Direzione didattica di Pavone Canavese



La cultura globalizzata.
Perchè l'occidente (ora) domina il mondo


Questo contributo è una scheda di lettura e di riflessione per i ragazzi sul tema della "cultura globalizzata" o meglio sulla" occidentalizzazione della cultura". Per i passi più complessi, per la discussione, la riflessione è necessario l’aiuto del docente.

Scheda di lettura, riflessione, approfondimento.

Uno degli aspetti più evidenti del fenomeno della globalizzazione è la diffusione di modelli culturali, di comportamento, di mode, abitudini di vita, linguaggi ... in tutte le parti del mondo. Favorito dalla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa. La Tv, presente anche nelle favelas e nei quartieri di baracche del mondo sottosviluppato ed ora Internet, che favorisce e accelera il processo di informazione e comunicazione.

Così quasi tutti conoscono la Coca cola, vedono le stesse trasmissioni, tendono a comportarsi nello stesso modo, perché imitano gli stessi modelli, in genere prodotti in occidente ed in particolare negli USA .

Potrebbe sembrare un po’ strano, ma forse conosciamo meglio com’è fatto un quartiere di una grande città americana, (perché lo vediamo tutte le settimane in tv) che certi angoli della nostra città o della nostra regione.

Perché la cultura occidentale (Americana in particolare) domina il mondo?

Cosa significa in termini di comprensione e rispetto delle altre culture?

Talora siamo ancora convinti, come all’inizio della colonizzazione, di portare ai "barbari" (così i Greci chiamavano tutti quelli che non erano Greci e i Romani tutti quelli che vivevano fuori dai confini dell’impero) la "vera"cultura, civiltà, religione, modo di vita.

E’ una mentalità che ostacola la comprensione di quelli che vivono in modo diverso e che ci impedisce anche di capire cosa sta succedendo.

Ad esempio , per capire il modo di fare la guerra degli Afghani, gli Usa hanno dovuto usare esperti Arabi o che avessero già combattuto in quel paese. Rischiavano di finire come in Vietnam o di fare la fine dei Russi.

Non è un fenomeno nuovo.

Anche le conquiste dell’impero romano avevano portato a diffondere la cultura e la tecnica dei Romani, la loro lingua e i loro usi in tutto il bacino del Mediterraneo ed il colonialismo (dalla scoperta dell’America in poi) aveva come conseguenza e talora come molla il portare la cultura, la ( "vera") civiltà la ("vera") religione nei paesi conquistati.

Ma anche la lingua, le tradizioni ed i costumi dei conquistatori, magari a scapito di quelli precedenti.

Il colonialismo seguito alla scoperta dell’America ed alle esplorazioni geografiche aveva riproposto in termini drammatici questi problemi. Vedi una serie di film a "Queimada" a "Mission".

Oggi assistiamo a forme moderne di neocolonialismo, di dominio economico, culturale e tecnologico che approfondiremo insieme.

Perché l’occidente ha vinto e domina il mondo?

Prova ad approfondire col tuo insegnante lo studio della storia cercando una risposta.

Ricordiamo solo che:

  1. Il Mediterraneo è stato a lungo una (non la sola) culla di civiltà importanti (dalla Egizia alla Romana), ma altre, più grandi ne esistevano in altre parti del mondo (India, Cina).
  2. L’Europa dopo secoli di crisi (dalla caduta dell’impero romano a buona parte del M. Evo), ha rischiato per secoli di essere dominata dagli Arabi (dal 600 al 1600, con l’assedio di Vienna)
  3. Dopo Il Rinascimento, la scoperta dell’America, le esplorazioni geografiche le potenze europee hanno conquistato e dominato fino alla seconda guerra mondiale, buona parte dell’Africa, Asia, America latina.
  4. Prima con le colonie e l’occupazione anche militare e poi con forme di neocolonialismo, di dominio economico, tecnologico, culturale.
  5. Il dominio economico, quello tecnologico, quello culturale sono strettamente intrecciati.
  6. Infine, per motivi storici ed economici complessi che devi studiare col tuo insegnante, in Europa, per la prima volta nella storia, si sono accumulate le condizioni per la Rivoluzione Industriale prima e per la rivoluzione digitale poi. Presenza della borghesia, sfruttamento del lavoro, accumulo di capitali, ma anche presenza di tecnologie forti e trainanti e di fonti di energia (dal vapore, alla elettricità al nucleare; dalle prime macchine, all’acciaio ai computer alla rete..)

Come dimostra la scoperta inutilizzata del vapore da parte dei Greci ,che ci giocavano, ma facevano lavorare gli schiavi e non avevano bisogno di macchine a vapore, le invenzioni vengono e si sfruttano a fini economici quando "il mercato", lo richiede.

