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Direzione didattica di
Pavone Canavese |
a cura di Angelo Luppi
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Corsi per la
dirigenza
Tiriamo le fila
Le domande
a) Hai individuato, nelle
varie attività formative svolte, un orientamento verso un particolare < modello >
di dirigente; quali sono i suoi tratti essenziali ?
b) Ritieni adeguata la formazione avuta, tenuto conto dei complessi impegni
dirigenziali da gestire nei prossimi anni ?
c) Verso quali direzioni dovrebbero essere rivolte altre eventuali iniziative
formative ?
(24.06.2000)
Enzo Asperti, direttore didattico, Romano di Lombardia (BG)
A mio avviso
il corso è andato zigzagando, in modo colpevolmente incosciente, tra due modelli opposti
di dirigente, a seconda del relatore che interveniva o dell'argomento trattato, e
precisamente:
1-Un dirigente di tipo "politico", che esercita un ruolo di rappresentanza, che
cura le relazioni esterne, che perfeziona l'immagine della scuola, che procura risorse
materiali, che sa delegare compiti e responsabilità ai suoi collaboratori.
2- Un dirigente di tipo "tecnico", che cura i minimi dettagli
dell'organizzazione, che si immerge nei curricoli, che fa monitoraggio (a proposito: che
brutto termine) di tutto e di tutti, che è capace di valorizzare ogni singola risorsa
umana.
Alla base di questa schizofrenia probabilmente ci sono stati due errori:
a) L'impostazione enciclopedica o tuttologica data dal Ministero nel commissionare i corsi
alle agenzie.
b) L'assoluta mancanza di concertazione tra i diversi relatori che intervenivano nello
stesso corso.
A distanza di un mese dalla conclusione del corso, mi sento comunque di affermare che per
me si è trattato di un'esperienza positiva per le seguenti ragioni:
-ho riscontrato che le mie frequenti assenze dall'ufficio non hanno inciso negativamente
sul funzionamento dell'organizzazione scolastica, (da me precedentemente impostata)
-ho constatato che il mio livello di formazione professionale pre-esistente era
discretamente elevato rispetto agli standard del corso;
-ho avuto la possibilità di discutere a lungo con simpatici colleghi di questioni
professionali.
Quanto sopra ha contribuito non poco ad un innalzamento del mio livello di autostima.
Nota a margine: i relatori hanno disquisito lungamente su tematiche importanti, quali l'efficienza
dell'organizzazione, l'attenzione ai bisogni del cliente, la qualità totale del servizio.
Ma soltanto in rari casi hanno messo in pratica queste cose nei loro interventi. Io da
questo corso di formazione, chissà perché, mi sarei aspettato il contrario.
(24.06.2000)
Paolo Vannucci ITI
"Galilei", Livorno
Credo di poter
osservare che le ambizioni eccessive che hanno caratterizzato le attività delle agenzie
formative abbiano nei fatti impedito approfondimenti che per molti colleghi sarebbero
stati molto importanti.
Solo per esemplificare:
- la lingua straniera (inglese);
- le relazioni con il personale e la gestione del personale con particolare riguardo al
personale ATA;
- le relazioni sindacali alla luce delle più recenti innovazioni;
- l'informatica per la gestione dell'Ufficio di Presidenza;
- le tecniche di comunicazione.
Su alcuni di questi temi, non per tutti i dirigenti gli stessi, doveva essere fatto un
lavoro in profondità.
Per il resto un grande laboratorio per la valorizzazione delle esperienze dei dirigenti
scolastici da formare. Un laboratorio condotto da personale di grande esperienza con
l'obiettivo di far emergere le tante esperienze positive che, anche grazie all'impegno dei
presidi e dei direttori, sono state realizzate.
(15.06.2000)
Ignazio Sarlo, Preside Scuola Media "Don Milani" di Venaria
a) Il corso da me
frequentato ha evidenziato più < modelli > possibili, non sempre in sintonia fra di
loro, a seconda della diversa cultura dei relatori. Di estremo interesse, e fra loro
coerenti, mi sono parsi a questo proposito gli interventi di alcuni formatori Elea, ma
soprattutto la lezione del Preside Azzali (Pegaso) che ho poi avuto modo di ritrovare come
"tutor" del "progetto sul campo". Azzali ha delineato una figura di
dirigente scolastico molto attenta agli aspetti relazionali, in grado di privilegiare in
modo proficuo le relazioni "informali" rispetto a quelle
"burocratico-formali". Un dirigente "carismatico ed autorevole"
piuttosto che autoritario ed attento al rispetto formale e rigido delle procedure e delle
regole. Un dirigente in grado di adeguarsi al contesto della singola scuola e di creare le
premesse per un lavoro proficuo e soprattutto motivato delle altre figure professionali.
Sicuramente altri colleghi sono pervenuti a conclusioni diverse dalla mia: nei momenti
più felici di scambio di esperienze (a volte questo momento del corso è stato caotico ed
improduttivo) sono emerse con chiarezza "culture" e convinzioni fra loro
"divergenti" e conseguentemente modalità di lettura del "messaggio"
del corso antitetiche.
c) Ritengo che il corso, con
le sue luci e le sue ombre, mi abbia offerto la possibilità di completare la mia
esperienza fornendomi, in alcune occasioni, spunti utili per il mio lavoro (es.:
intervento di Azzali). Sono altrettanto convinto che, per la complessità della nostra
figura professionale fra l'altro non ancora completamente definita, sia indispensabile
prevedere:
- momenti ricorrenti di confronto e di autoformazione fra pari, interessante da questo
punto di vista l'esperienza del "progetto sul campo"
- momenti ricorrenti di formazione su argomenti specifici legati ad esempio agli aspetti
del processo di riforma ancora incompiuti.