Direzione didattica di Pavone Canavese

L'educazione interculturale nell'anno del POF.....

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(23.02.2003)

Bandiere, digiuni, preghiere…
La pace unica alternativa possibile
Diario di guerra n. 2

In genere evito di personalizzare troppo la rubrica educazione interculturale di Pavonerisorse. Questa volta dovrò fare uno strappo alle regole che mi sono imposto. Del resto potrò sempre scusarmi dicendo che… non sono stato io a iniziare…

5 marzo: preghiera e digiuno

Prima di venire alla vicenda che mi ha sfiorato personalmente credo si debba soffermarsi sull’invito fatto da Giovanni Paolo II domenica 23 febbraio, all’Angelus.

Il Papa ha infatti esortato tutti i cattolici ad una giornata di digiuno e di preghiera per la pace nel medio oriente per il giorno 5 marzo, festività delle Ceneri ed inizio del tempo quaresimale.

L’invito è stato esteso a tutte le religioni del mondo in considerazione del fatto che tutte le religioni dovrebbero cercare la pace e che in tutte le religioni il digiuno e la preghiera costituiscono momenti alti del vissuto di fede. Del resto la dimensione inter-religiosa della ricerca della pace è stata più volte al centro degli incontri tra esponenti delle diverse religioni.

Nessun commento ulteriore, se non il titolo de L’Osservatore Romano di domenica 23 febbraio: "La pace unica alternativa possibile".

Bandiere di pace alle finestre delle scuole

In questa settimana la polemica sull’esposizione delle bandiere arcobaleno da parte delle scuole ha visto momenti piuttosto caldi. In diverse città italiane vi sono state denunce nei confronti di insegnanti e dirigenti che avevano esposto il simbolo della pace.

Ovviamente si tratta di denunce che non avranno alcun seguito, come ha già chiarito un giudice di Modena e come è sostenuto da moltissimi giuristi (si veda al riguardo le informazioni legati presentate dal sito www.bandieredipace.org).

Lascia comunque sconcertati il fatto che l’esposizione di un simbolo che dovrebbe assumere valore universale possa generare così tanta acredine.

Ho personalmente provato lo stesso sconcerto il 14 febbraio quando, dopo aver esposto l’arcobaleno di pace dalle finestre della direzione didattica dove lavoro, sono comparsi i vigili urbani – mandati dai Carabinieri – a chiedere di togliere la bandiera.

Il giorno dopo il Sindaco, che a dire il vero era assolutamente all’oscuro di tutto, mi ha comunque recapitato una nota del Prefetto di Parma che, riprendendo l’indicazione della Presidenza del Consiglio, ricordava il divieto di esporre "bandiere straniere e simboli privati".

Anche altri plessi e classi del Circolo di Fornovo avevano esposto la bandiera della pace. Così lunedì mattina tutti sono stati informati della richiesta del Prefetto. Ma anche della possibilità di utilizzare di questo momento di conflitto per sperimentare in concreto un percorso di educazione civica ed alla convivenza democratica.

E così gli alunni di un plesso hanno fatto.

Ne è venuto fuori un piccolo caso nazionale con intervento della rubrica Primo Piano del TG3 che giovedì sera ha trasmesso un servizio sulla scuola di Ricco’ e, in successione, la classica serie di riprese giornalistiche da parte dei media locali.

Il motivo di tale interesse? Semplicemente il fatto che i bambini si sono permessi di scrivere al Prefetto il loro disaccordo ed hanno sostituito la bandiera arcobaleno con una cartello gigantesco che riporta l’art. 11 della Costituzione.

A fianco dei bambini e della scuola si sono mossi molti genitori ed il locale circolo Arci che ben conoscono tutte le attività che la scuola realizza per dar corpo al suo impegno di alfabetizzazione non solo culturale ma anche democratica.

Insomma, un piccolo esempio di come le scuole dell’autonomia possano interagire con il territorio in cui vivono.

Per chi fosse interessato allego

…ancora sul 5 marzo…

Non so se le preghiere ed i digiuni per la pace, così come le bandiere arcobaleno che sventolano da tantissime finestre, potranno davvero fare qualche cosa.

Oggi, scendendo lungo una desertissima valle appenninica, di ritorno da un incontro a Bedonia, ascoltavo i titoli del radio giornale delle ore 13.00.

La prima notizia riguardava l’appello del papa per la preghiera e il digiuno. La seconda narrava invece di Bush che sostiene che il tempo dell’attesa è finito e che ormai la guerra è sostanzialmente decisa.

La strada fondovalle concentra sull’alveo del Taro tre diverse vie di comunicazione: la statale, l’autostrada e la linea ferroviaria. Quella su cui passano i treni carichi di materiale militare statunitense diretti a Pisa e da lì al fronte irakeno. Ieri sera alcuni pacifisti hanno cercato di fermarne uno alla stazione di Fornovo. Non ci sono riusciti.

Correndo a fianco della linea ferroviaria mi sono detto che in fondo quei giovani erano stati fin troppo gentili: avessero davvero voluto fermare il treno potevano intervenire ad uno qualunque dei 40 chilometri di strada ferrata che corre lungo il fiume e tra i boschi.

E mi rintronava in testa una domanda: ma davvero i più utopisti sono quanti vogliono la pace? Siamo proprio certi che il "realismo" di Bush (assieme a Blair, Berlusconi, Aznar e tanti altri "obbligati" a seguirlo da potenti ricatti economici) non sia persino più utopico? Che l’idea di portare pace e democrazia nel mondo mediante la guerra non sia, lei sì, non solo folle ma proprio utopica? Nel senso di impossibilita strutturalmente a realizzare quanto dice di voler raggiungere?

Una prova la fornisce, parlando d’altro, Lilli Gruber che sul numero del 22 febbraio di Io Donna de Il Corriere della Sera ricorda che in Afghanistan i signori della guerra (rimessi al potere dalla guerra contro i talebani) hanno ripreso alla grande a coltivare, trattare ed esportare oppio, materia base per l’eroina. Far fuori i signori dell’oppio (oltre che liberare le donne afgane dall’oppressione del burka ed arrestare i terroristi planetari Bind Laden e Omar) era una delle sbandierate motivazioni della guerra all’Afhanistan. Che le donne siano ancora sottomesse al burka lo sapevamo. Della ripresa della coltivazione di oppio no. Grazie Lilli. Si vede che quando non scrive per la RAI può dire anche notizie scomode.

So che qualcuno sosterrà che quanto ho appena scritto potrebbe suonare come sostegno a Bin Laden. Non è così, ovviamente. Anche se, certo, andando avanti così sarò ben presto annoverato fra coloro che oggi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio chiama "traditori della patria".

Amen.

Il 5 marzo io sarò alla celebrazione del rito delle Ceneri. Per quanto mi riguarda si tratta di uno dei riti più suggestivi che io, da cattolico, vivo ogni anno.

Il perché è molto semplice: a un certo punto i credenti si mettono in file e chinano la testa davanti al sacerdote che, spargendo un pizzico di cenere sulla testa dice:

"Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai".

Una frase che credo valga anche per chi cattolico non è.

Aluisi Tosolini

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