Globalizzazione. Ma quale villaggio globale ?
Un fenomeno che da Sheattle a Genova alla
guerra attuale è sotto il mirino dei media è quello della cosiddetta globalizzazione.
Sicuramente questa è stata lestate in cui è esplosa
levidenza e lurgenza dei molti problemi connessi alla globalizzazione.
Gli stessi drammatici avvenimenti di questi giorni hanno le
loro profonde radici in questi problemi irrisolti.
Proviamo a raccogliere dati, idee, informazioni per capirne
qualcosa di più e rifletterci sopra.
Cosa si intende per globalizzazione?
La risposta è complessa e la cercheremo insieme attraverso
successive schede che riporteranno dati, riflessioni, proporranno itinerari di ricerca in
rete, su Cd o libri.
Si usa spesso la metafora, limmagine del villaggio globale. Il mondo sarebbe
diventato, grazie ai processi economici, culturali, ma soprattutto attraverso le
tecnologie della informazione e della comunicazione (Tv e soprattutto Internet) una specie
di unico, grande villaggio, in cui le informazioni arrivano in tempo reale, da tutto il
mondo e da più canali, tutti possono comunicare con tutti, tutti si possono conoscere e
le azioni di un gruppo, di una nazione, hanno conseguenze sulla vita di tutti. Come
possiamo constatare in questi giorni.
Probabilmente l'immagine del Villaggio ci inganna: un villaggio è (in teoria) un
luogo di pace e buoni rapporti.
Alcuni studiosi hanno detto che siamo, nel mondo e nella rete (in Internet) un insieme
di tribù che convivono fianco a fianco senza conoscersi e senza interagire.
Si dice che lAfghanistan è un insieme di tribù litigiose: ma in fondo anche
lEuropa lo è !
Altri hanno scritto che il mondo è una sorta di megalopoli (una grande città) con
la sua "city" (il suo centro commerciale) e le sue bidovilles, le sue
periferie pronte ad esplodere.
Quello che sta avvenendo è proprio che una parte delle bidonvilles, nel mondo islamico, stanno esplodendo contro gli USA e il "mondo occidentale" in genere. In modo violento e pauroso.
I concetti hanno sempre una storia che in parte li spiega.
Poiché i concetti ed i modelli attraverso i quali gli uomini
cercano di capire, in modo semplificato (come un modellino) la realtà (che è sempre
complessa) hanno sempre una storia che in parte li spiega, ripercorreremo i precedenti
nella storia, dallimpero romano alle varie forme di colonialismo.
Una differenza col passato sarebbe che mentre sinora in economia si sviluppavano tecnologie
del corpo (energia, forza lavoro) ora si stanno sviluppando tecnologie della mente
(dalla invenzione della stampa, alla Tv a Internet). Con nuovi problemi linguistici di
ordine tecnico (imparare lingue nuove: linglese, per esempio) e culturale, perché
alle lingue sono legati valori diversi: la lingua infatti rappresenta la storia di un
popolo. Pensiamo allarabo.
Ma anche con nuovi problemi legati alla diffusione delle informazioni.
Ciò che oggi viene messo in discussione comprende lulteriore, più potente
espandersi delle grandi imprese multinazionali del mondo occidentale (più il Giappone
e più avanti la Russia e la Cina) e, al loro seguito o in caso di crisi, dei governi
delle stesse potenze.
La storia del movimento Antiglobal nasce proprio dalla lotta ad accordi che
favoriscano un iniquo sviluppo delle strategie delle multinazionali da parte dei governi
che le supportano.
Unaltra grande novità di cui oggi si tratta è il veloce e potente impulso dato a
queste tendenze dalle ICT (Tecnologie della Informazione e Comunicazione) e da quella
economia immateriale in cui si scambiano dati, informazioni e sempre meno oggetti,
chiamata "New Economy".
I problemi.
In politica, oltre al prevalere degli USA e del mondo occidentale, si è assistito al conflitto fra stati nazionali e società multinazionali ed a quello fra individuo e grandi potenze (politiche ed economiche) ed ora a quello fra una parte del mondo islamico e dell mondo occidentale. Non è una guerra di religione, ma è sicuramente una guerra (e un terrorismo) legata al fatto che per secoli, il mondo occidentale prima e gli USA, dalla prima guerra mondiale in poi, hanno dominato, politicamente, militarmente, economicamente e culturalmente i paesi cosiddetti "in via di sviluppo".
Alcuni Arabi hanno trovato un collante nella lingua, nella
religione, in questo passato di sfruttamento e nel ricordo di secoli di superiorità del
loro mondo nei confronti del nostro (dal 700 al 1600, come vedremo).
Le cose sono ovviamente molto complesse, ma ormai sappiamo tutti che Saddam Hussein,
dittatore dellIraq (definito oggi "il male" da Bush) e Bin Laden,
limmagine del terrore, sono creature inventate, addestrate, finanziate da USA, G.
Bretagna e paesi loro amici quando lo scenario del mondo era diverso e i nemici (il
male) era la Russia, il comunismo.
Una buona domanda, per capire potrebbe essere: quando e perché ha vinto
loccidente nella storia?
A presto
Albertini & Marchisio