la dirigenza "di diritto" (sia perché la conclusione del corso ne è indispensabile premessa sia perché l'autonomia di tutti gli Istituti è prevista dal 1° settembre ‘00), nella primavera 2000 i Capi d'Istituto sono sottoposti a valutazione secondo modalità che a definir squallide è dir poco, tanto che degli esiti della valutazione non se ne fa nulla. Risultato: umiliazione del tutto "gratuita", cioè senza oneri per lo Stato, di non pochi cosiddetti dirigenti.

N.B. Merita una nota a margine l’atteggiamento di quei dirigenti che non ci stanno più nella pelle per il positivo risultato conseguito, magari trascurando il fatto che il lavoro valutato è frutto di un’accorta collaborazione con numerosi altri Capi d’Istituto e che lo stesso, identico e preciso lavoro, presentato "in fotocopia" dagli stessi, viene valutato in modo assai diverso (a dimostrazione, nel caso della Regione Piemonte, della scientificità del metro di giudizio adottato dai diversi Nuclei)

A parte il sempre valido e salutare "memento te mortalis esse", se tanto mi dà tanto è facile comprendere le ragioni per cui la dirigenza scolastica è tenuta in così alta considerazione da parte dell’universo mondo.

Fase IV - Dal 1° settembre 2000, con piena responsabilità per l'effettiva autonomia delle scuole, i Capi d'Istituto risultano "dirigenti scolastici" di diritto, senza che in alcun modo però venga riconosciuto il nuovo ruolo dal punto di vista economico: cioè, ancora una volta, senza oneri per lo Stato.

N.B. A riguardo delle 4 suddette fasi, merita sottolineare la particolare avvedutezza delle rappresentanze sindacali della categoria che hanno tollerato, se non accettato, che tutto ciò accadesse impunemente.

Fase V - Il governo di centrosinistra, tanto preoccupato della tempestiva attuazione della legge sull’autonomia, della promozione a dirigenti dei Capi d’Istituto e dell’applicazione dell'art. 41 del CCNI Comparto Scuola relativo alla valutazione dei Capi d'Istituto, non prevede nella finanziaria 2001 le risorse economiche per il compenso dovuto ai nuovi dirigenti dello Stato: dunque, senza oneri per lo Stato.

N.B. Edificante l'episodio riguardante un Capo d'Istituto torinese, parlamentare di parte governativa, che, con riferimento ai colleghi "dirigenti" impegnati a far valere i propri diritti, risulta abbia commentato: "Ma che cosa vogliono? chi credono di essere, questi?".

Fase VI - Il governo di centrodestra, dopo tanti impegni e promesse elettorali (consultare il sottosegretario prof. Aprea, Capo d’Istituto), forse a causa del famoso "buco" o di qualche fraintendimento berlinese si rimangia tutto e non prevede nella finanziaria 2002 le risorse necessarie per fare un'operazione che non andrebbe neppure contrattata, in quanto naturalmente dovuta: all'attribuzione dei compiti, doveri e responsabilità deve automaticamente corrispondere l'attribuzione del compenso goduto dagli altri dirigenti statali.

Son cambiati i suonatori, ma non la musica; e se la parola data ne soffre, l’importante è che le parole che accompagnano lo spartito siano sempre le stesse: senza oneri per lo Stato.

E’ forse questo un modo originale per mantenere in vita un’espressione che all’art. 33 della Costituzione, con buona pace dei ministri Berlinguer, De Mauro e Moratti, aveva ben altro significato.

Morale della storia.

Una considerazione.

Le Organizzazioni Sindacali più rappresentative sono troppo prese dai legittimi interessi della maggioranza degli iscritti (docenti e personale A.T.A.), che dan loro da vivere, per potersi preoccupare del ristretto gruppo dei dirigenti scolastici che già percepiscono uno stipendio superiore, poco importa in che misura, a quello degli altri lavoratori della scuola (vedi N.B. fase V "Ma che cosa vogliono, questi ?").
L’A.N.P., più appropriatamente, pone una questione di principio, oltre che di sostanza, ma ha modo di scoprire, a proprie spese, tutta l’attualità e freschezza dell’antico adagio "Passata la festa, gabbato lo Santo".

Una proposta.

A questo punto, serve a qualcosa dire che si son volute fare le nozze con i fichi secchi ? serve a qualcosa sottolineare che la serietà di un governante, e di un ministro che ha l’ambizione di attuare riforme epocali (parità scolastica, autonomia, riordino dei cicli, nuovi saperi, nuovi curricoli, passerelle e quant’altro), sta nel considerare la pagina del quadro economico (vero, attendibile, realistico) come parte essenziale del progetto che intende realizzare ? serve a qualcosa sottolineare che ci si è più affannati per l’onda anomala che per l’adeguamento dello stipendio dei dirigenti, ai quali probabilmente si pensava bastasse il titolo e una pacca sulle spalle ? No, non serve.

Del resto, non si può avere tutto e subito. E allora all’on. Aprea e al ministro Moratti presentiamo la seguente proposta (che non potrà che essere condivisa anche da quelle organizzazioni sindacali non corporative che si preoccupano di un trattamento equo delle varie categorie che rappresentano):

  1. sospendiamo il decreto del 5/07/96, relativo all'individuazione del datore di lavoro nelle scuole, e quello relativo al conferimento della qualifica dirigenziale ai Capi d'Istituto, lasciando a chi è effettivamente pagato come dirigente (ministro, direttore generale, ecc.) le connesse responsabilità, tenendo transitoriamente i Capi d'Istituto quali dirigenti e datori di lavoro in pectore o, se piace di più, in sonno;
  2. attribuiamo loro il compenso contrattuale dei docenti (naturalmente a parità d’anzianità di servizio) e moltiplichiamolo per 2 (le 18 ore settimanali previste per il docente, come si sa, sono 36 ore per il Capo d’Istituto);
  3. quando poi saranno reperite le necessarie risorse, potremo restituire ai Capi d’Istituto i titoli di dirigente e di datore di lavoro (di cui potranno tornare a fregiarsi pubblicamente), con riconoscimento economico aggiuntivo, rispetto al precedente punto, date le nuove responsabilità.

Una raccomandazione.

Fino a quando i cosiddetti dirigenti scolastici non godranno dei compensi e benefici contrattuali previsti per gli altri dirigenti statali, si eviti accuratamente qualsiasi forma di valutazione dei Capi d’Istituto, utilizzando il risparmiato monte-premi (destinato ad alcuni soltanto) per un incremento stipendiale che, per quanto minimo, deve riguardare tutti.

Cominciamo a dare al lavoratore ciò che spetta per contratto, cioè il dovuto, poi, se proprio è il caso, si penserà ai premi.

Perosa Argentina, 8 ottobre ’01

Renzo Furlan

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