Direzione didattica di Pavone Canavese

L'educazione interculturale nell'anno del POF.....

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(12.07.2003)

Worl migration report 2003

E’ stato presentato a Roma, il 1 luglio 2003, il rapporto dell’OIM sui processi migratori nel mondo.

L’OIM è una agenzia intergovernativa a cui aderiscono 101 paesi. Il rapporto, che in realtà si basa su dati del 2000, è di estremo interesse perché, al di là dei numeri, invita a considerare i processi migratori come dato strutturale della società globale.

Il Worl migration report 2003 approfondisce, in oltre 300 pagine, le complesse dinamiche di un fenomeno socio-economico, culturale e politico in costante crescita presentando i più recenti trend della migrazione internazionale e le prospettive geografiche e politiche dei diversi aspetti del fenomeno. La globalizzazione, la liberalizzazione dei commerci e l’integrazione economica incoraggiano la mobilità lavorativa, tendenza alimentata sia dal divario negli standard di vita fra Paesi poveri e ricchi sia dall’evoluzione demografica di questi ultimi. "Per ragioni demografiche, economiche e sociali le migrazioni non possono essere fermate" ha dichiarato il direttore generale dell’Oim, Brunson McKinley, secondo il quale la vera sfida per i governi è affrontare il fenomeno in modo umano, razionale e consapevole perché possa portare benefici sia ai Paesi di origine sia a quelli di destinazione.

I dati

Nel mondo i migranti sono 175 milioni, il 2,9% della popolazione, una persona ogni 35. Si tratta di donne e gli uomini che lasciano terra e famiglia alla ricerca di un presente – ed un futuro - migliori. Un flusso che per lo più si muove dal Sud del mondo e si dirige verso i paesi più ricchi contribuendo da un lato all’economia dei paesi di approdo e, dall’altro, offrendo risorsemediante le rimesse, ai paesi di provenienza.

I 175 milioni di migranti sono così suddivisi:

Analizzando la presenza per regione come numeri assoluti, l'Europa è la mèta più desiderata (56,1 milioni), seguono l'Asia (49,7) e il Nord America (40,8). Immigrati anche in Africa (16,2 milioni), America Latina e Caraibi (5,9). Ma la classifica delle mete in base alla percentuale vede in testa l'Oceania con il 19,1% della popolazione composta da immigrati, seguono l'America del Nord (13%) e l'Europa (7,7).

In realtà, come segnala il demografo Valerio Golino (si veda il suo intervento nella sezione inchieste del sito http://www.migranews.net ) i numeri del rapporto sono assolutamente sottostimati anche a motivo di alcune precisi scelte metodologiche dell’OIM. Ad esempio non sono conteggiati gli immigrati clandestini e irregolari ed inoltre si assume la definizione di immigrato fornita da ogni singolo paese così che negli USA, ad esempio, i figli degli immigrati non sono considerati e pertanto non rientrano nel conto complessivo del rapporto.

Smuggling e trafficking

Di grande interesse, poi l’analisi dei fenomeni legati all’introduzione clandestina (smuggling) ed alla tratta di esseri umani (trafficking). Si tratta di attività illecite estremamente remunerative che riguardano, secondo il rapporto, almeno 2 milioni di persone che genera un volume di affare di circa 10 miliardi di dollari l’anno che vanno i rimpinguare le casse della malavita organizzata globale. Le tariffe pagate variano secondo la tratta: per arrivare in Europa servono circa 1.000 dollari dalla Bulgaria, 3 mila dal Kurdistan o dal Nord Africa, 4 mila dal Pakistan, tra 5 e 10 mila dall'Afghanistan o dal Libano, fino a 15 mila dalla Cina. Per entrare negli Usa occorrono 300 dollari partendo dal Messico dal Messico e oltre 35 mila se si parte dalla Cina

Le rimesse degli immigrati

Giunti, a caro presso, nel paese di destinazione i migranti sono capaci di risparmiare e mandare soldi a casa. "Per i Paesi in via di sviluppo - dice l'Oim - le rimesse continuano a essere una delle principali fonti di reddito". I Paesi che hanno ricevuto l'ammontare più elevato sono l'India (11,5 miliardi di dollari), Messico (6,5) e l'Egitto (3,7). In proporzione al totale delle entrate finanziare, le rimesse ammontano al 66% in Marocco, il 51% in Egitto e Tunisia, il 35% a Capo Verde, il 30% in Nigeria, il 27% in Benin e Burkina Faso.

Quale futuro?

Se i processi migratori sono strutturali nel tempo della globalizzazione quale futuro è prevedibile? Intanto, secondo l’OIM il numero percentuale dei migranti non varierà nel corso dei prossimo 40 anni (anche se crescerà di numero in concomitanza della crescita della popolazione mondaile). In secondo luogo il rapporto esamina le cause profonde del fenomeno migratorio e l’interazione fra i fattori che incidono sulle opportunità della migrazione ordinata (temporanea o permanente); riporta esempi di gestione efficace da parte di alcuni governi; l’integrazione dei migranti nelle società di accoglienza; la reintegrazione sostenibile per i migranti che ritornano nei loro Paesi; i diritti dei migranti; i legami fra migrazione, sviluppo e commercio; il "dialogo delle civilizzazioni"; le relazioni con la diaspora, in particolare le rimesse che continuano a essere una delle principali fonti di reddito per i Paesi più poveri.
Secondo il rapporto dell’OIM politiche efficaci e rispettose della dignità umana nella gestione delle migrazioni non possono che essere il frutto di un’ampia cooperazione internazionale. L’obiettivo della comunità internazionale, si sostiene nel "Rapporto", dovrebbe essere quello di gestire la migrazione nell’interesse dei migranti e delle società di origine e di destinazione.

Alla radice sta, ancora una volta, il nodo dello sviluppo dei paesi da cui si emigra.

Intanto, sempre il 1 luglio, dopo la ratifica da parte di 22 i Paesi, è entrata in vigore la Convenzione internazionale Onu per la protezione dei diritti dei lavoratori migranti. Spiccano le assenze di alcuni importanti paesi occidentali, Italia compresa.

Insomma, a parole siamo davvero i migliori.

Aluisi Tosolini 

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