(11.02.2001)
Leducazione interculturale
nel documento di sintesi
sui nuovi curricoli
A) Educazione interculturale e ambito linguistico
- la necessità di mantenere la conoscenza della lingua dorigine
- riflessione sulla lingua come strumento di crescita interculturale
- comunicazione ed educazione interculturale come fondamento del curricolo plurilingue
B) Leducazione interculturale come caratterizzazione del POF. Educazione interculturale e ambito storico-geografico-socialeC)
Educazione interculturale e dimensione artistica
1. Il documento "Verso i nuovi curricoli"Il 7 febbraio è stato presentato il documento di sintesi dei lavori di gruppo della Commissione di studio per il programma di riordino dei cicli di istruzione. Il documento, titolato ""VERSO I NUOVI CURRICOLI", si compone di 6 parti o sezioni:
scuola dellinfanzia
- aggregazione disciplinare linguistico-letterario
- aggregazione disciplinare matematica
- aggregazione disciplinare scientifica
- aggregazione disciplinare tecnologica
- aggregazione disciplinare storico-geografico-sociale
- aggregazione disciplinare artistico-musicale-motoria
A così pochi giorni dalla pubblicazione non è certo possibile esprimere una valutazione critica approfondita. Il testo infatti è estremamente ampio (forse troppo ., o forse è prevista una successiva "essenzializzazione"?) componendosi di 121 pagine (355.000 caratteri) ed è buona norma (oltre che abitudine di questa rubrica) leggere, riflettere e studiare prima di parlare. Non fosse altro per sintesi bislacche quali molte delle presentazioni giornalistiche di questi giorni.
Alcune riflessioni generali possono comunque essere abbozzate. Come è possibile tentare una prima valutazione del documento dal punto di vista dellottica interculturale.
Disomogeneità del linguaggio pedagogico-didattico Una prima riflessione riguarda un aspetto di metodo. Leggendo il documento ci si scontra con un uso estremamente vario e diversificato dei concetti chiave della riflessione pedagogico didattica. Come se i diversi gruppi di lavoro non si fossero precedentemente accordati sullutilizzo di una griglia comune (anche solo dal punto di vista della compilazione e presentazione del testo).
Ma la cosa non riguarda solo la "formattazione" del testo (rendendo difficile lorientamento e la comparazione) ma tocca questioni ben più significative.
Lungo le 121 pagine vengono utilizzati (a volta anche solo in un ambito ma non negli altri) concetti quali compente, profilo duscita, finalità (a volte intese anche nel senso di finalità formative), obiettivi, obiettivi di apprendimento, obiettivi trasversali livello di prestazione, competenze (personali e sociali, comunicative, conoscitive, procedurali o metodologiche metacompetenze, metacognizione, temi, nuclei fondanti, scansione, contenuti, percorsi, proposte di lavoro ecc
E chiaro che simili concetti (che costituiscono lintelaiatura epistemologica del documento) dovrebbero essere utilizzati in modo ragionevolmente uniforme entro un medesimo testo pena il rischio di una marmellata epistemologica molto rischiosa. Per esemplificare: un conto è parlare di competenze, un altro di obiettivi. Certo, i due concetti stanno assieme, ma come? Secondo la logica della didattica per moduli (sulla scorta di Dominici) o secondo la logica della programmazione? Secondo una didattica del processo, dell oggetto metodico o del prodotto? Ovvio: il Ministero non può prefigurare una logica didattica piuttosto che unaltra. Ma neppure può usare la parole a casaccio. In fin dei conti bastava mettersi daccordo prima a partire da una griglia comune. Mi riesce difficile credere che gli studiosi di altissimo livello che hanno lavorato nei diversi gruppi non ci abbiano pensato, fatto sta che è andata così. Ma è altrettanto certo che i pedagogisti, con tutto il loro armamentario concettuale, non ci fanno una gran bela figura. E, permettete, la cosa mi dispiace un po, non fosse altro che per spirito di corpo e per appartenenza a questa allegra brigata.
Ma cè tempo per rimediare.
Lespressione "interculturale" ricorre otto volte nelle 121 pagine del documento. Le otto citazioni sono concentrate nellambito linguistico (sezione linguistica 1 volta, sezione lingue europee e moderne 3 volte), nellambito storico-geografico sociale e nel settore artistico. La dizione integrazione multiculturale appare invece una volta nella sezione artistico-musicale. La dizione intercultura ricorre una volta nella sezione linguistica.
