Direzione didattica di Pavone Canavese

Tuttodirigenti

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(22.10.2000)

Valutazione dei dirigenti scolastici atto primo:
molti dubbi su una operazione

in cui per ora l'unica cosa certa sono gli alti costi

di Girio Marabini

 

A molti capi di istituto stanno già arrivando gli esiti della valutazione per l'anno scolastico 1999-2000.
Se le prime impressioni e le prime sensazioni risulteranno confermate con il passare dei giorni, il giudizio sull'operazione non può che essere negativo.
La domanda ovvia è infatti molto semplice: perchè far lavorare per 6 mesi le Sovrintendenze per limitarsi a "registrare" l'esistente ? E se ci sono valutazioni negative, che succede ? E i migliori che vantaggio ne trarranno ?
Molte domande, nessuna risposta ufficiale.
Per intanto resta il fatto che per far funzionare i Nuclei regionali di valutazione sono state spese diverse centinaia di milioni di lire.
Sull'argomento pubblichiamo questo primo intervento di Girio Marabini che - con la consueta lucidità e "senza peli sulla lingua" mette in luce le storture di una operazione che - per ora - appare di dubbia utilità. (r.p.)

 

Scagli la prima pietra chi non ha mai odiato il primo della classe oppure chi, primo della classe, non si sia mai sentito odiato dai propri compagni.

Ebbene ora che stanno arrivando i risultati della valutazione dei capi d'Istituto con lettera "riservata personale", è un pò il sentimento che ci prende sospettando che il nostro amico-nemico abbia "preso" più di noi.

Non dirò, neanche sotto tortura, il punteggio che mi è stato assegnato; vorrei solo fare qualche osservazione.

E' stato predisposto, come tutti sappiamo, uno strumento docimologico di valutazione che avrebbe dovuto essere il più obiettivo possibile.

Sono stati individuati degli standards in ordine alla completezza, alla qualità e alla coerenza delle iniziative intraprese. Standards che tuttavia hanno comunicato in ritardo cogliendo di sorpresa un pò tutti. Qualcuno sostiene che era pur giusto cogliere di sorpresa in quanto l'autoanalisi doveva rispecchiare quanto effettivamente scritto e promosso all'interno degli Istituti . Non era giusto che avessimo il tempo di riflettere e magari di utilizzare quegli standard per uniformare la nostra azione a criteri di supposta qualità. Il criterio della valutazione formativa vale solo forse per gli alunni... Sono stati poi indicati anche dei correttivi con un massimo di 1,2 da moltiplicare per il punteggio ottenuto in prima battuta

Eppure c'è il sospetto che anche in questa situazione vi sia stato un margine di discrezionalità da parte dei "valutatori" non indifferente.

Prendiamo ad esempio i due più alti indicatori: sono state realizzate iniziative specifiche con buon livello di sistematicità (realizzato attraverso sistemi e strumenti di rilevazione ad hoc) punti 8 / sono state realizzate iniziative specifiche con buon livello di sistematicità e, sulla base degli indicatori di monitoraggio rilevati, di efficacia punti 10. Ora quale è il grosso discrimine che porta il valutatore a considerare una iniziativa con punti 8 ed un'altra con punti 10?

Tra le due formulazioni non v'è grande differenza. Il discrimine è da ricercare sicuramente nell'impostazione culturale del valutatore il quale decide che una iniziativa anche se coerente con il POF sia di livello inferiore rispetto ad un'altra che corrisponde di più al suo "pensiero".

Tanto è vero che solo in questo modo si può spiegare un fatto: nell'area dove uno si credeva più debole ha ottenuto magari il massimo; nell'area in cui invece si credeva "forte" ha ottenuto un punteggio inferiore... La differenza di impostazione culturale tra il valutatore ed il valutato si vede e come...

C'è poi, da verificare, l'ingiustizia determinata dall'essere capitato presso questo o quel nucleo di valutazione...
E' tipico...non accade forse anche nei concorsi ?

E' un sospetto da verificare; potremo forse avere qualche chiarimento quando a conclusione del processo di valutazione il nucleo provvederà, così come previsto dalla circolare n.312 del 21 dicembre 1999, a sviluppare un'analisi complessiva che evidenzi, per ogni processo oggetto di esame, i punteggi medi e massimi attribuiti nel corso delle valutazioni effettuate e le iniziative ricorrenti e innovative riscontrate. Obiettivo di tale analisi. Obiettivo di tale analisi è supportare la conduzione del colloquio di restituzione degli esiti della valutazione e indicare al capo d'Istituto i punti di forza e di debolezza rilevati rispetto alla media e all'eccellenza dei casi analizzati. Gli Organi centrali dell'Amministrazione, successivamente, provvedono a effettuare un monitoraggio sulle analisi condotte a livello dei singoli nuclei e diffondono i risultati di maggior significatività attraverso apposite iniziative di comunicazione"

Un'ultima osservazione : a che cosa è servito tutto questo lavoro che ha impegnato noi e che ha impegnato i nostri valutatori?

Non certo alla maggiorazione dello stipendio, idea che è stata abbandonata, considerato l'esito sventurato della stessa iniziativa per gli insegnanti.

Forse a far crescere professionalmente il capo d'Istituto che però , ho l'impressione, da certe valutazioni esce con le ossa rotte e con in mente l'interrogativo "ma chi me lo fa fare?" .

Non riesco a determinarlo, mi sento però di dare due consigli:

1. prendere atto del proprio punteggio e non confrontarlo con gli altri. Ognuno vale per se stesso e non in confronto agli altri. Vedere la situazione in positivo e cercare di utilizzare la valutazione o per rafforzare le proprie convinzioni o per modificare i propri atteggiamenti, senza però pensare che sicuramente hanno ragione "loro". Dobbiamo, sì, essere aperti ma non dobbiamo, comunque, rinunciare alla nostra professionalità acquisita in anni di duro lavoro checchè ne dicano i valutatori!

2. Chiedere senza indugio ,il colloquio di restituzione degli esiti anche se il punteggio ottenuto è alto. E' un modo che anche se non risolutivo, può aiutare a superare l'impatto con il punteggio attribuito.

Naturalmente questo non vale per il primo della classe...

Girio Marabini

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