Prova ad immaginare cosa sarebbe successo se Carlo Magno non avesse fermato gli Arabi a Poitier nel 800 o i Turchi avessero preso Vienna nel 1600…

I temi di cui si discute (e di cui tratteremo…)

Il cosiddetto villaggio globale, metafora di origine USA, che rappresenta opportunità di comunicazione, relazione, sviluppo, ma anche tutta una serie di conseguenze negative.

Il ruolo della rete e delle tecnologie nello sviluppo di queste novità, di una nuova economia, con nuove opportunità, nuovi squilibri e nuovi pericoli.

Il ruolo potente delle lobby e delle multinazionali, quelle che una volta erano, i cartelli, i trust.

Il parallelo sviluppo accanto alla tendenza alla mondializzazione di produzione, commercio, consumo, omogeneità di colture e culture, di forti tendenze alla regionalizzazione se non alla tribalizzazione (da fenomeni come la Lega, o il rinascente nazionalismo (le resistenze alla Europa unita), alle guerre con origini razziali e/o religiose, alla riscoperta del "come eravamo", le sagre di paese, le "nostre radici"). Come reazione spesso al timore di perdere, nella omogeneità del villaggio globale e nella possibilità di relazione con tutto il mondo, il senso della propria identità e le relazioni più strette che ci aiutano a identificarci. E’ come se nel "grande villaggio mondiale" dove tendiamo tutti ad assomigliarci, molti avessero paura di perdere la propria identità e specificità.

Il fenomeno di omologazione ai modelli dominanti (in genere occidentali e del Nord del mondo). Dai fast food, alla Coca cola, all’uso dei media, compresa la recente abolizione (a livello UE) dei vari tipi di miele (acacia, castagno), verso un miele unico uguale per tutti ed indistinto. Ma la differenza non era ricchezza?

L’impressione che dopo il crollo delle ideologie oltre al muro (anni 90) l’unica ideologia sulla piazza (del villaggio globale) sia rimasta quella neoliberale o meglio neoliberista, per cui il mercato (con le sue leggi che non hanno mai funzionato e che non sono mai state applicate da quegli stessi liberali che le propagandavano: chi ha inventato i monopoli, i cartelli, i trust e poi le multinazionali, per evitare la concorrenza; la pubblicità per forzare i consumi oltre i bisogni?) sarebbe oggi l’ultima chance di risolvere tutti i nostri problemi.

Con la strana constatazione (Savona Telema n.20 ) che proprio quando la credibilità delle teorie del materialismo storico e del marxismo è ai minimi storici, ancora una volta l’ipotesi su cui si basa, che la sovrastruttura dei rapporti politici, sociali, culturali sia determinata in "ultima analisi" dalla struttura dei rapporti economici. (K. Marx) trova la sua più eclatante, ennesima conferma.

Il fenomeno connesso delle migrazioni e del rimescolarsi dei popoli (dal sud alla ricerca di lavoro, come sempre)

E quindi la necessità di affrontare con le leggi (in genere restrittive) o con la preparazione ad una non facile esperienza interculturale, il problema della convivenza col diverso, con tutte le paure, tensioni, problemi che suscita in noi. Cerca di seguire il dibattito e le norme che il nostro governo sta preparando per l’ingresso di lavoratori extracomunitari.

Lo sfruttamento del lavoro sia sotto forma di moderno "lavoro a domicilio" (ma non c’era già prima della Rivoluzione industriale?) che sotto forma di sfruttamento del lavoro minorile (vedi sopra), di trasferimento del lavoro, di lavoro immateriale, via rete. Molti dati delle nostre banche, molta contabilità viene "trattata" in India perché costa meno.

La trasformazione della economia e del commercio da produzione di oggetti a produzione di dati, la cosiddetta New Economy; almeno per alcuni settori e per alcuni paesi, visto che convivono almeno 3 o 4 livelli di sviluppo diversi (dai post industriali ai preindustriali) nel mondo.

La posta in gioco.

In questo gioco tra progresso tecnico, mercato e politica la posta in gioco sarebbe la esclusione dal controllo delle informazioni e delle ICT che oggi significa anche esclusione dal controllo delle decisioni e della economia. La creazione di strati o popoli analfabeti (in tutti i sensi), esclusi, sfruttati, marginali.

Un altro aspetto critico è quanto questo complesso processo produrrà omologazione culturale, sociale, politica e quanto invece si assisterà a scoppi di sentimenti xenofobi, razzisti, contrapposizioni tribali e guerre sociali (e religiose).

Lo studioso R. Debray sostiene che "gli oggetti si globalizzano, i soggetti si tribalizzano".

Altri hanno proposto il termine di "glocalizzazione", come contrazione concettuale fra globalizzazione e localizzazione, che andrebbero di pari passo.

Alcune domande conclusive.

Albertini & Marchisio
gianalb@etabeta.it
marchisi@inrete.it

 
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