Questi dati quantitativi potrebbero dire poco o nulla. In realtà più che le presenze mi paiono significative le assenze. Che non si utilizzi il concetto di intercultura negli ambiti matematico-scientifico-tecnologico è, purtroppo, molto significativo. Una analisi più accurata ci dovrà dire se alla base del testo sui curricoli agisce (in modo consapevole o inconsapevole) lidea che la cultura scientifica è una ed una sola e che lorizzonte interculturale nulla ha da dire a questo proposito.
Dal punto di vista epistemologico, prima ancora che interculturale, sarebbe una ben triste constatazione.
Ma approfondiamo lanalisi.
A) Educazione interculturale e ambito linguistico
Nellambito linguistico la logica interculturale interviene a definire i seguenti aspetti:
1) la necessità di mantenere la conoscenza della lingua dorigine
(sia essa minoritaria o altra lingua). La stampa ha dedicato molto spazio a questo aspetto. In realtà il mantenimento della competenza nella lingua nativa non fa parte di una scelta del curricolo nazionale ma è in quota al curricolo locale il che non è propriamente il massimo.Per questo la scuola dovrà garantire a tutti gli allievi livelli adeguati di controllo e di uso della lingua italiana, di una o più lingue europee moderne. Nello stesso tempo agli allievi la cui lingua d'origine sia diversa dall'italiano o da una delle lingue oggetto di apprendimento (sia essa una lingua minoritaria o unaltra lingua), la scuola dovrà consentire, eventualmente nella quota locale del curricolo, un adeguato mantenimento della competenza linguistica nativa, che è garanzia di un armonico sviluppo delle facoltà intellettive e degli atteggiamenti relazionali. Per gli allievi di origine straniera, in particolare i figli degli immigrati stranieri, l'italiano è lingua di contatto, sia nel caso che i figli degli immigrati siano nati in Italia e che abbiano pertanto una competenza nativa o quasi nativa in italiano, sia in quanto oggetto di apprendimento per i giovani che arrivano avendo già una competenza nella propria lingua d'origine. Il progetto formativo rivolto a tali allievi deve tenere conto delle specificità dei processi di apprendimento dell'italiano come lingua di contatto, e deve fissare gli obiettivi in termini di abilità e di competenze entro un quadro di intercultura.
2) riflessione sulla lingua come strumento di crescita interculturale
Riflessione sulla lingua: profilo di uscita
La riflessione sulla lingua e sui testi come strumento di crescita culturale e interculturale. è consapevole della variabilità della lingua e delle forme della comunicazione nel tempo e nello spazio geografico, sociale e comunicativo. Usa le conoscenze metalinguistiche per riconoscere e confrontare i messaggi e per riconoscere elementi comunicativi che appartengono a culture diverse.
3) comunicazione ed educazione interculturale come fondamento del curricolo plurilingue
E nel settore delle lingue moderne che leducazione interculturale assume valenza paradigmatica e di orizzonte.
LINGUE EUROPEE MODERNE Premessa
Le lingue moderne fanno parte del corredo culturale essenziale del cittadino europeo. La scuola di base garantisce agli allievi lopportunità di imparare due lingue oltre la lingua materna con unarticolazione degli interventi che tiene conto sia del loro sviluppo sia dellesigenza di costruire un curricolo continuo e progressivo per i nove anni dell obbligo scolastico e oltre.
Linsegnamento delle lingue mira a fornire a tutti gli alunni gli strumenti essenziali per comunicare in ambito europeo e per porre le basi del dialogo interculturale. Comunicazione ed educazione interculturale sono quindi i fondamenti del curricolo plurilingue.
Le finalità delleducazione plurilingue nella scuola di base sono in particolare le seguenti:a) promuovere la consapevolezza della comune cittadinanza europea attraverso il contatto precoce con due lingue europee moderne;
b) sviluppare la competenza comunicativa in un rapporto di complementarità e di reciproco rinforzo tra le due lingue e tra queste e la lingua materna;
c) potenziare la flessibilità cognitiva e la capacità di continuare a imparare le lingue in unottica di apprendimento lungo tutto larco della vita.
Lapprendimento linguistico implica rapporto, intreccio stretto fra lingua e cultura e contribuisce, in questa dimensione, ad ampliare ed arricchire gli orizzonti mentali e culturali degli alunni.
Linteragire con lingue e culture altre per tutto larco dellobbligo
rende gli alunni coscienti dellesistenza di modi diversi di esprimersi e comunicare;
li sollecita a riconoscere la propria identità culturale attraverso unesperienza multipla dellalterità;
arricchisce lo sviluppo cognitivo individuale potenziando la capacità di decentrarsi e di assumere punti di vista diversi;
Lintroduzione di due lingue comunitarie facilita lo sviluppo di un "saper fare culturale" e di una competenza di ordine relazionale intesa sia come capacità di interpretare in maniera corretta e razionale altre realtà, sia come capacità di acquisire una condotta di vita responsabile e partecipativa. Lapprendimento di due lingue comunitarie riveste, quindi, un ruolo essenziale e strategico nella realtà della scuola italiana ormai connotata dalla presenza di culture che si basano su regole, modelli, comportamenti differenti.
