Direzione didattica di Pavone Canavese

Tuttodirigenti

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(29.10.2004)

La soludine del dirigente scolastico
di GrilloParlante (dal sito
ScuolaOggi)


Parafrasando il titolo di un romanzo di Manuel Vasquez Montalban si potrebbe, a ragion veduta, parlare di solitudine del dirigente scolastico. Per essere ancora più espliciti, si può dire che i dirigenti scolastici, di questi tempi, sono stati praticamente lasciati in braghe di tela. Se la metamorfosi di direttori didattici e presidi, con l’ingresso nella luminosa area della "dirigenza", già all’epoca del centro-sinistra dava adito a non poche perplessità ora, con questo governo e con questi chiari di luna, le cose appaiono più crudamente per quello che sono: una specie di abbaglio. Molti pensavano che la tanto agognata dirigenza portasse con sé chissà quali doni: ebbene siamo di fronte ad una sorta di "effetto fata Morgana", una visione della realtà a metà strada tra illusione e miraggio. E se i dirigenti scolastici, i famosi "presidi manager" tanto temuti dall’opposizione e dal movimento degli studenti, mettono i piedi per terra, l’atterraggio è sicuramente brusco, per nulla gradevole.

Che dice l’ANP, l’associazione nazionale dei presidi, principale sindacato della categoria? Nulla, o quasi. In altri tempi avrebbe levato alte grida di dolore e lanciato strali polemici. Ora sembra essersi quasi appiattito sulle lunghezze d’onda del governo di centro-destra. Subisce forse il fascino del potere? Certamente è molto meno critico e aggressivo di un tempo. Strano, ma vero. Ed anche quando sembra volersi opporre al governo, l’ANP non trova di meglio che ancorarsi ad una vecchia e improponibile voglia di fuoruscita del dirigente dal comparto scuola. Non più tardi del 23 settembre 2004, mentre tutti i sindacati, confederali ed autonomi, hanno concordato la permanenza dei dirigenti scolastici nell’Area V, valorizzando la specificità e l’autonomia di questa figura, l’ANP non ha sottoscritto l’accordo, perché evidentemente pensa ad un "capo" slegato dalle istituzioni scolastiche autonome con prevalenza delle caratteristiche della sovraordinazione gerarchica rispetto agli operatori scolastici e con connessa assunzione del ruolo di "presidio periferico dell’Amministrazione Centrale".

Eppure i dirigenti scolastici avrebbero ben di che lamentarsi. E’ stato dato a tutti un "incarico-fotocopia", senza distinzione di obiettivi, risultati attesi in relazione al contesto di riferimento in cui viene esercitata la funzione dirigenziale, condizioni di fattibilità alle quali collegare i criteri di valutazione. Sono senza contratto da quattro anni (sic!). Non vi è stata neppure la completa attuazione del precedente contratto (a Milano gli stipendi attribuiti ai dirigenti scolastici sono ancora provvisori, senza un calcolo esatto e definitivo). Dell’equiparazione retributiva con gli altri dirigenti neanche a parlarne. E’ stato loro ridotto il numero dei collaboratori sui quali poter fare affidamento. Sono state ridotte le risorse finanziarie e professionali assegnate agli istituti scolastici autonomi del cui funzionamento, secondo la legge sulla dirigenza, sono responsabili. In buona sostanza, alla dirigenza non ha fatto seguito non tanto un "aumento di potere" (esorcizzato da sindacati scuola, insegnanti e studenti), ma semplicemente la predisposizione delle "condizioni di esercizio" necessarie per lo svolgimento di un ruolo dirigente, in termini di strumenti di gestione e di risorse.

Non solo, ma vi è stato contestualmente un aumento abnorme delle competenze attribuite ai capi d’istituto e delle responsabilità connesse. Sono stati equiparati ai "datori di lavoro" e considerati responsabili della sicurezza nelle scuole (pur non essendo i proprietari degli edifici scolastici e non avendo risorse specifiche a disposizione). Sulle segreterie delle scuole e sull’apparato amministrativo si sono scaricate innumerevoli funzioni che una volta svolgevano i Provveditorati (dagli stipendi del personale alla ricostruzione della carriera, ecc.). Responsabile, naturalmente, il dirigente scolastico. E’ il dirigente a firmare contratti di lavoro per l’assunzione dei supplenti, spesso senza garanzie di copertura finanziaria. Sono aumentati a dismisura problemi e difficoltà in istituti scolastici diventati, a seguito dei processi di "dimensionamento", più complessi e a volte enormi e sproporzionati.

In più, la riforma Moratti ha finito per stringere i dirigenti scolastici in una assurda morsa fra amministrazione e "scuola reale", fra potere centrale e autonomia delle scuole.. Da un lato le pressioni, neanche tanto velate, del MIUR perché il dirigente scolastico esegua i diktat del governo. Dall’altro le ragioni (spesso condivise) di insegnanti e genitori che si oppongono alla riforma. In mezzo il dirigente scolastico, come è stato opportunamente rilevato, funzionario dello Stato e non servo del governo in carica. Insomma, è il caso di dire che il "il re è nudo". Questo stato di cose determina un disagio sempre più evidente nelle componenti più avanzate della categoria. Fino a che punto, c’è da chiedersi, i dirigenti scolastici sono disposti ad accettare passivamente questa condizione, cullandosi nel potere evocativo di un nome altisonante, la "dirigenza"?

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