(29.10.2003)
OLTRE LA STERILE POLEMICA SUL CROCIFISSO
Puntuale come lautunno, le prime nebbie, le castagne e le festività dei Santi e dei Morti (oltre che di Hallowin su cui pare nessuno abbia nulla da dire, quasi fosse una ovvietà importare nelle molte scuole italiane una festività e/o una tradizione che pare nulla abbia a che fare con i nostri deboli autunni piovosi) ebbene, dicevo, puntuale come ogni ricorrenza anche questo anno vede riaccendersi il dibattito sul crocefisso e sulla simbologia religiosa presente nelle aule delle scuole della Repubblica Italiana.
Sinceramente, devo ammetterlo, non se ne può più.
Nello specifico mi sono già espresso una volta, e proprio su questo sito, e quindi non faccio altro che rimandarvi alla lettura del mio intervento di due anni fa.
Sostenevo, in quella presa di posizione, che il problema non sta tanto nel togliere o non togliere quanto piuttosto nellaggiungere. Ovvero nel fatto che un ambiente, una situazione educativa e comunicativa sono tanto più ricchi quanto più sono capaci di far interagire al loro interno una pluralità di riferimenti, di simboli, di segni, di culture e di valori.
La sala meditazione dellONU al Palazzo di Vetro
Oggi, a distanza di alcuni anni, aggiungo solo lorigine di quella riflessione.
Anni fa, nel 1995, avevo curato con Flavio Lotti e Antonio Papisca un Manuale sulle Nazioni Unite per la Scuola Superiore in vista delle celebrazioni dei 50 anni dellONU.
Lavorando a quel volume ed alla traduzione in italiano delle schede predisposte per ledizione inglese restai stupito dallo scoprire che nella sede dellONU a New York esiste una sala meditazione voluta dal segretario dellONU Dag Hammarskjold, tragicamente scomparso nel 1961.
Riporto integralmente il discorso del segretario dellONU Dag Hammarskjold che è reperibile sul sito italiano dell ONU dove è pubblicato il manuale sullONU rivolto alle scuole superiori
Ciascuno di noi si porta dentro un nocciolo di quiete,
circondato di silenzio.
Questo palazzo, dedicato al lavoro e alla discussione al servizio della pace, deve avere
una sala dedicata al silenzio, in senso esteriore, e alla quiete in senso interiore.
L'obiettivo è stato creare in questa saletta un luogo le cui porte possano essere aperte
ai terreni infiniti del pensiero e della preghiera .
Qui si incontreranno persone di fedi diverse, e per questo motivo non si potrà usare
nessuno dei simboli cui siamo abituati nella nostra meditazione.
Esistono però cose semplici, che parlano a tutti noi nella stessa lingua. Abbiamo cercato
questo tipo di cose, e crediamo di averle trovate nel raggio di luce che colpisce la
superficie scintillante della roccia massiccia.
Al centro della sala, dunque, si vede un simbolo di come, a tempo debito. La luce del
cielo dà la vita alla terra su cui tutti ci troviamo: un simbolo, per molti di noi, di
come la luce dello spirito dà vita alla materia.
Ma la roccia al centro della sala ci dice anche altro. Possiamo vederla come un altare,
vuoto non perché non vi sia un Dio, non perchè si tratti di un altare ad un dio
sconosciuto, ma perché è dedicata al Dio che l'uomo adora dandogli molti diversi nomi e
molte diverse forme.
La roccia al centro della sala ci ricorda anche di ciò che è stabile e permanente, in un
mondo di movimento e mutamento. Il blocco di minerale ferroso ha il peso e la solidità di
ciò che dura per sempre. Ricorda quella pietra angolare di resistenza e di fede su cui
deve basarsi ogni impegno umano.
Il materiale di cui è fatta la roccia porta i nostri pensieri a considerare la necessità
di una scelta fra distruzione e costruzione, tra guerra e pace. Con il ferro l'uomo ha
forgiato le sue spade, ma ha anche creato gli aratri. Con il ferro ha costruito i carri
armati, ma anche le case delI'uomo. Il blocco di minerale ferroso è parte della ricchezza
che abbiamo ereditato su questa nostra terra. In che modo dobbiamo farne uso?
Il raggio di luce colpisce la roccia in una sala di una semplicità totale. Non vi sono
altri simboli, nulla che distragga la nostra attenzione o irrompa nella nostra quiete
interiore. Quando lo sguardo si muove da questi simboli verso la parete di fronte,
incontra un disegno semplice, che apre la sala all'armonia, alla libertà, all'equilibrio
dello spazio.
Secondo un antico detto, il senso di un vaso non è il suo guscio, ma il vuoto. In questa
sala è proprio così. La sala è dedicata a coloro che si recano qui per riempire il
vuoto, con ciò che riescono a trovare nel loro centro interiore di quiete.
Dag Hammarskjold
Segretario Generale delle Nazioni Unite, 1953-61
E se in ogni scuola
Ecco. Quando scrivevo della necessità di costruire un ambiente
educativo ricco, e ricco quindi anche di simboli e riferimenti religiosi senza con questo
cadere nel sincretismo, avevo in mente proprio il discorso di Dag Hammarskjold e la sala
di meditazione dellOnu. Un luogo di quiete dedicato a quanto vogliono riempire il
vuoto con ciò che riescono a trovare nel loro centro interiore di quiete.
Un luogo di silenzio. Senza riti. Un luogo per ritrovarsi.
Un luogo che forse sarebbe utile anche in ognuna delle nostre scuole.
E non si tratta di una proposta provocatoria.
Aluisi Tosolini