Direzione didattica di Pavone Canavese

L'educazione interculturale nell'anno del POF.....

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(13.11.99)

Che anno è, che giorno è...
Il tempo in dimensione interculturale

Che anno è?

Tre calendari

Tu ne quaesieris....


Viene in mente Kant e la Critica della Ragion Pura, le intuizioni pure a priori di spazio e tempo.
Ma anche Battisti, la sua voce, la sua musica.
O il Giubileo, con tutta la retorica dell'anno 2000. Ed anche il millenium bug, con l'ironia del caso, su cui è meglio stendere un pietoso (e penoso) velo di silenzio.
O i calendari, o lunari o comunque si chiamino le "tecniche" che gli umani hanno utilizzato nel corso della loro storia (ma anche questo è un concetto che ha a che fare con il tempo) per segnalare il tras-correre dei giorni.

Che anno è?

Il calendario che ho fra le mani mi racconta che al 2000 corrispondono i seguenti "altri anni":

2560 per i buddisti

5760 - 5761 per il calendario ebraico

2055 - 2055 per gli induisti

1420 - 1421 per l'islam

Altri calendari segnalano i tempi cinese, bahai, ecc. Insomma, anche il tempo è plurale. Ci avviciniamo al 2000 e le città si riempiono di orologi elettronici che ce lo ricordano giorno dopo giorno, secondo dopo secondo, come a Roma dalla parti dell’Altare della Patria. Ed è un ricordo che sa tanto di inutile assillo: ad ogni giorno basta la sua pena...
Ma il 2000 è solo nostro. Per altri il 31 dicembre del nostro calendario sarà un giorno qualunque. Un giorno in cui l’unica fragile certezza è che comunque verrà sera, che comunque il sole si farà più freddo ed il tramonto ci accompagnerà dentro un’altra notte e poi verso un’altra alba.
Ci si potrebbe costruire sopra della filosofia, dei ragionamenti, delle riflessioni. Sul tempo, sulla storia, su Giano bifronte. E sulla didattica del tempo e della storia. Sulla didattica in sé. E sull'educazione: Che avviene nel tempo e sul tempo.
In realtà anche in questo caso vediamo interagire due dati tipicamente interculturali:

C’è un tempo per tutte le cose, diceva il saggio Quoelet, un tempo per il sorgere del sole ed un tempo per il suo tramonto. Grande saggezza. Grande davvero.


 
Tre calendari

Ed i calendari interculturali ed inter religiosi ce lo ricordano. Ne segnalo tre, ma certamente ce ne saranno molti altri.

Il primo è prodotto dalla Commissione internazionale nord-est Milano e si intitola L’orologiaio matto. Il calendario è stato realizzato anche grazie alla fattiva collaborazione di associazioni, gruppi e scuole che hanno come finalità la conservazione e la valorizzazione delle varie culture d’appartenenza e il confronto interculturale. Introdotto da un breve scritto di Graziella Favaro sulla lingua materna (Le parole delle "radici" e degli affetti) il calendario riporta, mese per mese, le festività religiose cristiane, ebraiche, induiste, islamiche e buddiste oltre a segnalare diverse ricorrenze civili o religiose delle molte culture mondiali. Il calendario, i cui proventi vanno ad un progetto di cooperazione in Costa d’Avorio, può essere richiesto a Commissione internazionale nord-est milano, 02 95039769

Il calendario della pace. Nevè Shalom - Waahat as-Salaam, con la rivista Cem Mondialità (una delle più importanti riviste di educazione interculturale presente in Italia) pubblica invece un calendario che presta attenzione in particolare alle dimensioni religiose ed al dialogo intereligioso come strada obbligata delle relazioni interculturali. SI può richiedere a CEM, Brescia tel. 030 3772780

L’ultimo calendario è prodotto dal Centro interculturale di Torino.
Gli ultimi mesi del 1999 possono essere seguiti sul nuovo
sito del centro di cui parleremo nella prossima puntata della rubrica recensendo alcuni siti particolarmente importanti per l’educazione interculturale.

Molti altri segnatempo, lunari e calendari di questo tipo sono in distribuzione in Italia. Legati a temi interculturali, solidaristici o ai diritti dell’uomo (tra questi segnalo il calendario di Amnesty International con le stupende foto di Sebastiao Salgado.
Ovviamente la nostra rubrica sarà felice di ricevere ulteriori segnalazioni.... Chissà che alla fine non mettiamo in piedi una straordinaria mostra di calendari interculturali...

Tu ne quaesieris....

Intanto... guardiamo sfilare via i giorni... e noi con loro. E nel farlo potremmo lasciarci accompagnare dai versi di un altro grande saggio. Parole autunnali - invernali che recano in sé sia i quesiti sul tempo che la cifra del senso dell’umana esistenza. Che nel tempo e del tempo si alimenta.

Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius quicquid erit pati,
seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero

A Leucònoe

Tu non chiedere (tanto non è dato
sapere) quale a me, quale altra a te
sorte gli dei concedano, Leucònoe;
e i giri delle stelle non tentare.
Meglio sporgersi al buio del domani
quale che sia, anche se molti inverni
ci assegna Giove o sia l’ultimo questo
che su le opposte rocce stanca il mare
Tirreno: appronta i vini, saggia; e accorcia,
poi che lo spazio è breve, il desiderio
lungo. Parliamo, e il tempo invido vola:
godi il presente, e il resta appena credilo.

Grazie, Orazio. Grazie davvero per questa struggente levità. Per il senso del limite che infonde. Limite che è la vera grandezza del nostro - faticoso - vivere

Buon tempo a tutti.

Aluisi

(*) Orazio, Carminum, lib. I, XI. Traduzione E. Cetrangolo, Sansoni ed.