Una attenzione particolare va posta nella individuazione di alcune competenze trasversali, da raggiungere nelle varie fasi, che devono costituire obiettivi da condividere e costruire con le altre discipline a partire dalla lingua madre. Tali competenze possono coprire sia larea dello sviluppo della personalità in termini di coraggio ad esprimersi, senso di sé, consapevolezza del mondo circostante, curiosità, apertura al nuovo e al diverso, sia lo sviluppo della capacità di apprendere ad apprendere e della coscienza dei propri stili cognitivi, nella prospettiva del potenziamento e utilizzo delle strategie migliori per ottimizzare la propria risorsa tempo e per continuare ad imparare.
Tenendo conto del Quadro comune di riferimento europeo per le lingue moderne del Consiglio dEuropa, delle esperienze maturate nelle scuole, dei risultati della ricerca glottodidattica, il curricolo plurilingue privilegia, in ciascuna delle due lingue, lo sviluppo delle competenze di comunicazione orale, in quanto loralità è la forma primaria della vitalità e delluso sociale delle lingue.
La seconda lingua viene introdotta negli ultimi due anni della scuola di base con lo stesso impianto della prima lingua e con profili di uscita e obiettivi specifici correlati al minor tempo di insegnamento/apprendimento (120 ore), nella prospettiva di uno sviluppo delle competenze in continuità nellobbligo scolastico e oltre. Si coordina con le attività previste in lingua materna, recuperando altresì apporti di quanto appreso nella prima lingua in un rapporto di mutuo rinforzo e arricchimento.
In particolare gli obiettivi sono prevalentemente caratterizzati da scelte di tipo pragmatico-comunicativo e tendono a favorire lo sviluppo di competenze trasversali sia sul versante delle abilità di studio, sia sul versante della comunicazione interculturale. Alcuni obiettivi, più in particolare, possono essere perseguiti attraverso attività di interazione tra lingue e forme espressive non verbali (laboratori) in modo da avviare gradatamente gli allievi ad un uso veicolare delle lingue.
Laggregazione disciplinare storico-geografico-sociale (su cui torneremo nei prossimi giorni con una analisi più approfondita) contiene significativi riferimenti allorizzonte interculturale: In particolare si prospetta, anche se in una sezione molto "interna" del testo, che leducazione interculturale, assieme alle altre educazioni può "costituire lo spazio privilegiato per caratterizzare il piano dellofferta formativa delle scuola in regime di autonomia, in rete con altre scuole". Come a dire che la riflessione che in questi anni la Commissione Nazionale del MPI sulleducazione interculturale è stata sostanzialmente accolta non solo dalla direttiva amministrativa del MPI per il 2000 (che chiede che leducazione interculturale divenga "lo sfondo integratore del Piano dellOfferta Formativa delle scuole) ma anche dalla commissione dei curricoli.
E vero, si parla ancora di educazioni ("educazione alla pace, educazione ambientale, educazione interculturale, alla salute,, ed altro in connessione con lazione delle politiche comunitarie e degli altri organismi internazionali per la tutela dei diritti delluomo") ma il contesto e lindicazione di farne momento caratterizzante del POF è certamente significativo.
Sempre nellaggregazione storico-geografico-sociale è molto bene identificato il contesto "globale" e multiculturale" nel quale oggi opera leducazione. Come anche è ben sottolineato il significato delleducazione alla cittadinanza democratica nellottica della dimensione "glocale".
Anche le indicazioni riferite ai contenuti manifestano una chiara presenza della dimensione interculturale.
Non è qui possibile che riportare alcuni passi mentre rimandiamo alla successiva analisi dellintero ambito storico-geografico-sociale una più compiuta elaborazione critica.
Rimane comunque solo un dubbio: lindicazione proveniente da questo settore del testo sui curricoli va in realtà oltre i propri "confini" disciplinari fornendo indicazioni che interrogano la struttura complessiva della scuola dellautonomia (quale ad esempio la necessità di fare delle educazioni delle valenze trasversali del POF). Ebbene: si tratta solo di un suggerimento oppure la necessità di caratterizzare il POF a partire anche dalleducazione interculturale diverrà indicazione di fondo che sottende a tutto il documento sui curricoli?
c) Studi Sociali
Nel quinto, sesto e settimo anno attraverso gli studi sociali, in collegamento con le altre discipline dellarea, si effettuerà una riflessione sulla realtà sociale, sottolineando le dimensioni istituzionale, economica, sociale, interculturale. Si perverrà, altresì, alla formalizzazione di concetti specifici sui quali si innesterà, nel ciclo secondario, lo studio delleconomia e del diritto.
