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(18.11.2000)
IL SILENZIO ASSORDANTE
SUL CONTRATTO DEI DIRIGENTI
di Girio Marabini
Leggevo ieri questa breve riflessione di Giovanni
Paolo II : "andate sulla vostra strada come uomini che sanno anche fermarsi. Lo
spirito della nostra epoca, che ci condiziona tutti, tenderà a renderci sempre più
nervosi ed affannati. Ma per poter comprendere e valutare nel giusto modo, dobbiamo creare
oasi di silenzio e di interiorità e anche di preghiera. Lì potremo imparare a
contemplare, ad avere orizzonti più ampi, a sperimentare la gioia, a calarci in noi
stessi e a considerare la nostra esistenza partendo da Dio".
Non ho potuto fare a meno di pensare alla nostra condizione di quasi "dirigenti
scolastici". Viviamo in un oasi di silenzio assoluto... Nessuno più parla di noi e
della nostra condizione. E' in qualche modo un bene perchè possiamo riflettere e capire
questo nostro tempo.
Solo la forza interiore infatti ci dà il coraggio di proseguire in questo marasma di
quasi riforme, che partono ma potrebbero anche non partire (lo deve dire il Parlamento! Ha
detto il Ministro che non sa come risolvere il dubbio del tipo "se sciolgo le vele o
se resto sul lido" (dalla Didone abbandonata del Metastasio)).
Eppure in quell'oasi di silenzio appaiono fantasmi che ci rendono sempre più nervosi ed
affannati..
Il fantasma della lotta sindacale. Non vogliamo certamente tornare alla opposizione
sociale: è lontano questo modo di fare da noi servitori dello Stato (ma non servi!).
Lasciamo che siano gli insegnanti a scioperare! Noi siamo superiori a queste forme di
lotta.
E comunque i sindacati nei loro atteggiamenti devono dare risalto ai valori positivi che
li animano, al desiderio del giusto bene, alla sete di giustizia, non mai certo alla lotta
"contro" perchè la prima caratteristica del lavoro è quella d'essere
"per".
Il silenzio allora può essere considerato una forma di lotta ?
Non so rispondere. In Giappone mi pare i lavoratori in sciopero manifestano il loro
disagio con una fascia nera al braccio e continuano a lavorare
Noi siamo "in stato di agitazione", mettiamoci una fascia nera al braccio e
continuamo a lavorare.
Se così fosse il silenzio sarebbe un atteggiamento veramente dignitoso.
Eppure c'è il sospetto che sia un silenzio voluto e "strategico"
Si spera forse che il Governo con un gesto paternalistico e benevolo, si accorga
finalmente della nostra condizione di capi d'Istituto preposti alle Istituzioni autonome
(?) senza avere un minimo di copertura contrattuale?
Si spera che nel frattempo , come qualcuno ha ipotizzato, finalmente sia definito il
contratto degli insegnanti in modo che questi non abbiano più la possibilità di
protestare per il nostro contratto che dovrà prevedere un aumento di almeno 20 milioni
l'anno(!!!)?
Lasciamo perdere, sarebbe veramente meschino.
Per essere dirigenti non credo si debba rinunciare alla libertà di cittadini coscienti
dei propri doveri ma anche risoluti nel pretendere da un potere politico che è
provvisorio e non potere assoluto, i nostri diritti...
Il silenzio di chi dovrebbe rappresentarci (considerato che ancora nel nostro paese i
contratti sono contratti nazionali) è incomprensibile.
Da parte nostra appare evidente una sorta di rassegnazione...alla fine ci accontenteremo
di quel poco che il Governo (se lo vorrà), vorrà concederci...però intanto abbiamo
ottenuto l'autonomia e la personalità giuridica, la riforma dei cicli che potremo anche
anticipare, le RSU che avranno di fatto competenze anche su materie d'ordine collegiale...
Mi sento proprio come quel tale che cercava di appendere la giacca all'attaccapanni
riflesso allo specchio...
Infatti, non è tanto il discorso economico a preoccupare, quanto piuttosto il discorso
sulla parte normativa: quali saranno i confini del nostro agire? Quali saranno i rapporti
tra noi e gli Organi Collegiali? Ci faranno abbandonare per sempre il nostro ruolo di
"direttori didattici" per relegarci ad un ruolo di manager , quasi un surrogato
del direttore amministrativo?
Sono interrogativi non di poco conto.
Non ci resta per il momento che accogliere le indicazioni di Giovanni Paolo II :preghiamo
e chiudiamoci nell'oasi di silenzio ed interiorità nella speranza di tempi migliori.