Indicazioni specifiche per linsegnamento degli studi sociali nel quinto, sesto e settimo anno
Per quanto riguarda larea degli studi sociali saranno programmati itinerari didattici interdisciplinari su tematiche trasversali inerenti a problemi di grande rilevanza sociale, dinteresse planetario (educazione alla pace, educazione ambientale, educazione interculturale, alla salute,, ed altro in connessione con lazione delle politiche comunitarie e degli altri organismi internazionali per la tutela dei diritti delluomo). E opportuno attivare dei percorsi che mirino, attraverso la specificità degli ambiti e delle discipline, a raggiungere obiettivi di conoscenze, di atteggiamenti, di comportamenti, proponendosi la finalità di sviluppare la capacità di "iniziativa civica" . Si tratta di temi .che richiedono un forte aggancio motivazionale col vissuto esperienziale ed unattivazione del circuito scuola-extra scuola, in particolare nel rapporto con le famiglie. : Le "educazioni" possono costituire lo spazio privilegiato per caratterizzare il piano dellofferta formativa delle scuola in regime di autonomia, in rete con altre scuole. E necessario che tutte le discipline collaborino per la loro realizzazione, attraverso contenuti dei programmi e adeguate curvature ,allinterno di una programmazione collegiale dei tragitti. Quanto alla educazione civica, finalizzata alla acquisizione di conoscenze e alla maturazione di atteggiamenti e comportamenti che servono a costruire i legami di appartenenza al proprio Paese (dal territorio allo stato) in virtù della coscienza delle istituzioni, essa deve essere svolta in un legame stretto con gli insegnamenti storico-geografici per tutto larco della scuola di base. Pertanto sarà opportuno che concetti e categorie civico politiche vengano di volta in volta, in rapporto alla loro presentazione storica e con il riferimento allattualità, segnalati e fatti oggetto di una attività di studio volta ad acquisirli nella forma adeguata alle modalità cognitive del fanciullo e con aderenza allo studio dellambiente circostante.
C) Educazione interculturale e dimensione artistica
Lultimo chiaro riferimento alla dimensione interculturale è ritrovabile nel settore artistico ove si sottolinea come lesperienza artistica (e lesperienza della pluralità dei linguaggi) costituisca un chiaro supporto alla esperienza di condivisione culturale (e di costruzione di cittadinanza democratica attiva e critica).
PREMESSA
Il curricolo di immagine e arte trova i sui fondamenti teorici e didattici nei programmi di educazione allimmagine della scuola elementare e di educazione artistica della scuola media.
Limpianto del curricolo si pone, da un lato, in continuità con gli aspetti innovativi introdotti con le educazioni allimmagine e artistica ( si è voluto per questo introdurre la denominazione di "immagine e arte") e, dallaltro lato, segna una sostanziale discontinuità con il passato perché "immagine e arte" va considerata nellattuale impianto culturale, una disciplina formativa fondamentale in quanto concorre a:
- fornire al cittadino che vive in una realtà dominata dalla comunicazione elettronica, competenze per leggere e interpretare in modo critico e attivo i linguaggi multimediali;
- sviluppare nellalunno la sensibilità artistica avviandolo, sin dai primi anni di scuola alla lettura di opere darte antiche e moderne attraverso una metodologia operativa;
- sviluppare le capacità di esprimersi e comunicare usando i codici e le tecniche proprie del linguaggio visuale;
- valorizzare lesperienza emozionale acquisita dal bambino nella fruizione del linguaggio multimediale riconoscendola come risorsa cognitiva per motivare alla lettura del linguaggio visuale e alfabetico;
- potenziare limmaginazione e la creatività attraverso i processi di rielaborazione e di ri interpretazione di elementi visivi, codici e linguaggi;
- educare al vedere abituando lalunno a guardare testi (immagini, immagini televisive, testi web, testi a stampa) applicando consapevolmente differenti strategie e modalità di lettura;
- favorire processi di integrazione multiculturale utilizzando le immagini e le opere darte (in quanto forma di rappresentazione universale) come strumento per sviluppare leducazione interculturale, basata sulla conoscenza e la condivisione di diverse culture.
Aluisi Tosolini